Sacchetti banditi a Novara, parla AssoEcoPlast
"AssoEcoPlast non resta a guardare. Mentre a Novara si condannano i sacchetti di plastica, continuano le attività affinché siano considerate green anche le plastiche oxo-biodegradabili": il commento di Claudio Maestrini, presidente dell'associazione
20 July, 2012
Il commento di Claudio Maestrini, Presidente AssoEcoPalst
L’ordinanza di Novara contro i sacchetti di plastica sembra l’ennesima puntata di una serie orchestrata e diretta da un sistema di lobby molto forti che stanno spingendo iniziative che, come questa, non solo vanno a discapito del mercato e dell’ambiente, ma non vogliono fermarsi neppure di fronte all’evidenza. Per varie ragioni appaiono poco chiare scelte inconsuete come quella del Comune di Novara che ha deciso, anticipando la completa ed effettiva entrata in vigore della Legge 28 del 2012, di non aspettare il decreto interministeriale, che dovrà essere adottato entro il 31 dicembre 2012.
In primo luogo, la messa al bando “anticipata”, e senza successo, dei sacchetti di plastica biodegradabili era già stata tentata a Venezia, poi a Torino, infine a Bari, con il Tar della Puglia che però, il 5 giugno 2012 aveva inevitabilmente dichiarato illegittima l’ordinanza del capoluogo pugliese.
In secondo luogo sembra che alcuni gruppi d’interesse diano ormai per scontato che la “questione biodegradabile” sia ormai chiusa, ma non è affatto così. Fino a che non sarà emanato l’atteso decreto (ma non solo) che dovrà essere adottato dai Ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico dopo aver sentito le commissioni parlamentari, il biodegradabile non compostabile non potrà essere né condannato, né dichiarato illegale, inquinante, nocivo. Deve ancora avere luogo un vero e proprio confronto che tutto il comparto della plastica attende fiducioso per dimostrare, a differenza di quanto sostengono alcune parti interessate, che il biodegradabile NON è solo ciò che è anche compostabile.
Il legislatore, prorogando le sanzioni al 1° gennaio 2014, ha evidentemente voluto valutare meglio una situazione non certo semplice, con l’obiettivo di non far precipitare le cose e di non danneggiare ulteriormente, e senza le dovute verifiche, le oltre 100 aziende su tutto il territorio nazionale che operano nel settore dei sacchi biodegradabili per asporto delle merci e i più di 1.500 dipendenti in esse occupati.
In fin dei conti ancora non c’è il decreto interministeriale che fissi gli ulteriori criteri per la biodegradabilità. In più va tenuto presente che la legge stessa è al vaglio della Commissione Europea, che sta ancora valutando il tema. Ciò è confermato dalla risposta del Commissario all’Ambiente, Janez Potocnik, il quale rispondendo ad una interrogazione sulla possibilità di “di promuovere ulteriormente la produzione e l'utilizzo di imballaggi biodegradabili e compostabili conformi alla norma EN 13432 del CEN”, ha risposto “La biodegradabilità dei prodotti da imballaggio è una questione complessa in quanto esiste una grande varietà di materiali che hanno proprietà diverse e sono, talvolta, soggetti a diversi metodi di smaltimento. La Commissione ha avviato uno studio sulla questione che non si è ancora concluso”.
In riferimento al presunto danno ambientale di cui hanno parlato su questa testata i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, va fatto notare come le cifre indicate non siano corrette. Come riportato dal documento stilato dalla UK Environment Agency sul ciclo di vita dei sacchetti, quelli prodotti con la cosiddetta bioplastica hanno un impatto maggiore sul riscaldamento globale rispetto ai sacchetti oxo-biodegradbili: 4,18g di CO2 per ogni kg di buste in bioplastica contro 1,75g di CO2 per ogni kg di buste biodegradabili con additivi. (NdR: studio in allegato)
Inoltre, vorremmo sapere come faranno gli impianti di compostaggio italiani a sopportare una crescita esponenziale dei sacchi biocompostabili. A ciò si aggiunga infine, che già in Germania sono state sollevate questioni riguardanti la reale sostenibilità di tali plastiche: come rileva Maria Elander, capo del settore gestione del riciclaggio della Deutsche Umwelthilfe “non esistono shopper monouso ecologiche, indipendentemente dalle materie prime utilizzate. Ecco perché i sacchetti e gli shopper riutilizzabili rappresentano una delle alternative ecologiche”.
Per la tutela dell’ambiente, dei cittadini, dei lavoratori e degli imprenditori che operano nel settore della produzione della plastica, AssoEcoPlast non vuole rinunciare a segnalare anomalie, né alle azioni che sta portando avanti, con l’auspicio che nei prossimi mesi si continui a lavorare, in un’ottica di collaborazione e dialogo, affinché il legislatore consideri “green” anche altre tipologie di plastiche, ovvero quelle biodegradabili con additivi oxo.
Claudio Maestrini – Presidente AssoEcoPalst
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