Rinnovabili, quasi centrato il target nazionale al 2020? Silvestrini: «Assolutamente no»
Secondo il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti, alla fine dell'anno l'Italia raggiungerà l'obiettivo in materia di sviluppo delle rinnovabili previsto per il 2020. Eco dalle Città ne ha parlato con il direttore scientifico del Kyoto Club Gianni Silvestrini, che esclude categoricamente l'ipotesi: «Siamo indietro sia con le rinnovabili termiche che con i biocarburanti»
26 June, 2012
Secondo il ministero dello Sviluppo Economico, l'Italia raggiungerà con 8 anni di anticipo l'obiettivo nazionale in materia di sviluppo delle rinnovabili previsto per il 2020. Lo ha dichiarato, in occasione di un convegno, il sottosegretario allo sviluppo Claudio De Vincenti. «A fine del 2012 avremo raggiunto l'obiettivo del 2020 per le rinnovabili con 8 anni di anticipo».
Il nostro Paese si è impegnato in sede comunitaria a fare in modo che, entro il 2020, le fonti pulite coprano il 17% del consumo energetico lordo nazionale. Secondo i dati pubblicati da Eurostat, l'ufficio statistico dell'Ue, in occasione della Settimana per l'energia sostenibile, alla fine del 2010 l'Italia era al 10,1% (contro una media europea del 12,4%), ma il sottosegretario è convinto che lo scarto avvenuto negli ultimi due anni sia stato decisivo. De Vincenti ha le idee chiare anche sulla cause di un tale exploit. «Abbiamo raggiunto il target così rapidamente grazie a incentivi estremamente generosi – ha dichiarato - Con il Quarto conto energia l'Italia si situa a circa il doppio rispetto alla media europea e tra il doppio e tre volte nel confronto con i paesi concorrenti».
Ma è possibile che in così poco tempo sia stato fatto un balzo in avanti tanto consistente? Eco dalle Città ne ha chiesto conferma a Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club e studioso di energia e fonti rinnovabili, secondo il quale il target al 2020 «non è assolutamente in procinto di essere raggiunto». Secondo l'esperto, «forse il sottosegretario confonde la quota relativa alle sole rinnovabili elettriche con l'obiettivo complessivo, che comprende anche le fonti termiche e i biocarburanti». Sul fronte delle rinnovabili elettriche, in effetti, Silvestrini conferma una brusca accelerazione negli ultimi anni, anche a causa di «incentivi al fotovoltaico troppo elevati», ma per quanto riguarda gli altri settori l'Italia è ancora decisamente in ritardo.
«Siamo indietro – aggiunge il direttore scientifico del Kyoto Club - sia per quanto riguarda i biocarburanti, che dovrebbero raggiungere almeno il 10% dei consumi totali entro il 2020, che sul fronte delle rinnovabili termiche: geotermia, biomasse, pompe di calore e solare termico, che negli ultimi anni ha subito un rallentamento». Arrivare a garantire il 17% del consumo nazionale lordo (cioè elettrico termico e carburanti, ndr) entro il 2020 non è ancora un risultato così scontato, dunque, ma per Silvestrini basterebbero scelte politiche adeguate. «Con una politica intelligente sulle rinnovabili termiche si potrà, come auspico, raggiungere un obiettivo ancora più ambizioso di quello già fissato, senza, per questo, penalizzare eccessivamente le fonti elettriche».
Il riferimento è al Quinto conto energia e al decreto sulle rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico, entrambi in fase di approvazione, che secondo Silvestrini rischiano di tarpare le ali all'intero settore. «Per onestà bisogna riconoscere che gli incentivi riconosciuti in passato erano troppo alti – ammette l'ingegnere – ma le politiche attuali rischiano di mandare in ginocchio centinaia di aziende. Per quanto riguarda il fotovoltaico, in particolare, siamo a un paio di anni dalla grid parity, bisognerebbe accompagnare in maniera intelligente il settore verso questo traguardo, rinunciando all'istituzione del registro obbligatorio, che comporterebbe un blocco totale dei finanziamenti da parte delle banche a causa della mancanza di certezze sul ritorno degli investimenti». “Sacrificare” il fotovoltaico, tra l'altro, non gioverebbe alle rinnovabili termiche, anche perché queste ultime dovrebbero essere incentivate «con la bolletta del gas», e non con quella dell'energia elettrica.
«Il vero problema è la mancanza dei decreti che dovrebbero disciplinare gli incentivi al settore – conclude Silvestrini – Una difficoltà che riguarda anche l'efficienza energetica, dal momento che ancora non si conoscono gli obiettivi nazionali in materia di Certificati bianchi per i prossimi anni».