Rete ONU: "Come si può legiferare sul riutilizzo ignorando gli operatori del settore?"
Gli operatori nazionali dell'usato lamentano l'esclusione dal provvedimento contenente le nuove norme sulla raccolta differenziata approvato recentemente dal Senato
01 June, 2012
Il 9 Maggio il Senato ha trasmesso alla Camera il disegno di legge 3162, recante “Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di sfalci e potature, di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati nonché di misure per incrementare la raccolta differenziata”. Del disegno di legge fa parte l' articolo 8, che dispone modifiche all’art. 205 del D.Lgs n. 152/06, in materia di misure per incrementare la raccolta differenziata. Nel dettaglio, si ipotizza l’inserimento nell’articolo 205, dopo il comma 3, di un nuovo comma 3-bis, che così dispone: “Le associazioni di volontariato senza fine di lucro possono effettuare raccolte di prodotti o materiali che non sono rifiuti, nonché di indumenti ceduti da privati, per destinarli al riutilizzo, previa convenzione a titolo non oneroso con i comuni, fatto salvo l’obbligo del conferimento dei materiali residui ad operatori autorizzati, ai fini del successivo recupero o smaltimento dei medesimi. Tali materiali residui rientrano nelle percentuali della raccolta differenziata di cui al comma 1”.
Il portavoce della Rete Nazionale degli Operatori dell’Usato (Rete ONU), Antonio Conti, ha dichiarato che: “gli operatori dell’usato italiani sono allibiti. Pur riconoscendo e sostenendo l’importante ruolo che hanno le azioni di solidarietà di organizzazioni di volontariato come Caritas, non riusciamo a capire come mai dal disegno di legge vengano completamente esclusi gli operatori dei mercati, delle fiere, delle strade, delle botteghe rigattiere, dei negozi in conto terzi e le cooperative, che rappresentano oltre il 95% del settore del riutilizzo italiano e che hanno serie difficoltà a svolgere con efficacia il loro lavoro a causa del vuoto normativo esistente”.
La Rete Nazionale degli Operatori dell’Usato chiede che l’articolo 8 venga emendato dalla Camera dei Deputati in questa forma: “Le associazioni di volontariato senza fine di lucro, le cooperative e gli operatori del riutilizzo accreditati possono effettuare raccolte, ecc..”.
“Bisogna sempre tenere presente”, prosegue Conti, “che sia in Italia che negli altri paesi del mondo il riutilizzo solidale, e in particolare degli indumenti, riesce a sostenersi solo quando esistono accordi con i settori produttivi del riutilizzo, i quali si fanno carico, in un quadro di sostenibilità economica, di raccogliere e selezionare i beni che poi vengono in parte destinati alla solidarietà. Prendere in considerazione oltre che la solidarietà anche il reddito indispensabile alla sopravvivenza delle famiglie degli operatori, è assolutamente imprescindibile in un momento di emergenza occupazionale come quello che sta vivendo il nostro paese.
Il portavoce ONU conclude avvisando che “Restringere alle associazioni di volontariato e alla loro discrezionalità la possibilità di raccogliere e riutilizzare serenamente significa continuare a tirare una corda che, se si spezza, libererà un’ondata di decine di milioni di metri cubi di merci. Sono merci che, anziché rappresentare reddito per decine di migliaia di famiglie come succede ora nonostante tutto, andranno semplicemente a riempire le nostre discariche con un grande costo economico e ambientale a carico di tutta la comunità. Per questa ragione è importante che la Camera approvi un DDL adeguato e che, parallelamente, il Ministero dell’Ambiente produca finalmente i decreti sul riutilizzo annunciati dalla legge 205/10 e che tutto il settore aspetta ansiosamente da ormai un anno nonostante la 205 prevedesse che venissero promulgati a Giugno 2011”.