Incentivi alle rinnovabili in Spagna: la resa dei conti
Da Agi Energia del 09.02.2012
09 February, 2012
di Keith Hays, Research Director IHS; Josefin Berg, Associate presso IHS
La moratoria sulle rinnovabili in Spagna. Il 27 gennaio 2012, la Spagna ha convertito in legge il Regio Decreto 1/2012 che prevede una moratoria sul programma nazionale sugli incentivi alle energie rinnovabili. Il taglio ai sussidi rientra nel più ampio piano di austerity del governo e va applicato a tutti i progetti non ancora iscritti nei registri di pre-assegnazione, inclusi eolico, solare fotovoltaico, solare termico, biomassa, biogas e mini-idroelettrico. Il Ministero dell’Industria, dell’Energia e del Turismo ha ricordato come alla base della sospensione degli incentivi vi sia la difficile situazione di bilancio in cui versa il paese, con un deficit sulle tariffe elettriche che ha portato lo stato ad accumulare un debito di 24 miliardi di dollari, e una capacità di generazione installata superiore del 50% al picco di domanda.
In dubbio le Feed-in Tariffs in presenza di condizioni economiche sfavorevoli. Attualmente, i progetti volti alla produzione di energia elettrica da rinnovabili già iscritti a registro hanno diritto a beneficiare di una feed-in tariff (FIT) o di altri incentivi compresi tra gli 0,08 e i 0,26 euro/kWh, in funzione della tecnologia e della dimensione del progetto. Negli ultimi tre anni, questi incentivi hanno subito graduali riduzioni o l’imposizione di tetti a seguito degli sforzi del governo in carica di far conciliare le priorità economiche, industriali e ambientali della nazione. Questi ripetuti tagli, soprattutto nel settore del fotovoltaico, hanno già influenzato negativamente la fiducia ad investire nel Paese.
I tagli alle tariffe erano stati previsti. L’industria delle rinnovabili spagnola, che dà lavoro a circa 50.000 persone, aveva previsto l’attuazione di questi tagli sin dalle elezioni di novembre, con sviluppatori e utilities che si erano espressi a favore di una revisione degli incentivi per i progetti meno maturi. Il mercato spagnolo delle energie rinnovabili è il secondo più grande in Europa, dietro alla Germania; nel 2011, con 41 GW di capacità di generazione soddisfa il 33% della produzione nazionale di elettricità. Il Paese necessita ancora di 20 GW di capacità installata (escluso l’idro) per soddisfare gli obiettivi sulle rinnovabili da raggiungere entro il 2020.
Deficit di bilancio e squilibrio dei sussidi energetici alla base del taglio agli incentivi. Il recente declassamento della Spagna, derivante da una revisione al rialzo del deficit nella misura dell’8%, ha accresciuto le pressioni di Bruxelles circa la necessità di tenere sotto controllo il debito. Il gonfiarsi del deficit delle tariffe elettriche e il costo dei programmi di incentivazione alle rinnovabili hanno esasperato la necessità di attuare tagli. IHS EER stima che gli incentivi pagati per il mercato elettrico all’ingrosso spagnolo relativamente ad eolico e fotovoltaico si avvicinano allo 0,3% del PIL nazionale e al 5% delle tariffe elettriche applicate nel retail nel 2011. Il Ministro dell’Energia stima che nel solo 2012 la moratoria determinerà un risparmio di 160 milioni di euro per 500 MW di capacità non iscritta a registro.
I progetti pre-assegnati e registrati non rischiano la paralisi totale. Le industrie spagnole attive nell’eolico onshore e nel fotovoltaico hanno raggiunto una massa critica rispettivamente di 23 GW e 4 GW installati. Queste tecnologie attualmente presentano una pipeline di progetti (progetti per i quali è già stato reperito il finanziamento) già iscritta a registro per oltre 10 GW e volta ad assicurare che l’installazione continui fino alla re-introduzione degli incentivi. Per i progetti nel solare termico, la pipeline di progetti con diritto agli incentivi esistenti riguarda 1,6 GW, nonostante i developer stiano ripensando ai progetti non ancora in costruzione. Per questi, il governo potrebbe prevedere la restituzione della spesa per l’iscrizione a registro. Questo livello di pipeline indica che l’impatto dei tagli non sarà percepito fino al 2014-2016, dato che i progetti in lizza per la pre-assegnazione nel 2012 sono posticipati di 12-18 mesi. Il governo ha anche dichiarato che la moratoria ha carattere temporaneo e che nel 2013 verrà presentata una nuova legislazione in risposta agli obiettivi da raggiungere entro il 2020 che potrebbe stimolare una nuova ondata di rinnovabili entro la fine del decennio.
Il settore fotovoltaico è quello più colpito. Sin dal collasso dell’industria del fotovoltaico che ha interessato la Spagna nel 2009, le compagnie sopravvissute si sono adattate alle nuove condizioni. Le medie imprese hanno trovato una temporanea stabilità nei progetti pre-assegnati. Andando avanti, la moratoria pone dei dubbi sul futuro dell’industria fotovoltaica spagnola, considerato che sono in pochi a credere in un nuovo schema di incentivi. L’attenzione si sta spostando invece sulle installazioni di piccole dimensioni in attesa che la nuova legge, prevista in primavera, permetta lo scambio sul posto (net-metering). Tuttavia, non sembra che questo segmento, sebbene in crescita, possa riuscire a a sostenere l’intera industria domestica del fotovoltaico.
Disporre di pipeline di progetti in diversi paesi rappresenta un fattore chiave per la crescita ma le prospettive europee non sono rosee. La questione dei tagli agli incentivi evidenzia l’importanza della diversificazione geografica per un paese leader nel campo delle rinnovabili come la Spagna. Iberdrola Renovables, EDP Renováveis, e Acciona Energía - tre dei cinque maggiori produttori di energia rinnovabile al mondo – vantano diverse pipeline di progetti nell’eolico offshore del Regno Unito e nell’eolico dell’Europa orientale, entrambe probabilmente soggette a revisioni degli incentivi. Nel Regno Unito, Iberdrola e EDP possiedono pipeline rispettivamente per oltre 5 GW e 2 GW per un investimento complessivo di circa 30 miliardi di euro. La pipeline di Acciona nell’est europeo riguarda una capacità di breve termine di oltre 150 MW. Sulla base dell’incerto quadro macroeconomico europeo, le priorità delle imprese nei prossimi mesi potrebbero significativamente spostarsi verso i mercati emergenti come Brasile, Sud Africa ed Australia.