Milano, Darsena Pioniera: proviamo a spostare l’oasi?
Continua il nostro giro di opinioni sul futuro della Darsena di Milano. Dopo LIPU e WWF, questa volta parliamo con l’architetto Alessandra Mauri, una delle fondatrici di Darsena Pioniera, l’associazione che da anni si batte per la riqualificazione dell’area. “Distruggere l’oasi è cecità. Ma purtroppo sui parchi urbani siamo anni luce da Parigi”
15 May, 2012
“Il progetto dello studio Bodin a noi piace – ci racconta Alessandra Mauri, avvocato e fondatrice di Darsena Pioniera – Sostanzialmente, l’idea è la stessa che abbiamo sempre promosso noi: la Darsena deve tornare ad essere navigabile. Noi avremmo mantenuto una parte della Spina Verde, quella bellissima striscia di isola che si è formata al centro del canale e che negli anni è diventata la casa di uccelli e insetti meravigliosi. Purtroppo il piano del Comune non è questo. Ci sarà comunque un orto botanico acquatico, una sorta di giardino umido, e questa è una buona notizia”.
Di fauna selvatica però, neanche l’ombra. Quel ciuffo allegro e spettinato in cui oggi vivono anche gli aironi per il Comune di Milano fa disordine. E in parte è anche vero, perché la Darsena è stata di nuovo abbandonata, il livello dell’acqua non viene controllato e la maleducazione di pochi basta a rovinare il bellissimo lavoro fatto dalla Natura. “Una soluzione potrebbe esserci. Spostare l’oasi in un parco vicino, trasportando gli alberi abbastanza forti e solidi da reggere il trasferimento, circa 100 secondo i nostri calcoli. Le ipotesi sono due: il parco di via Lombardini o il nuovo parco del Sieroterapico. Abbiamo richiesto un parere tecnico ad un agronomo per valutare la fattibilità del progetto e ora siamo in attesa di risposta”.
Nella nostra intervista alla LIPU si era parlato di questa opzione, ma con un po’ di scetticismo da parte loro. I costi troppo alti e le scarse possibilità che gli uccelli si adattino alla nuova casa. “E’ chiaro che il gioco deve valere la candela, e queste sono obiezioni sensate – risponde l’architetto Mauri – e infatti la soluzione migliore sarebbe senz’altro quella di lasciare in piedi una parte della spina, senza intralciare la navigazione ma mantenendo la sua vocazione naturalistica. Ma ci è stato fatto capire molto chiaramente che la volontà di mantenere l’isola non c’è. Abbiamo richiesto più volte un incontro con l’Assessore Maran ma non ci è mai stato concesso. Questa non è una priorità per il Comune; capisco che l’Assessorato all’Ambiente abbia già tante altre questioni urgenti di cui occuparsi, soprattutto legate alla mobilità, però, anche se mi dispiace dirlo, avevamo trovato più sostegno dalla giunta precedente. In più c’è il problema della Sopraintendenza: non si può certo dire che siano dei grandi sostenitori del verde...”.
Ma perché tutta questa resistenza? Un’oasi in mezzo al cemento potrebbe essere un elemento attrattivo potente per una metropoli. “Perché se parliamo di Parchi urbani l’Italia è indietro anni luce rispetto all’Europa. Siamo cresciuti ad aiuole ricoperte di violette e cavoli finti! Non mi stupisce che tante persone facciano fatica a riconoscere la bellezza della Darsena. A Parigi nell’area degli ex stabilimenti della Renault stanno impiantando gli alberi che crescevano lì a fine ottocento! Ma in Italia non c’è nessuno che stia facendo un discorso culturale serio sul verde urbano. Si parla tanto dell’Expo, della cultura del verde, ma allora perché non cominciare dalla Darsena?”.