Acqua, i numeri Istat dal Rapporto annuale 2012
Irregolarità nell'erogazione, soprattutto al Sud, diffidenza a bere dal rubinetto, diminuzione dei consumi pro-capite. E si vendono meno bottiglie. Questi i comportamenti delle famiglie italiane nei confronti dell'oro blu
28 May, 2012
Di recente l'Istat ha fornito alcuni dati interessanti riguardanti l'approvvigionamento e i consumi dell'acqua a uso potabile delle famiglie italiane. Dall'indagine dell'Istituto nazionale di statistica emerge che nel 2011 il 9,3% dei nuclei familiari italiani lamenta delle irregolarità nell'erogazione dell'acqua: un problema più evidente nel Sud d'Italia (17,4%), in particolare in Calabria (31,7%) e Sicilia (27,3%). Esiste ancora - secondo i dati diffusi da Istat - una diffidenza elevata a bere acqua di rubinetto: il 30% delle famiglie dichiara di non fidarsi a berla (un fenomeno molto più marcato in Sicilia, 60,1%, e Calabria, 47,7%). Per contro, il 61,8% dei nuclei ha acquistato acqua in bottiglia, anche se tale valore risulta in calo rispetto agli anni precedenti. La spesa media mensile delle famiglie per l'acquisto di acqua minerale si attesta, nel 2010, a 19,50 euro senza che si evidenzino significative differenze territoriali: una spesa di poco inferiore a quella sostenuta per il servizio di acqua potabile nelle abitazioni. Il prelievo nazionale di acqua a uso potabile(i dati sono riferiti al 2008) ammonta a 9,11 miliardi di metri cubi di acqua, di cui l'85,6% proveniente da acque sotterranee, il 14,3% da acque superficiali e il restante 0,1% da acque marine o salmastre. Nel 2008 il volume pro capite di acqua, corrispondente a 72,9 metri cubi all'anno per abitante (pari a 199,7 litri per abitante al giorno), è diminuito del 9,2% rispetto al 1999. La contrazione è imputabile sia alla variazione nel sistema di contabilizzazione, oggi più legato ai consumi reali direttamente misurati dai contatori, sia a una leggera riduzione dei consumi e, come conseguenza, degli sprechi idrici degli utenti finali. Nel 2008 le regioni italiane hanno avuto a disposizione 9,04 miliardi di metri cubi di acqua a uso potabile da destinare alle reti comunali di distribuzione. Tali volumi sono il risultato della fruibilità idrica propria del territorio, degli scambi interregionali e degli usi non civili. Il contributo extra regionale alla disponibilità interna della risorsa idrica per uso civile è generalmente diffuso, anche se non determinante, con le eccezioni di Puglia e Campania, che risultano particolarmente dipendenti dalle regioni limitrofe.