I dolori del giovane ciclista (derubato)
Un redattore sfoga la sua frustrazione per essersi fatto fregare la bici sotto il naso mentre scriveva
12 July, 2012
Son sincero, non sono così triste per il fatto che oggi mi abbiano rubato la bici. Perlomeno non tanto come credevo che sarei stato quando pensavo al momento in cui sarebbe successo, perché ero certo che prima o poi la bici me l’avrebbero fregata. E questa certezza mi faceva pedalare per Torino in modo un po’ “fatalista”. La legavo a qualsiasi palo, ringhiera, transenna mi capitasse a tiro la mia vecchia Atala, sia che mi trovassi in un quartiere “a rischio”, o in una delle vie più eleganti del centro. L’ho persino lasciata legata per giorni agli stalli di Porta Susa e l’ho sempre ritrovata immacolata, con tanto di luci portatili ancora attaccate. E sinceramente ero molto tranquillo ogni volta che andavo a recuperarla dove l’avevo parcheggiata: “tanto prima o poi capita” mi dicevo. Forse è per questo che non sono poi così triste.
La usavo ininterrottamente da dicembre la mia bici, da quando mi ero trasferito qui; la usavo praticamente tutti i giorni e più volte al giorno, per andare a lavorare, per le commissioni, per girare a vuoto in centro, in periferia, sui fiumi e in collina e ovviamente per andare a bere la sera. Se la affronti così, da ciclista radicale e indefesso, Torino prima o poi ti presenta il conto. E non mi riferisco alla ciclabilità precaria, al rischio di cadere nelle fatali traversine del tram, o agli automobilisti avvelenati che cercano di asfaltarti ogni due per tre, ma ai furti, i maledetti furti con cui chiunque giri in bici da queste parti ha avuto direttamente o indirettamente a che fare. Me l’avevano detto in tanti appena arrivato e subito non avevo dato alla cosa un gran peso: “In quale città non rubano biciclette? Basta starci attenti” pensavo. Pian piano iniziai a ricredermi, quando nel giro di pochi mesi hanno fregato la bici al mio amico Marco a Vanchiglia, poi a Claudia a san Salvario, a Paolo in Piazza Carlo Alberto e a Francesco in Piazza Vittorio, lui che sulla bici ci vive.
Erano state tutte legate per bene le biciclette dei miei amici. Io ho sbagliato a non legare la mia certo, ma ho l’attenuante di averla parcheggiata all’interno di un cortile, nella rastrelliera davanti alla finestra a pianterreno dell’ufficio in cui lavoro. Questo significa che il ladro, oltre ad essere entrato indisturbato dal cancello, me l’ha rubata mentre scrivevo al pc a meno di due metri di distanza! A me che ho abitato per mesi a Porta Palazzo, dove devi stare attento che mentre ti fermi a legarti una scarpa non ti freghino l’altra, hanno rubato la bici sotto il naso! Com’è che si dice qui? “Che picio”… giusto? Spero che oltre agli aneddoti sui furti di bici di Torino siano veri anche quelli sui miracolosi ritrovamenti del Balon, dove i furbetti vanno spesso a rivendere il loro bottino. Pare che più di una persona abbia ritrovato lì la sua due ruote in vendita. Se dovessi trovare la mia bici sono certo che lì vicino ci sarebbe anche quella della ragazza che lavora al primo piano sopra il mio ufficio; mentre scrivo queste righe infatti ho saputo che stamattina hanno rubato la bici anche a lei, dallo stesso cortile. Ora vado a chiederle se almeno lei l’avesse legata.
1 commenti
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17.07.2012 20:07
..bè io a torino ci vivo da quarant'anni ed ho un credito coi ladroni di circa cinquemila euro. negli ultimi sette-otto anni mi hanno asciugato 11 biciclette. legate, slegate, sollevate, pali estratti, appoggiate mentre bevevo un caffè ad un metro. di ogni. l'ultima un mese fa con me praticamente sopra.. ovviamente tutte bici da 6-700 euro. io non ho l'auto, ma diversi figli da scorrazzare.. altro che piciu..