Comuni rinnovabili 2009
Premiati Dobbiaco e Prato allo Stelvio, Carano e Lecce per le migliori prestazioni e i progetti più innovativi.
03 March, 2009
Sono 5.991 i Comuni delle rinnovabili in Italia, ossia quelli che hanno installato almeno un impianto per l’energia pulita nel proprio territorio, 2.801 in più rispetto allo scorso anno. Una crescita che riguarda tutte le fonti: solare fotovoltaico, solare termico, mini idro-elettrico, geotermia ad alta e bassa entalpia, impianti da biomasse magari collegati a reti di teleriscaldamento sono diffusi ormai nel 79% dei Comuni. E stanno dando forma a un nuovo modello di generazione distribuita che cambia profondamente il modo di guardare all’energia e al rapporto con il territorio. Da Monrupino (Ts) a Minervino Murgie (Ba), da Pinerolo (To) a Florinas (Ss), l’Italia pullula di buone pratiche, esperienze positive e replicabili che mostrano qual è la vera ricetta - subito realizzabile - per un futuro più pulito, sostenibile, capace di far risparmiare soldi alle famiglie e alle amministrazioni che sappiano investire in innovazione, aumentando significativamente i livelli di comfort abitativi e qualità della vita.
A descrivere con puntualità il panorama delle fonti pulite è il Rapporto Comuni Rinnovabili di Legambiente, giunto quest’anno alla quarta edizione, che elabora i dati ottenuti attraverso un questionario rivolto ai Comuni e incrociando le risposte con studi e rapporti di Gse, Enea, Fiper, Anev oltre che di Regioni, Enti Locali e aziende.
Il dossier presentato il 27 febbraio a Roma, nella sede del Gse, evidenzia una significativa crescita della diffusione per tutte le fonti e i parametri presi in considerazione, mostrando come le energie pulite possano rappresentare la migliore soluzione non solo per uscire dalle fonti fossili e salvare il Pianeta dai cambiamenti climatici ma anche per rispondere alla crisi economica e per guardare con un po’ di ottimismo al futuro.
“Il territorio italiano possiede tutte le risorse per diventare il palcoscenico di una rivoluzione energetica e ambientale incentrata sulle fonti rinnovabili – ha dichiarato il responsabile Energia di Legambiente Edoardo Zanchini – valorizzando le risorse naturali (sole, vento, acqua, biomasse, sottosuolo) attraverso le più moderne tecnologie e una declinazione locale capace di creare lavoro e ricerca applicata. Per farlo occorre passare da un modo di ragionare di energia fatto di grandi impianti e centralizzato a uno che guarda alle caratteristiche e alle risorse del territorio, per dare risposta alla domanda di energia di famiglie e imprese. Il Rapporto mostra come tante realtà del Paese sono già proiettate in un futuro energetico desiderabile, moderno e economicamente conveniente. Le esperienze che premiamo, i numeri del Rapporto, mostrano come valorizzando appieno le potenzialità offerte dalle diverse fonti di energia pulita e rinnovabile si possono ottenere risultati concreti in campo energetico, economico e ambientale. Dobbiaco, come Prato allo Stelvio o Lecce per fare qualche esempio, grazie al mix di fonti pulite utilizzate, producono più energia di quanta venga consumata sul territorio, con effettivi risparmi per le famiglie oltre che per l’ambiente e l’indotto occupazionale”.
Queste realtà sono oggi la migliore dimostrazione del fatto che investire nelle rinnovabili è una scelta lungimirante e conveniente che può innescare uno scenario di innovazione e qualità nel territorio, oltre che per far capire che la sfida in cui l’Europa si è impegnata al 2020 è a portata di mano e che per l’Italia puntare su un modello di generazione distribuita incentrato su impianti efficienti da fonti rinnovabili è una prospettiva ben più credibile, moderna e desiderabile di quella che vorrebbero muovere i paladini del nucleare.
“Il rischio però è che senza una radicale accelerazione degli interventi non sarà possibile realizzare gli obiettivi, diventati vincolanti, fissati dall’Unione Europea al 2020 - ha continuato Zanchini . E che non siano colte appieno le potenzialità esistenti, con la conseguenza di continuare a guardare con invidia ai 240mila occupati in Germania nelle fonti rinnovabili, a sognare i 65mila occupati nell’eolico possibili in Italia (secondo le stime dell’Anev al 2020) e magari altrettanti nel solare termico, nel fotovoltaico, nelle biomasse”.
Secondo Legambiente, il primo settore di intervento riguarda l’integrazione delle fonti rinnovabili nell’edilizia, attraverso tre campi prioritari d’intervento: l’introduzione della certificazione energetica per gli edifici; l’obbligo di un contributo minimo delle fonti energetiche rinnovabili in tutti i nuovi interventi edilizi e una nuova politica per muovere finalmente interventi di efficienza energetica negli edifici esistenti.
Il secondo campo di intervento riguarda la semplificazione delle autorizzazioni per gli impianti da fonti rinnovabili che oggi è il principale problema riconosciuto da tutti gli operatori del settore: bisogna rendere libero e gratuito realizzare un impianto domestico attraverso una semplice comunicazione al Comune per il solare termico e fotovoltaico sui tetti, il minieolico, regolati da linee guida stabilite da. Regioni e Comuni; bisogna fare chiarezza nelle procedure di approvazione degli impianti da fonti rinnovabili, approvando quanto prima le Linee Guida per l’approvazione dei progetti di impianti da fonti rinnovabili previste dal DL 387/2003, in modo da evitare di avere in ogni Regione normative diverse; occorre dunque definire i contenuti degli studi ambientali e le attenzioni progettuali specifiche per gli impianti eolici, idroelettrici, a biomasse, geotermici in modo da anticipare eventuali motivi di preoccupazione e discrezionalità nel valutare i progetti, e semplificare la realizzazione dei grandi impianti fotovoltaici a terra nelle aree dismesse (cave, discariche, aree artigianali e industriali) limitando la diffusione di immensi impianti in aree agricole come sta purtroppo avvenendo in molte parti del Mezzogiorno.
Oggi i territori hanno in mano delle opportunità straordinarie per realizzare politiche energetiche sostenibili che progressivamente portino a liberare città e regioni dalla dipendenza delle fonti fossili. Ma per farlo hanno bisogno che Regioni e Governi fissino la cornice entro cui questi interventi possano diventare realtà, in modo da scegliere il più adatto mix di diffusione delle fonti rinnovabili nei diversi ambiti per realizzare gli obiettivi dell’Unione Europea. Magari guardando a un “cantiere” di innovazione come è diventata in questi anni una regione alpina come l’Alto Adige: un territorio apparentemente sfavorito dalle limitate potenzialità rispetto a due risorse importanti come il sole e il vento, ma che grazie a un’attenta politica di innovazione può credibilmente candidarsi a diventare completamente autonoma dai combustibili fossili al 2020 raddoppiando il contributo delle fonti energetiche pulite.
I RISULTATI
Per il Solare Fotovoltaico è il Comune di Monrupino (TS) in testa alla classifica di diffusione con una media di 1.151 kW ogni 1.000 abitanti. La classifica premia la diffusione per numero di abitanti residenti proprio per evidenziare le potenzialità delle rinnovabili nel soddisfare i fabbisogni delle famiglie. E a Monrupino gli impianti installati riescono a soddisfare ben oltre le esigenze dei cittadini (il 169% del fabbisogno).
Nel Solare Termico a “vincere” è il piccolissimo Comune di Don (TN) con una media di oltre 1 mq per abitante. Anche in questa classifica viene premiata la diffusione per abitante e non quella assoluta, proprio perché gli impianti solari termici possono soddisfare larga parte dei fabbisogni di acqua calda sanitaria e di riscaldamento delle famiglie. I Comuni Italiani che hanno già raggiunto l’obiettivo fissato dall’Unione Europea di 264mq/1.000 abitanti sono 36, 11 in più rispetto allo scorso anno.
I Comuni dell’Eolico sono 245 nella fotografia elaborata dal Rapporto. La potenza installata è in crescita, pari a 3.861 MW, con 1.022 MW in più rispetto al 2007. I MW rilevati dal Rapporto riescono a soddisfare il fabbisogno elettrico di oltre 3 milioni e 102 mila famiglie. Tra questi Comuni 167 si possono considerare autonomi dal punto di vista elettrico, poiché producono più energia di quanta ne viene consumata nei territori.
I Comuni del Mini Idroelettrico sono 698. Il Rapporto prende in considerazione gli impianti fino a 3 MW e in questi Comuni la potenza totale installata è 617 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 2.468 GWh pari al fabbisogno di energia elettrica di 987 mila famiglie. Il motivo per cui prendiamo in considerazione solo il “mini” è perché se dal grande idroelettrico proviene storicamente il contributo più importante da parte delle fonti energetiche rinnovabili alla bilancia elettrica italiana (il 12% al 2007) sono evidenti i limiti di sviluppo in termini di nuovi impianti.
I Comuni della Geotermia sono 73, per una potenza installata pari a 723,79 MW. Grazie a questi impianti in Italia vengono prodotti ogni anno circa 5.569 GWh di energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno energetico elettrico di oltre 2 milioni e 200 mila famiglie. Se la produzione elettrica per gli impianti geotermici è storicamente localizzata tra le Province di Siena, Grosseto e Pisa, un segnale positivo è lo sviluppo di impianti a bassa entalpia, ossia quelli che sfruttano lo scambio termico con il terreno e che vengono abbinati a tecnologie sempre più efficienti di riscaldamento e raffrescamento.
I Comuni della Biomassa sono 604, per una potenza installata complessiva di 923 MW, di cui 336 MW derivano da impianti a Biogas. Grazie a questi impianti in Italia si producono 3.928 GWh l’anno pari al fabbisogno elettrico di 1 milione e 571mila famiglie. In forte crescita sono gli impianti collegati a reti di teleriscaldamento (316), che permettono alle famiglie un significativo risparmio in bolletta grazie alla maggiore efficienza degli impianti. Sono 254 i Comuni in cui gli impianti utilizzano biomasse “vere” e locali, che riescono a soddisfare larga parte del fabbisogno di riscaldamento e acqua calda sanitaria locali.
I COMUNI PREMIATI
Le esperienze premiate oggi a Roma sono: Dobbiaco e Prato allo Stelvio per la categoria Comuni 100% rinnovabili, Lecce perchè in grado di soddisfare il 100% del fabbisogno elettrico delle famiglie attraverso le rinnovabili, Carano per il progetto più innovativo.
A Dobbiaco è grazie a 255 kW di impianti fotovoltaici (75 kW in più rispetto allo scorso anno) e a 1.279 kW di mini-idroelettrico che si supera ampiamente il fabbisogno elettrico delle famiglie (+269%). Sono inoltre installati pannelli solari termici (1.270 mq) e grazie alla rete di teleriscaldamento allacciata a due impianti – uno da biomassa da 25 MW e uno da biogas da 132 kW – si arriva a coprire ben oltre il fabbisogno termico dei cittadini residenti. L’impianto di teleriscaldamento a biomassa inaugurato nel 1995 è in grado di soddisfare anche il fabbisogno termico del limitrofo Comune di San Candido. A Dobbiaco la biomassa utilizzata è il cippato di origine locale, proveniente da residui delle potature boschive, cortecce, scarti di legno dalle segherie e dalle industrie.
Nel Comune di Prato allo Stelvio invece il mix energetico è composto da ben 6 tecnologie rinnovabili diverse. Sono installate due centrali di teleriscaldamento da biomassa per una potenza totale di 1,4 MW, 4 impianti idroelettrici per complessivi 2.050 kW, impianti fotovoltaici per una potenza complessiva di 1,1 MW, un impianto eolico da 1,2 MW. Grazie a queste fonti rinnovabili il Comune è in grado di risparmiare più di 5 mila tep di combustibili fossili e 14 mila tonnellate di anidride carbonica. I soli impianti di teleriscaldamento permettono ai cittadini allacciati alla rete di poter risparmiare in bolletta il 30% sui consumi di energia termica.
Il Comune italiano con più di 50 mila abitanti, che evidenzia i migliori risultati è Lecce, che ha installati impianti solari termici (4.500 mq) e fotovoltaici (6 MW), ma anche 36 MW di eolico. Complessivamente questi impianti sono in grado di soddisfare il 100% del fabbisogno elettrico delle famiglie. Gli impianti fotovoltaici sono stati realizzati grazie ad incentivi regionali e al Conto Energia, ma anche alla velocità ed alla snellezza delle procedure autorizzative e burocratiche. I siti su cui si collocano i pannelli fotovoltaici sono i più diversi, tra capannoni industriali, centri commerciali, distributori di carburante, edifici scolastici ed ecclesiastici e ovviamente piccoli impianti su abitazioni private. Il Comune ha imposto alle società interessate alla creazione di parchi fotovoltaici a terra di realizzare aree omogenee (evitando che le aree coltivabili diventino estremamente frazionate) ed ha escluso alcune aree paesaggisticamente tutelate come zone di possibile intervento.
A Carano (TN) invece sono stati installati circa 3.000 pannelli fotovoltaici per una potenza di 500 kW sopra una vecchia cava di porfido, capaci di generare energia elettrica pari al consumo dei tre quarti degli abitanti del piccolo comune trentino. Il progetto realizzato dal Comune ha richiesto oltre un anno di gestazione perché richiedeva la disponibilità di un’area di esclusiva proprietà comunale di oltre 15 mila metri quadri liberi, in un'area di montagna ben esposta al sole, senza ombre e alta vegetazione circostante. La scelta è ricaduta per questo motivo su un’area non più utilizzata e che richiedeva una riconversione ambientale visto il passato sfruttamento per attività estrattiva.
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