Emissioni, Fondazione per lo sviluppo sostenibile: Italia in linea con Kyoto (-6,5%), ma non per il Cipe
La Fondazione per lo sviluppo sostenibile ha presentato il nuovo dossier Kyoto 2012 da cui risulta che l’Italia ha sostanzialmente centrato l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2. Ma una delibera in discussione al Cipe che rivede i criteri di calcolo dice il contrario, col rischio di produrre oneri aggiuntivi per il Paese
18 June, 2012
Secondo le stime pubblicate dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile nel Dossier Kyoto 2012 (vedi allegato), l’Italia ha centrato l’obiettivo del Protocollo di Kyoto, che prevede, nell'arco del quinquennio 2008-2012, un taglio delle emissioni dei 6,5% rispetto ai livelli del 1990. Eppure, sottolinea la stessa Fondazione presieduta da Edo Ronchi, una nuova delibera, attualmente in discussione al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) prevede l'adozione di nuovi criteri contabili, diversi da quelli previsti dal Protocollo e da quelli fino ad ora adottati dall’Ispra nella comunicazione ufficiale dei dati relativi alle emissioni di gas serra. Il nuovo sistema di calcoli, inevitabilmente, porterebbe a dei risultati superiori a quelli reali, registrando un taglio delle emissioni di appena l'1,5% rispetto al 1990.
A lanciare l'allarme è lo stesso Edo Ronchi, sottolineando come dal Dossier Kyoto emerga che le emissioni di gas serra nel 2011 in Italia sono state di circa 490 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, che però scendono a 478 se si tiene conto degli assorbimenti forestali (-10,2 Mt) e dei proetti di cooperazione internazionale (-2 Mt), come previsto dal Protocollo. In base a questi calcoli, dunque, le emissioni nazionali sono calate del 7,4% rispetto al 1990, a fronte del target pari al -6,5%.
«Anche se è presto per fare un consuntivo per il quinquennio 2008-2012, è molto probabile che nel complesso l’Italia arriverà molto vicina anche al target e che l’eventuale sforamento sarà tutto a carico del solo 2008, l’anno più lontano del periodo considerato - osserva Ronchi- Si tratta di un trend incoraggiante per lo sviluppo di una green economy italiana e per guardare avanti, verso i nuovi e più impegnativi target di riduzione delle emissioni al 2020 e al 2030».
Per questo l'ex ministro dell'Ambiente si augura che i conti della delibera Cipe siano rivisti, in quanto, a suo parere, l’approccio non è fondato per due ragioni: la prima è che gli assorbimenti forestali non sono registrati. La seconda ragione riguarda il settore sottoposto al meccanismo di Emission trading (Ets), che negli ultimi anni presenta livelli di emissioni reali ben al di sotto delle quote assegnate. «Non mi pare proprio né il caso, né il momento – conclude Ronchi - di produrre, con modalità contabili inedite e quantomeno discutibili, un aumento possibile degli oneri a carico del sistema Paese».