Ma la municipalità boccia il piano "Un mese è troppo, non reggeremo"
I residenti: code e resse ai varchi, il caos ci bloccherà. "Ci faremo sentire, queste cose potevano deciderle insieme a noi, ce lo avevano promesso". "A Palazzo San Giacomo non hanno voluto ascoltare la nostra voce" - da La Repubblica del 10.03.2012
10 March, 2012
di CARLO FRANCO
«Un mese è troppo, non reggeremo. Per colpa del traffico, ma non solo». In questa marcata sfiducia di Fabio Chiosi, presidente della municipalità di Chiaia - Posillipo - San Ferdinando, c´è la sintesi di un breve viaggio all´interno degli umori della città che aspetta le regate internazionali di vela. E il presidente sembra essere in buona compagnia. Mariano Rubinacci, uno degli stilisti più affermati, è ugualmente perplesso: «Tutti gli avvenimenti che muovono l´acqua dello stagno vanno accolti con favore, ma per quello che capisco è giusto nutrire qualche perplessità. Tutto mi sembra molto raffazzonato e in queste condizioni è difficile pensare positivo». Il target della vela internazionale, però, è molto vicino al suo pubblico, ha preparato qualche gadget? «Avessi ricevuto tempestive informazioni lo avrei fatto, ma non sono abituato a improvvisare». Torniamo nel palazzo della municipalità e Chiosi è ancora più accigliato: «Prevediamo code e resse ai varchi. A Palazzo San Giacomo non hanno voluto ascoltare il nostro appello: fate la doppia corsia come la domenica, non una Ztl di queste dimensioni. Ci hanno detto che non è possibile perché danneggerebbe gli autobus che, invece, devono circolare velocemente e noi stiamo qui ad aspettare, ma l´angoscia cresce».
Le idee sono, come dire, confuse e i sentimenti in conflitto sono almeno due: su un piatto della bilancia c´è la voglia di eventi che la Coppa America - chiamiamola così anche se le world series napoletane saranno preparatorie alla Louis Vuitton - sicuramente soddisfa dopo anni di penosa astinenza, ma sull´altro piatto c´è la perplessità per il carico di disagi che i cittadini e le categorie economiche saranno chiamati ad affrontare. «Ne vale la pena?», si chiede l´avvocato Pasquale Litterio e la risposta che si dà è negativa: «Ho paura, dice che allo studio non ci arriverò mai, il caos ci bloccherà». E lo stesso timore lo vive Massimo Ciero, maestro di tennis della Canottieri Napoli: «Insegniamo il tennis ai bambini che vengono accompagnati da un genitore. Ce la faranno»? Risposte, naturalmente, nessuno è in grado di darne. Dopo quella che tireremo fuori dall´uovo pasquale, insomma, quest´anno avremo anche quella della Coppa America.
Dopo la conferenza stampa a Palazzo San Giacomo, tra l´altro, sono sorte altre perplessità e quella relativa alla ristorazione, che nelle aspettative è il punto più caldo del business, è la più forte. In prima linea troviamo il capogruppo del partito di Fini in Consiglio comunale, Andrea Santoro, che rivela: «È assurdo un mega ristorante di 1000 metri quadrati coperti all´interno del Villaggio in villa e altri punti di ristoro sparsi nei gazebi. È assurdo che si autorizzi una cosa del genere perché l´evento si svolge nella zona della città nella quale c´è la più alta concentrazione di attività di ristorazione». Massimo Di Porzio, presidente di Assoristoratori-Fipe e gestore di "Umberto", commenta esibendo un sorriso amaro: «Per carità, plaudiamo all´evento che finalmente rilancerà nel mondo una immagine bella e vincente di Napoli, ma siamo preoccupati per il blocco del traffico e per il caos che ne verrà nonostante le navette promesse dal Comune, ma ora siamo preoccupati anche per queste storie della ristorazione».
Si riferisce al fatto che gli americani faranno tutto da soli, anche il ristorante? «Beh, pensavo proprio a questo, se loro venderanno seicento pasti nel villaggio che realizzeranno all´interno della Villa comunale, a noi resteranno le briciole della torta. Noi stavamo studiando iniziative nel circuito delle pizze pensando ad offrire anche un poco di spettacolo, ma queste notizie ci spiazzano. Non sappiamo cosa dobbiamo fare, insomma». E allora? «Ci faremo sentire, queste cose potevano deciderle insieme a noi, come ci era stato promesso».
Cambiamo interlocutore, ma si batte sempre sullo stesso chiodo. Daniela, impiegata in un negozio di articoli da regalo in via Cavallerizza, si concede una battuta: «Siamo alle solite, a Napoli partiamo sparatissimi, poi i progetti si afflosciano strada facendo».