Porta la Sporta, 3^ edizione: "Basta spot, ora cominciamo a fare sul serio"
La Settimana Nazionale di Porta la Sporta (14-22 aprile 2012)è arrivata alla terza edizione, e questo è il momento delle adesioni. Con Silvia Ricci, promotrice della campagna, parliamo dei colossi della GDO, fra i quali qualcosa comincia a muoversi e del perché si fa tanta fatica a dire chiaro e forte che un mondo usa e getta non ce lo possiamo più permettere
09 February, 2012
Siamo arrivati alla terza edizione della campagna Porta la Sporta. A che punto sono i preparativi?
Con questa edizione l'evento, ma anche la campagna, entra nel vivo di quelle che sono le ulteriori azioni necessarie per prevenire e ridurre altri rifiuti come contenitori, imballaggi e articoli usa e getta. Portare la sporta è solamente il primo passo di un percorso di ripensamento del nostro modello di consumo, e per farlo bisogna riuscire a coinvolgere tutti gli attori coinvolti: i cittadini prima di tutto, perché nel momento in cui diventano consapevoli acquisiscono il potere di condizionare l'offerta dei supermercati e dei negozi. Anche la Grande Distribuzione comincia, seppur lentamente, a rendersene conto: il consumatore eco consapevole è un opinion leader, è critico, e cerca di non subire passivamente ciò che gli viene proposto. Si informa, confronta, ragiona, e se si trova davanti a un prodotto che non soddisfa almeno i criteri ecologici di base non lo sceglie e va altrove. E’ vero che il rischio di limitarsi alla solita pennellata di verde c’è, ma qualcosa si sta muovendo. (Vedi il caso Walmart, negli Stati Uniti) e soprattutto i supermercati cominciano a capire l’importanza della comunicazione costante: non basta impegnarsi con un bel gesto per una settimana se si vuole fidelizzare il cliente. E poi ci sono gli enti locali: comuni, province e regioni possono giocare un ruolo molto importante, a patto che si guardino intorno e si aprano alla collaborazione con enti esterni: devono inserirsi in una rete attiva con associazioni e grande distribuzione, altrimenti tutto si riduce a iniziative spot che poi non trovano finanziamenti per un’azione duratura. Ci vuole dialogo e capacità di interagire e collaborare: a maggior ragione in tempi di tagli.
A differenza di altre campagne locali o nazionali che in genere hanno un unico ente promotore Porta la sporta coinvolge anche altre associazioni nazionali, sia in occasione dell'evento che nelle iniziative durante l'anno. Si crea insomma un meccanismo di sistema. Ci spieghi il perché di questa strategia e le difficoltà che si incontrano?
Fare sistema rappresenta l’unica strategia valida, date l'urgenza e la vastità della sfida: le questioni ambientali non possono essere che prioritarie: viviamo in un ambiente degradato oltre ogni limite di sicurezza. Comincia ad essere chiaro, anche se ancora non trova espressione nelle decisioni dei governi nazionali ed internazionali, che non c'è futuro per l'economia senza ambiente. Ma questo messaggio arriva a malapena e distorto ai cittadini ai quali la pressione sull'ambiente viene presentata come un prezzo inevitabile da pagare per avere lavoro. Finché non verrà presentato loro un piano di economia ecologica alternativo al modello esistente, continueranno ad essere diffidenti. Il meccanismo di sistema è necessario per garantire l'efficacia e l'attuabilità delle proposte di consumo a basso impatto, ma anche la serietà. Che senso ha per un ente locale promuove decaloghi delle buone pratiche se poi queste modalità di acquisto non sono presenti a livello capillare e a portata di ogni cittadino, o se non vengono promosse ed evidenziate con una comunicazione adeguata? In occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, che è l'iniziativa più affine al progetto di Porta la Sporta, abbiamo inviato una lettera aperta alla GDO in cui abbiamo elencato 7 azioni facilmente realizzabili per mettere in condizione i loro clienti di fare scelte a minore impatto ambientale senza impazzire. (Leggi su Porta la Sporta la sezione Cosa può fare la GDO). C’è poi un’altra ragione: le sinergie e il lavoro di squadra consentono di risparmiare tempo, denaro, forza lavoro e di produrre - con la partecipazione di più elementi - contributi di maggiore qualità. Il messaggio risulta più efficace e potente quando viene percepito come un'unica voce che arriva ai cittadini in momenti diversi del loro quotidiano e da più emittenti. La coerenza e la continuità dei messaggi a beneficio dell'ambiente sono elementi che mancano da sempre nel nostro Paese, e con il declino dell'educazione civica i risultati sono sotto gli occhi di tutti: discariche a cielo aperto ovunque.
Per ora Porta la Sporta ha coinvolto associazioni, commercianti, GDO, ed enti locali. Ma ci sono altri soggetti importanti da attirare che vorresti coinvolgere e che ancora non rispondono?
Sì: le fiere. Sono luoghi di passaggio che attirano moltissimi visitatori, che arrivano per curiosare e ricevere stimoli e suggerimenti, e sono quindi ben disposti a ricevere messaggi comunicativi. Oltretutto vengono sommersi da gadget, pieghevoli, sacchi e sacchettini: perché non cogliere l’occasione per sensibilizzarli con una sporta consegnata all’inizio in cui riporre tutto ciò che acquisteranno o che riceveranno in omaggio, escludendo quindi il proliferare di imballaggi inutili? C’è una fiera in particolare che per la sua natura e la città che la ospita si presterebbe a lanciare questo messaggio ecologista: la Fiera del Libro di Torino: non è questo il primo comune d’Italia ad aver bandito i sacchetti di plastica, prima ancora del decreto ministeriale? Purtroppo per ora non se ne è fatto nulla, ed è un peccato: una bella occasione che andrebbe colta.
Hai parlato tu del bando, a questo punto ti chiedo un commento sul decreto ministeriale appena finito in Gazzetta: in particolare sullo spessore - 100 e 200 micron a seconda dell’uso finale - imposto ai sacchetti di plastica affinché si trasformino in borse riutilizzabili. Ti sembra una soluzione efficace ai fini della riduzione dell'usa e getta?
No e tanto più se poi non si agisce disincentivando economicamente tutte le tipologie di sacchetto monouso e non si promuove - in quel meccanismo di sistema a cui stiamo lavorando- l'utilizzo della sporta anche nel settore non alimentare. Anche in occasione dell'evento stiamo proponendo alle catene del retail librario, della cosmetica e di altri settori di aziende con la collaborazione di Federdistribuzione, di incentivare i clienti che non prendono il monouso. Mi risulta che ci sia una catena della cosmetica: Yves Rocher che da tempo non distribuisce sacchetti monouso ma metta a disposizione una borsa riutilizzabile a un piccolo prezzo. Tornando al sacchetto di plastica, nutro forti dubbi che lo spessore di 100 o 200 micron basti a rimuovere l'associazione mentale ormai consolidata del “shopper a canottiera = usa e getta”. Quando andrà bene si aggiungerà ad altri sacchetti che si tengono nei cassetti o verrà usato per le scarpe da ginnastica in palestra o alla fine per la spazzatura. Il Ministero dell’Ambiente ha lavorato per promuovere il compostabile, ma molto meno per ridurre l’uso degli usa e getta. Molto probabilmente si ha paura di spaventare i cittadini con l’equazione “Meno sacchetti – di qualunque tipo – meno posti di lavoro”. Una borsa riutilizzabile potenzialmente toglie la necessità di centinaia e centinaia di sacchetti… e c'è poco coraggio nel promuovere davvero il cambiamento.
Lo “spauracchio del sacco nero” è reale? C’è chi parla di aumenti nelle vendite di sacchi per la spazzatura addirittura decuplicate, ma facciamo fatica a trovare conferme. Tanto rumore per nulla, o davvero la plastica scacciata dalla porta come shopper ci rientra dalla finestra a forma di sacco per il secco?
Intanto c’è da dire che il saccone nero dovrebbe venire usato solo a livello condominiale, o nelle mense, non quotidianamente nelle case dei privati, a meno che le famiglie non si diano al turismo dei rifiuti, come avviene quando parte la raccolta porta a porta in un quartiere o comune. Le famiglie in genere usano i sacchetti a rotolo di cui non servirà mai una quantità pari al numero di shopper che si accumulavamo in casa ogni giorno. Ma poi, una volta ancora, conta il sistema: il bando dei sacchetti ha senso in una logica di riduzione complessiva dei rifiuti da imballaggio, accanto alla raccolta differenziata spinta e, quando possibile, alla scelta di prodotti sfusi: se cominciamo davvero a preoccuparci di queste cose, il sacco nero non sarà più un problema. Questo è il messaggio che la nuova sezione dedicata alle azioni e campagne di prevenzione che possono essere realizzate in un comune vuole promuovere su tutto il territorio.
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