La nuova legge sui sacchetti vista da AssoEcoPlast
Continua l'analisi del nuovo testo approvato dal senato, che a partire da luglio 2012 regolerà la commercializzazione dei sacchetti di plastica, compostabili e non. Questa volta tocca a Claudio Maestrini, presidente di AssoEcoPlast
24 February, 2012
L’approvazione da parte del Senato della Repubblica del disegno di legge di conversione del Decreto Legge 25 gennaio 2012, cd. “Decreto Ambiente”, oltre a favorire pochissimi operatori e a discapito di centinaia di aziende del mercato della plastica per imballaggi, che non avrebbero più la possibilità di competere a pari condizioni, mette a rischio 8/10.000 posti di lavoro su tutto il territorio nazionale e un'intera filiera industriale.
A ciò si aggiunge una perdita di fatturato di quasi un miliardo di euro, che in gran parte finirebbe all’estero, con serie conseguenze negative anche sulle entrate fiscali. La formulazione usata nel Decreto all’articolo 2 così come modificata dalla Commissione Ambiente – che impone la compostabilità per tutti i sacchi da asporto e poche e immotivate eccezioni - non presenta alcuna razionalità da punto di vista tecnologico ed economico, risultando anzi anti-ambientalista.
In questo modo infatti, si prende una via opposta a quella scelta dai paesi più virtuosi in termini di normative ambientali, togliendo completamente la possibilità di commercializzare sacchi in plastica resa biodegradabile con additivi verdi e comunque riciclabile al 100%, pienamente compatibili con l'ambiente. Claudio Maestrini, presidente di AssoEcoPlast, associazione che riunisce oltre un centinaio di PMI del settore: “Chiediamo alla Camera dei Deputati, che dovrà discutere il testo a partire dalla prossima settimana, di modificare l’articolo 2 del Decreto in maniera da consentire alle imprese del settore di poter competere alla pari e salvaguardare così fatturati, occupazione e ambiente. Al Governo invece ci appelliamo per avviare un confronto approfondito ma con tempi certi, in quanto una questione così complessa e dalle conseguenze così pesanti dal punta di vista industriale e ambientale, non può essere liquidata attraverso un Decreto Legge”.
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