Emissioni: nel 2011 aziende italiane virtuose “grazie” alla crisi
Nel 2011 le aziende italiane hanno emesso una quantità di gas serra inferiore rispetto a quella assegnata loro da Bruxelles. Ma il merito è soltanto della crisi economica, che ha rallentato i ritmi della produzione
08 June, 2012
Nel 2011 le aziende italiane hanno prodotto meno emissioni di carbonio di quanto concesso dall'Ue. Tutto merito (o tutta colpa?) della crisi economica, che tra tanti danni ha avuto almeno il vantaggio di determinare un calo dei gas serra. A tirare le somme è uno studio realizzato da EcoWay, società di consulenza attiva nell’ambito del Carbon trading e del cambiamento climatico. Secondo la ricerca, lo scorso anno le aziende italiane hanno emesso una quantità di gas serra inferiore del 3% rispetto agli standard fissati dall'Unione europea nell'ambito del sistema di scambio di quote di emissione (Emission Trading Scheme, Ets), che assegna a ogni Stato membro una quota di gas serra per determinati settori produttivi.
«Il rispetto dei limiti imposti da Bruxelles farebbe pensare ad un’Italia virtuosa – commenta Guido Busato, presidente di EcoWay – Purtroppo però questo risultato positivo non dipende tanto da processi industriali più efficienti, quanto da una diminuzione della produzione a livello generale causata dalla crisi che ha prodotto un calo delle emissioni effettive».
Più nel dettaglio, le imprese made in Italy hanno prodotto, nel 2011, 188.583 tonnellate di anidride carbonica, a fronte delle 194.913 assegnate dall'Ue al nostro Paese. Le attività energetiche e la raffinazione sono stati i principali emettitori, mentre sono risultate particolarmente virtuose, pur se loro malgrado, regioni come Piemonte, Veneto e Lombardia.
La situazione, comunque, potrebbe presto ribaltarsi, sia a causa della possibile – e per molti versi auspicabile – ripresa economica, sia perché il sistema Ets è in procinto di cambiare, soprattutto grazie all'ingresso nel sistema di scambio del settore dell'aviazione. L’Unione Europea, in pratica, potrebbe ridurre ulteriormente il tetto di emissioni per l'Italia, come del resto è già accaduto negli ultimi 4 anni. «Se, come tutti si augurano, in contemporanea i livelli di produzione industriale tornassero a crescere, è ipotizzabile uno sforamento complessivo per l’Italia fino al 15% che genererebbe nuovi aumenti per le aziende – aggiunge Busato - In alcuni settori, come l’energia e i trasporti aerei, è presumibile che questi rincari si trasformino velocemente in nuovi costi anche per i consumatori».