Madonna di Campagna, addio al mago delle bici. Chiude l’ultima ciclofficina
Quasi la metà della città è totalmente priva di ciclofficine. Una tendenza inversa se si guarda verso il Centro. In Circoscrizione 7 sono ben undici; la Quattro e la Otto ne hanno 4 ciascuna. Quella di via Venaria è l’ultima officina rimasta in Madonna di Campagna, Lucento e Vallette. Trent’anni fa erano quasi una decina - da La Stampa del 09.05.2012
09 May, 2012
Paolo Coccorese
C’è il ragazzino con la bici nuova fiammante appena acquistata al centro commerciale. Per evitare di rompersi l’osso del collo è venuto a stringere le viti, montare il pedale e gonfiare le gomme. Poi c’è l’anziano con la Graziella che dopo tanti anni non frenava più. È arrivato spingendola a piedi e se ne va pedalando veloce nel traffico.
Con l’arrivo della bella stagione, in via Venaria è iniziata la lunga processione delle due ruote claudicanti. Un cerchione piegato, una gomma forata o il pedale che non gira più. Vengono tutti all’officina ciclistica di Carmelo Maisano. È l’ultima rimasta nel quartiere. Ancora per poco, perché ora anche Carmelo ha deciso di andare in pensione.
In controtendenza «Ho 61 anni e da 28 ho questa officina - racconta -. Una volta nel quartiere c’erano molti riparatori di biciclette. Oggi sono rimasto solo io. Per questo cerco persone di buone volontà, vorrei che qualcuno portasse avanti il lavoro». Nelle vetrine del negozietto di via Venaria 102, sotto un’insegna quasi illeggibile, la luce entra a stento tra le decine di biciclette da riparare. «Sono rimasto stupito quando ho letto nelle settimane scorse che un gruppo di giovani ha aperto una nuova ciclofficina a San Salvario», ammette il signor Maisano. In via Ormea un gruppo di ragazzi ha deciso di rispolverare un mestiere in via d’estinzione. Stessa cosa in Vanchiglia con altre due nuove botteghe, mentre nelle strade della periferia nord i riparatori si contano su una mano.
In via d’estinzione Quella di via Venaria è l’ultima officina ciclistica rimasta in Madonna di Campagna, Lucento e Vallette. Trent’anni fa erano quasi una decina, oggi solo più una. L’ultimo ciclista di Borgo Vittoria, invece, resiste in via Fontanella. Discorso simile per Barriera di Milano, chiusa l’officina di via Gottardo, è rimasta quella di corso Palermo. Idem a Regio Parco, Rebaudengo e la Falchera. Quasi la metà della città è priva di ciclofficine. Una tendenza inversa se si guarda verso il centro. In Circoscrizione 7, sfogliando solo le Pagine Gialle, sono ben undici. Alla Quattro e alla Otto, quattro a testa. E pensare che la storia della Circoscrizione 5 vanta una tradizione nobile: il Circolo Paracchi di via Nole negli Anni Trenta ha organizzato per quasi dieci anni la corsa Torino-Milano: una classica seconda solo al Giro d’Italia.
Meglio l’ufficio «Bisogna dire, però, che questo è un lavoro difficile. I giovani preferiscono un posto in ufficio», dice dalla sua officina Carmelo Maisano. Quella del ciclista riparatore è un’attività stagionale, fatta di fatica e di spese spesso superiori all’entrate. A meno che non ci siano tanti clienti e si lavori in quartieri più «bike-friendly». «Non è un caso che la parte Nord della città è quella con meno piste ciclabili e dove i ciclisti corrono più pericoli», dice Renato Stroppiana dell’associazione Biciedintorni.
Officine popolari Se i vecchi riparatori di biciclette sono sempre meno, negli ultimi anni ha preso piede l’esperienza delle ciclofficine popolari. Luoghi dove si possono affittare gli attrezzi e seguire dei corsi per prendersi cura in autonomia della propria bici. Oggi ne esistono tre. Alla Casa del Quartiere in San Salvario, alla Residenza occupata di via Verdi e quella gestita da Muovi equilibri al Cecchi Point di via Cecchi.