I ciclisti a Palazzo Civico: “Basta morti sulla strada”
“Il giovane investito e ucciso è un inequivocabile segnale d’allarme”. Veglia davanti al Comune, «Un miliardo di candele per Gianmatteo»: la manifestazione di ieri è nata con un tam-tam via web alla notizia della morte del giovane - da La Stampa del 21.07.2012
23 July, 2012
Paola Italiano
Lo scatto del ciclista deve arrivare al momento giusto: quello in cui
alzarsi in piedi sui pedali e dare tutto quello che si ha per scalare
la vetta e raggiungere il traguardo. Le centinaia di fiammelle accese
ieri sera davanti a Palazzo Civico per ricordare Gianmatteo, investito
e ucciso mentre andava al lavoro in bicicletta, sono la fuga in avanti
di chi da anni chiede una città più rispettosa dei ciclisti, uno
scatto rabbioso e disperato per scalare non una, ma due montagne:
quella di un’amministrazione volenterosa sì, ma elefantiaca nel
muovere la macchina che dovrebbe adeguare le strade alla nuova
mobilità ciclabile ormai diffusissima; e quella della sensibilità di
chi le strade le percorre in automobile, storicamente distratto quando
non spavaldamente incivile e refrattario a rispettare le regole.
Le richieste Ieri pomeriggio i rappresentanti delle associazioni di
ciclisti sono stati convocati dall’assessore ai trasporti Claudio
Lubatti. Hanno ribadito le loro richieste, a partire dalle modifiche
sui dieci incroci percepiti come i più pericolosi, votati online in
una «statistica informale», primo fra tutti l’attraversamento pedonale
di piazza Statuto. Poi c’è un altro elenco, di 14 interventi a basso
costo per migliorare la vita a due ruote, come nuove piste ciclabili
di facile realizzazione (via Genova), sperimentazione di trasporto
bici sui mezzi pubblici e sulla Metro, ma anche azioni che incidano
sulla consapevolezza degli automobilisti, come pannelli informativi
«intelligenti» con messaggi variabili e il ripristino di almeno una
pattuglia di vigili urbani in bici. E poi, ci sarebbe l’istituzione
dell’Area C, come a Milano: ingresso a pagamento per chi viaggia in
auto nella zona centrale. «Siamo stanchi di sentirci dire che non ci
sono soldi - spiega Federico Vozza del circolo Molecola di Legambiente
- in questo momento in cui c’è una maggiore sensibilità ecologica, e
l’uso della bicicletta è più sostenibile anche economicamente per le
famiglie in crisi ci vuole il coraggio di prendere provvedimenti come
l’Area C, i cui proventi potrebbero finanziare la sciurezza».
Le risposte «L’Area C è un nostro obiettivo replica Lubatti - ma ora
non ci sono le condizioni tecniche. Ci stiamo lavorando». L’assessore
ha detto ai ciclisti che tutti gli interventi segnalati entreranno nel
Bici Plan, che sarà adottato a settembre: vero e proprio piano
regolatore della mobilità ciclabile, atteso da anni, e che ora
finalmente sembra vedere la luce, anche sull’onda del successo dei 20
mila del Bike Pride torinese. «Ma il cambiamento - aggiunge Lubatti -
non passa solo per i grandi progetti, ma anche per le piccole cose».
Eccone alcune presto pronte. Prima: mai più dehors su piste ciclabili.
Sembra assurdo che ci siano, invece è così (vedi via Verdi). «Non
rilasceremo più autorizzazioni su piste ciclabili e non rinnoveremo le
concessioni esistenti quando scadranno». Seconda: le piste ciclabili
non rientravano nelle aree di pulizia di pertinenza di Amiat, che ora
invece si sta dotando dei macchinari necessari. Terza: la delibera,,
in arrivo a settembre, con cui il Comune si adeguerà al nuovo codice
della strada, che impone di spendere almeno la metà degli incassi da
multe in sicurezza stradale.
Cambiamento culturale Un cartello torinese di divieto di transito in
bici ha fatto il giro del mondo via web, scatenando reazioni incredule
e indignate. È quello davanti al museo egizio, dove la strada è stata
ristretta a causa del cantiere. Non è solo un cartello , ma una specie
di monito che criminalizza i trasgressori: si vede un ciclista che,
infrangendo il divieto, investe e scaraventa lontano dei bambini.
Tutto stilizzato e di facile lettura. «Non si è mai visto un cartello
del genere in caso di divieti agli automobilisti: ecco come veniamo
considerati», dice Fabio
Zanchetta, di Muovi Equilibri. In realtà, non l’amministrazione ma i
responsabili del Museo hanno appeso l’immagine agghiacciante e il
Comune chiederà di modificare la segnaletica. Ma si tratta di un altro
campanello che segnala che il cambiamento più grande deve avvenire
nella testa delle persone. «Riconosciamo sforzi e sensibilità
rinnovati - dice Giuseppe Piras, del coordinamento #salvaiciclisti ma
non basta. Si fa fatica a operare modifiche concrete in tempi rapidi».
Lui ha convocato la manifestazione con le candele sotto Palazzo
Civico, spronando tutti all’azione contro chi considera un ciclista
investito solo come un incidente e non come emergenza culturale.
«Basta parlare di ciclisti o automobilisti - si sfoga Zanchetta - non
portiamo avanti interessi contrapposti. Chiunque ormai usa la bici,
non solo una nicchia di ecologisti “fanatici”. A volte si prende la
bici, a volte la macchina: ma si deve viaggiare sicuri sempre».
«Il Comune ci ascolta, ma non basta: bisogna cambiare la viabilità e
sensibilizzare tutti» Il Bici Plan che pianifica la mobilità ciclabile
sarà pronto a settembre dopo anni di attesa.