Decreto Rinnovabili, la resa di Clini "Abbiamo ancora molto da lavorare"
Il ministro dell'Ambiente annuncia un ulteriore ritardo nell'emanazione delle norme attese da oltre sei mesi. Proteste e preoccupazioni di imprese, Comuni e sindacati: "A rischio investimenti e posti di lavoro" - da Repubblica.it del 22.03.2012
23 March, 2012
di Valerio Gualerzi
Tra le motivazioni più forti portate in queste settimane a sostegno della modifica dell'articolo 18 c'è stata soprattutto quella che si tratta di una novità in grado di incoraggiare in maniera decisiva gli investimenti stranieri in Italia. Proprio mentre mette mano alla norma di tutela sui licenziamenti, il governo rinvia però a un futuro remoto una serie di provvedimenti la cui lunga latitanza sta bloccando uno dei pochi settori a prova di recessione come la green economy.
Al centro della questione sono i decreti sugli incentivi alle energie rinnovabili il cui varo, ha ammesso oggi il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, è in alto mare. "Per il momento la discussione con i colleghi dello Sviluppo Economico è ancora lontana dall'arrivare ad un punto di arrivo che ci aiuti ad avere un quadro di riferimento dei costi, che non sia solo misurato in termini di impatto in bolletta", ha spiegato Clini. "La mia previsione - ha aggiunto - è che abbiamo ancora molto da lavorare, nonostante siamo già molto in ritardo".
I provvedimenti riconducibili ad efficienza energetica e fonti rinnovabili in attesa di essere promulgati, come testimonia impietoso il "ritardometro" 1del Kyoto Club, sono più di dieci e quasi tutti hanno accumulato un ritardo di sei mesi o più rispetto alle scadenze previste per legge. Un'inerzia in buona parte ereditata dal governo Berlusconi, ma che l'esecutivo tecnico che ama presentarsi come il primo sostenitore del rilancio della crescita non sta affatto contrastando. Tanto più che, come ha ricordato oggi lo stesso Clini, "quello che ci interessa è l'effetto di volano sull'economia che queste nuove filiere possono avere".
Non meraviglia quindi se la resa di Clini davanti alla apparente ineluttabilità del ritardo è stata salutata da un coro di proteste. "La mancata emanazione dei decreti attuativi di incentivazione alle fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico sta creando una situazione di incertezza che penalizza fortemente un settore importante e innovativo della nostra economia", lamenta il delegato Anci alle politiche energetiche e ai rifiuti, Filippo Bernocchi. "L'innovazione nel settore delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica - prosegue Bernocchi - rappresenta un fattore determinante per trainare la competitività del nostro paese ed è anche uno strumento per migliorare la qualità dei nostri territori". "La mancanza di certezze per il futuro delle rinnovabili - conclude - potrebbe quindi trasformarsi in una contrazione inaccettabile per uno dei settori più innovativi del nostro paese".
Preoccupazione per le ricadute economiche che la melina del governo rischia di innescare è espressa anche dai sindacati. Secondo la Uil "in mancanza di certezze per il futuro, verranno portati a conclusione solo i progetti già avviati, ma non se ne intraprenderanno di nuovi" e pertanto "il rischio concreto è che si produca un crollo verticale degli investimenti e, non solo non si avrebbe il previsto aumento occupazionale, ma si metterebbero in discussione anche i posti di lavoro esistenti".
Chiedono di fare presto anche l'Associazione nazionale energia del vento (Anev), l'Associazione produttori energia da fonti rinnovabili (Aper) e la Federazione produttori idroelettrici (Federpern), che dopo averlo fatto più volte nei mesi scorsi 2 sono tornate a chiedere con una lettera ai ministri Passera, Clini, Fornero e Catania, di non far "ricadere i ritardi del decreto sulle imprese" e di emanare "una proroga urgente che limiti i danni di questo ritardo". In particolare l'Anev "prende atto del probabile ulteriore ritardo e auspica che tale slittamento venga utilizzato per migliorare il provvedimento, ma con forza chiede una analoga proroga di 12 mesi nell'applicazione dei nuovi sistemi incentivanti, per garantire stabilità, certezza e salvaguardia degli investimenti già in corso di realizzazione da parte degli operatori del settore". Le pastoie burocratiche imposte all'eolico, spiegava nei mesi scorsi un importante imprenditore del settore 3, stanno facendo svanire i possibili ingenti investimenti in questo settore molto più dello spauracchio dell'articolo 18.
Commenta con durezza l'annuncio del ministro dell'Ambiente anche il senatore del Pd Francesco Ferrante. "Uno dei settori trainanti e più innovativi del nostro Paese - spiega - attende i decreti attuativi sugli incentivi dal 29 settembre, quindi da 6 mesi. E' assurdo sentire dal governo che si è ancora lontani dalla definizione di testi che dovevano essere già pronti, quando il comparto delle rinnovabili è bloccato, gli investimenti sono fermi e l'occupazione è in pericolo. Questo ritardo, si sappia - conclude Ferrante - sta ammazzando un settore importante e innovativo della nostra economia, che aveva risentito poco della crisi e stava assumendo giovani".