Contro le collette per l'Emergenza Terremoto
Non solo la ricostruzione ma anche l’emergenza devono essere gestite secondo criteri, solidali e razionali. Che senso hanno tutte queste collette e sottoscrizioni che ci bombardano e circondano? A chi vanno i soldi che si raccolgono,con che criteri? - Paolo Hutter, da Il manifesto del 10.04.2009
10 April, 2009
Non solo la ricostruzione ma anche l’emergenza devono essere gestite secondo criteri, solidali e razionali. Che senso hanno tutte queste collette e sottoscrizioni che ci bombardano e circondano? A chi vanno i soldi che si raccolgono,con che criteri? Ma soprattutto : a chi evitano di tirar fuori i soldi, a chi consentono di risparmiare e su cosa? Personalmente preferisco prepararmi a sottoscrivere per le campagne elettorali di chi si è battuto e si batte per evitare tutta questa follia edilizia, o a sottoscrivere per progetti specifici, innovativi e non altrimenti finanziabili. E’ ora di mettere in discussione quello che sta succedendo, magari in buonafede da parte di tutti ( o quasi): il grande moto di senso civico sta andando in una direzione confusa e controproducente. Certo farebbe comodo al governo non modificare i propri programmi economici perchè mezzo miliardo di euro gli arriva dalla commozione popolare, e non li deve stanziare. Ma il problema che il terremoto pone è invece che bisogna cambiare la gestione degli edifici, del territorio e un bel pezzo della politica – o non politica - economica. Lo Stato - cioè tutti noi come contribuenti – ha il dovere di assistere gli sfollati e deve avere il coraggio di tassarci se c’è bisogno, e di fermare le spese inutili o non prioritarie. Come il Ponte sullo stretto, le nuove autostrade, la Tav . Le banche devono dare la priorità al risanamento edilizio antisismico – e già che ci siamo energetico – e non finanziare gli ampliamenti edilizi e tantomeno i grattacieli. E’ dell’economia micro e macro che stiamo parlando. Non rinnego il valore delle nostre missioni giovanili, le straordinarie esperienze che abbiamo fatto chi nel Belice chi in Friuli chi in Irpinia dopo i terremoti, e che hanno contribuito a far nascere quella Protezione Civile tutto sommato decente che abbiamo. Ma ora di volontari in Abruzzo ce ne sono troppi, lo hanno detto tutti, e non solo il governo che magari non li vorrebbe tra i piedi. Allora mandiamo latte e coperte? Proprio ieri Berlusconi ha detto che non occorrono più materiale e vettovaglie, piuttosto versate soldi. Ecco il punto. E partiti, associazioni, giornali, banche, sindacati, compagnie telefoniche fanno a gara. Quasi si sentono sminuiti se non aprono un conto. Ma oggi dal moto sia spontaneo che spintaneo che sta attraversando l’Italia dovremmo far sorgere una piattaforma concreta di impegni e di lotta, non una concorrenza di conti correnti.( Nè tantomeno la furberia del referendum per il bipartistismo, ma questo è un altro discorso). Dopo il disastro annunciato dell'Abruzzo, prima dei prossimi disastri annunciati diciamo basta all'esagerazione edilizia, alle costruzioni sregolate, al mito dell'aumento delle cubature. Le risorse pubbliche e private devono essere prioritariamente dedicate a mettere in sicurezza edifici pubblici e privati, a fargli risparmiare energia e ove possibile produrne coi pannelli. Questa è la prima opera pubblica necessaria del paese, impegniamoci su questo.Non facciamoci prendere per il naso, o travolgere da un’emotività superficiale. Anche per quanto riguarda la Casa dello Studente dell’Aquila, che rettori e persino collettivi studenteschi han proposto di ricostruire con sottoscrizioni popolari, il Ministero della Pubblica Istruzione ha stanziato i fondi. Come al solito i problemi più gravi sono per chi e per cosa non è nel cono di luce dell'attenzione del momento. Se abbiamo la spinta e la possibilità di sottoscrivere facciamolo per le cause impegnative e difficili della sostenibilità e della politica di sinistra, non per consentire al governo di continuare nella sua furbastra irresponsabilità..