E ora fuori dall´era Ligresti il primo bastione di un´altra città
- da La Repubblica dell'17.05.2012
18 May, 2012
di IVAN BERNI
Ora che Macao è stato sfrattato dalla torre, che succederà di quei trenta e più piani abbandonati al degrado? E cosa accadrà delle altre decine di palazzi per uffici vuoti da tempo immemore, che punteggiano il panorama degli svincoli autostradali, da Certosa a Rozzano?
Parlando ai giovani di Macao, il sindaco Pisapia ha, per la prima volta, affrontato l´argomento. Impegnandosi ad aprire un confronto con le proprietà degli immobili vuoti per un loro riuso sociale, e culturale, temporaneo. È una presa di posizione importante.
Ed è, anche, un grande risultato politico ottenuto dalla "folle" occupazione della torre Galfa. Finalmente Palazzo Marino prende in mano un tema chiave per il futuro della città. Un tema che chiama in causa un´idea della pianificazione urbanistica totalmente asservita alla finanziarizzazione dell´attività immobiliare. Quel paradossale e spaventoso principio per cui gli immobili valgono per quanto si rivalutano sulla carta, non in base alla domanda.
Un´impostazione di cui è stato profeta e maestro l´ingegner Salvatore Ligresti, non a caso proprietario della torre di Macao e della maggioranza di questi "buildings" tutti cemento e specchi costruiti per non essere utilizzati.
Questo scandalo delle torri vuote in una città dove mancano case, laboratori e spazi per attività artigianali e produttive affittabili a prezzi "umani" forse è arrivato al capolinea. Forse, perché alle dichiarazioni di intenti devono seguire fatti in tempi brevi: il circolo vizioso si può rompere solo in presenza di una volontà politica forte.
Solo se Palazzo Marino darà seguito coerente all´impegno preso dal sindaco si potrà arrivare a una svolta che porti Milano fuori dalla lunga era ligrestiana. Questo richiede, ad esempio, che alcune intuizioni della campagna elettorale che ha portato alla vittoria di Pisapia prendano forma. Ricordate l´idea di una grande fase di riqualificazione e riconversione del patrimonio edilizio esistente, lanciata da Boeri al tempo delle primarie e poi ripresa nel programma del sindaco?
Quella promessa rimasta nel cassetto per quasi un anno, ora va articolata e mantenuta, intervenendo sulla gestione del patrimonio immobiliare da parte dei privati. Perché sarà pure legale tener vuoti i palazzi, ma quella legalità formale non può tenere in ostaggio una città, sottrarle spazi per attività produttive, per la socialità, per la cultura.
Palazzo Marino ora ha il pallino in mano. Attraverso l´Officina creativa che nascerà all´Ansaldo, il Comune censirà gli spazi e raccoglierà proposte e iniziative per ridargli vita, senso e funzione. Spazi pubblici e spazi privati inutilizzati. Agli immobiliaristi il Comune chiederà di mettere a disposizione, temporanea, un patrimonio finora sequestrato, di fatto, alla comunità.
Non un esproprio ma la richiesta di una presa di responsabilità. Si può fare. Dopo Macao, la nozione di bene comune comprende anche l´idea che una vecchia torre diventi il primo bastione di una nuova città.