Fotovoltaico, Italia leader mondiale: un primato effimero?
Nel 2011, l'Italia è stata il primo Paese al mondo per nuova potenza fotovoltaica installata. Un record che ha portato il solare a crescere dallo 0,5 al 3,12% del consumo nazionale di energia elettrica e le rinnovabili a salire dal 21 al 26-30% della produzione totale di elettricità. Un primato che potrebbe presto svanire a causa dei previsti tagli alle tariffe incentivanti
10 May, 2012
Quando si parla di ambiente, l'Italia ci ha abituato a primati negativi, soprattutto nel confronto con gli altri Paesi industrializzati. Fa specie, allora, che per una volta, la cronaca non riporti l'ennesima multa per smog o una nuova procedura di infrazione avviata nei nostri confronti per inadempienze in materia di rifiuti o edilizia, ma collochi il Belpaese al primo posto mondiale per i nuovi impianti fotovoltaici allacciati nell'anno 2011. Un primato ampiamente annunciato, in realtà, dall'andamento delle installazioni, e ora certificato dai dati del Gse che ricalcano le stime diffuse dall'Epia, l'Associazione europea dell'industria fotovoltaica. In percentuale, alla fine del 2011 il fotovoltaico era in grado di soddisfare il 3,12% del fabbisogno nazionale di energia (10.730 Gwh a fronte dei 344.152 di domanda lorda, dati Gse), un vero e proprio balzo in avanti rispetto allo 0,5 del 2010. Per quanto riguarda invece la produzione di elettricità, grazie soprattutto al boom del fotovoltaico le rinnovabili potrebbero arrivare a rappresentare, alla fine del 2011, il 26-30% del totale nazionale, a fronte del 21% nel 2010 (i dati ufficiali sull'anno scorso saranno diffusi nei prossimi mesi, ndr). Anche in relazione alle altre fonti rinnovabili elettriche, il peso del fotovoltaico è salito dall'11 al 30%, superando per la prima volta l'eolico. Un risultato, avvertono le associazioni di settore, che rischia però di essere messo subito in discussione dal Quinto conto energia predisposto dal governo e ora al vaglio della Conferenza Stato-Regioni. Ma quali sono i benefici economici garantiti all'Italia dal boom del fotovoltaico? E quanto ci è costata questa esplosione, in termini di incentivi statali?
Costi e benefici
Nel 2011, secondo i dati del Gse, la spesa totale per gli incentivi alle fonti rinnovabili si è aggirata intorno agli 8 miliardi di euro, dei quali circa la metà dovrebbe essere andata agli impianti fotovoltaici (ma per le stime corrette bisognerà attendere il prossimo bollettino annuale del Gse, ndr). Un costo nettamente inferiore ai benefici, stando alle associazioni del settore. Secondo Valerio Natalizia, Presidente di Gifi-Anie, nel solo 2011 il settore fotovoltaico ha generato «40 miliardi di euro di investimenti, per lo più privati, mentre il gettito Iva ha raggiunto i 4 miliardi. Negli ultimi 5 anni il fotovoltaico ha creato 100 mila posti di lavoro dei quali 20 mila addetti diretti e con età media inferiore ai 35 anni». Più in generale, spiega la stessa Anie-Gifi a una voce con Aper, Assosolare e Asso Energie Future, solo lo scorso anno il settore ha generato circa 39 miliardi di euro di Pil. Attualmente, la spesa annua per gli incentivi al fotovoltaico ammonta a 7 miliardi di euro l'anno, ma il nuovo Conto energia potrebbe abbassare questa soglia a 6,5 miliardi. Una prospettiva che non piace agli addetti ai lavori, convinti che mantenendo il limite ai livelli attuali si potrebbe arrivare a soddisfare con i pannelli solari almeno il 10% della domanda nazionale di energia elettrica.
Tagli in vista
Adesso, però, il Quinto conto energia potrebbe causare un dimezzamento del giro d'affari nazionale del fotovoltaico, almeno secondo l'analisi realizzata da AT Kearney e pubblicata nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore. Il nuovo taglio degli incentivi, secondo gli analisti, potrebbe far calare il fatturato 2012 del settore fino ad 11 miliardi di euro, a fronte dei 21 del 2010. La riduzione delle tariffe, in ogni caso, sembra inevitabile, dal momento che da più parti, a cominciare dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, si levano da tempo allarmi sulla crescita della spesa pubblica per gli incentivi.
Gli eccessi del passato
In passato, in realtà, qualche stortura nel sistema di incentivazione c'è stata, come il famigerato decreto salva Alcoa, quello che estendeva le generose tariffe del Secondo conto energia anche agli impianti installati entro il semestre successivo alla scadenza del termine fissato, purché la comunicazione di inizio lavori arrivasse entro la fine del 2010. In quel caso, il provvedimento scatenò una vera propria corsa alle installazioni, con la conseguente impennata della spesa pubblica per i sussidi. Secondo alcuni osservatori, insomma, una situazione di “mercato drogato” c'è stata davvero, tanto da condurre l'Italia a una situazione molto simile a quella della Spagna, dove incentivi molto generosi hanno determinato un vero e proprio boom delle installazioni, che ha costretto il governo a sospendere i sussidi, determinando l'immediato stallo del mercato (il giro d'affari del fotovoltaico spagnolo è passato dai 18 miliardi di euro del 2008 ad appena 650 milioni nell'anno successivo, con la perdita di un terzo dei posti di lavoro del settore, ndr).
Il modello tedesco
Le stesse associazioni del settore, in effetti, si sono più volte dichiarate disponibili a una revisione del meccanismo incentivante, che prevedesse obiettivi a medio e lungo termine e una progressiva riduzione delle tariffe, programmata con anni di anticipo e legata anche all'aumento della potenza installata e al costo degli impianti. Un sistema, in altri termini, simile al modello tedesco, invocato da una parte degli operatori come una garanzia di stabilità e chiarezza normativa. Aper, ad esempio, si è detta da sempre concorde con l'applicazione del modello tedesco, che piace anche ad Alexander Sorokin, esperto internazionale di rinnovabili. «Le tariffe incentivanti tedesche – spiega – si abbassano gradualmente in proporzione alla crescita del mercato e al calo dei prezzi degli impianti». La legge che regola il sistema tedesco, inoltre, viene revisionata ad intervalli regolari di quattro anni, garantendo in questo modo una certa stabilità al meccanismo e rassicurando gli operatori sulle possibilità di rientro degli investimenti. L'ultimo Conto energia prevedeva il ricorso al “decalage” predeterminato delle tariffe a partire dal 2013, ma il decreto messo a punto dal governo potrebbe rivoluzionare ancora una volta le regole del gioco. La permanenza dell'Italia sul tetto del mondo nel settore del fotovoltaico potrebbe essere più breve di una giornata di sole.