L'Aquila, quello che non si è fatto
E' sciocco parlare, adesso, della possibilità o meno di riuscire a prevedere un terremoto come quello che ha colpito l'Abruzzo la scorsa notte. Utile è piuttosto ribadire quello che già si sa ma viene, sistematicamente, ignorato... - da Aprileonline.it
07 April, 2009
Francesco Ferrante*
E' sciocco parlare, adesso, della possibilità o meno di riuscire a prevedere un terremoto come quello che ha colpito l'Abruzzo la scorsa notte. Utile è piuttosto ribadire quello che già si sa ma viene, sistematicamente, ignorato. Cioé che gran parte dell'Italia è a rischio sismico, e nelle zone esposte servono interventi diretti di messa in sicurezza degli edifici pubblici e incentivi per quelli privati. L'occasione di cominciare a fare qualcosa si presentò dodici anni fa, ma non venne colta
La tragedia di stanotte è talmente grave che prima di tutto va rivolto un pensiero alle vittime e alle migliaia di persone che avranno di fronte parecchi giorni e notti di disagio fortissimo. Questo, tuttavia, non ci esime dal sottolineare la rabbia che suscitano le prime immagini che si sono viste nelle numerose dirette televisive. Sembra proprio, infatti, che molti degli edifici che sono crollati erano di costruzione relativamente recente.
Con tutta la cautela del caso necessaria nel fare commenti "a caldo", pare proprio che si sia stata nella costruzione di queste strutture, quantomeno la trascuratezza di non aver seguito le norme antisismiche che avrebbero potuto ridurre i danni. Si cominciano adesso a fare delle polemiche, tutte incentrate sulle possibilità di previsione, o meno, del terremoto. E' una sciocchezza, si tratta piuttosto di ribadire quello che si sa da sempre, ma che viene - nei fatti - ignorato. Cioè che esistono delle zone del mondo a rischio sismico, e il territorio italiano rientra in larga parte in questa categoria. In questi luoghi occorrerebbe - idealmente - costruire e ricostruire con le nuove misure antisismiche, in modo da ridurre il rischio di danni da eventuali e futuri eventi del genere.
Rimanendo realisti, è chiaro che sarebbe economicamente insostenibile condurre un'operazione del genere, di demolizione e ricostruzione, su tutti gli edifici che si trovano, in Italia, in zone a rischio sismico. Però, in queste aree del Paese, qualcosa si può verosimilmente fare. Si dovrebbe intervenire direttamente sugli edifici pubblici (la tragedia della scuola di San Giuliano è un esempio drammatico dell'importanza che avrebbe una messa in sicurezza del genere) e su quelli privati prevedere, invece di inseguire piani casa più o meno reali, robusti incentivi fiscali per incoraggiare le ristrutturazioni utilizzando le tecnologie antisismiche. Perché, ad esempio, non allargare a questo ambito le detrazioni fiscali (del 55 per cento) che il governo Prodi ha introdotto ponendo come condizione l'utilizzo, per le ristrutturazioni, della bioedilizia?
Un occasione in questo senso è stata persa, nel 1997, ai tempi del primo governo Prodi. Allora si introdusse la detrazione, molto positiva per combattere l'edilizia "in nero", del 36 per cento per le ristrutturazioni. Alcuni, tra i quali Legambiente, proposero invano di graduare quell'intervento "aumentando" il 36 a chi avesse aggiunto alla semplice ristrutturazione in primo luogo la riqualificazione energetica, in secondo l'adozione delle tecniche edilizie antisismiche, per arrivare fino al 55 per cento.
Due anni fa si è recuperato sul fronte della riqualficazione energetica, ma sull'antisismica non abbiamo niente, eccetto un sistema di permessi di costruzione che tiene conto delle zone sismiche. Ma purtroppo, come è noto, una cosa è stabilire queste norme, un'altra fare in modo che il sistema di controlli risulti efficace. Del resto questo è un Paese in cui la norma antisismica viene percepita, e c'è chi come Berlusconi accredita questa visione, come un appesantimento e una perdita di tempo rispetto ai permessi di costruire o allargare. Ma il fatto è che non parliamo di due mesi in più per costruire, ma del tentativo concreto di diminuire l'impatto di tragedie come quella di ieri.
*Esecutivo nazionale Associazione Ecologisti Democratici (Ecodem)