In cosa consisterebbe la questione penale sull’inceneritore di Parma
Aldo Caffagnini, presidente del Comitato Gestione Corretta Rifiuti e Risorse, spiega in cosa consisterebbe la questione penale sull'inceneritore di Ugozzolo, per cui la Procura di Parma ha chiesto il sequestro del cantiere
04 September, 2012
Il sequestro del cantiere dell'inceneritore di Ugozzolo è stato chiesto dalla Procura di Parma per due ipotesi di reato, abuso edilizio e abuso d'ufficio. Abbiamo raggiunto al telefono Aldo Caffagnini, presidente del coordinamento Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma, da tempo molto attivo nel contrastare l'accensione dell'inceneritore di Ugozzolo, per capire meglio il merito della vicenda penale.
Il 22 agosto 2011 il Comune di Parma decretò la sospensione dei lavori per l'inceneritore sostenendo che l'impianto fosse "privo del permesso di costruire" e che la realizzazione dei lavori "potesse essere avvenuta in modo non conforme con al normativa interna e europea in materia di appalti pubblici". Sospensione poi annullata dal Tar che ritenne illegittimo il provvedimento del Comune. Le motivazioni che avevano portato al blocco dei lavori tuttavia sembrano molto simili ai reati ipotizzati attualmente dalla Procura. Cosa c'è di diverso?
"L'ipotesi di abuso d’ufficio in realtà è una faccenda nuova rispetto alla sospensione dei lavori che era stata decisa dal Comune l’anno scorso e poi annullata dal Tar. Adesso è tutta la procedura che viene messa in discussione. Ci sono cose molto torbide. Viene messa in discussione la liceità nella gestione dei rifiuti, che a Parma dal 2004 è affidata ad Enìa, poi confluita in Iren. Ecco, Iren sta gestendo lo smaltimento dei rifiuti senza un diritto pieno dato che le è stato affidato senza che si sia svolta alcuna gara d’appalto pubblica. Comune e Provincia poi erano d’accordo sull’inceneritore per cui non si è stati tanto a guardare. Questo perlomeno quando il sindaco di Parma era Elvio Ubaldi, che contemporaneamente era anche presidente di Ato, Agenzia di ambito territoriale, decisiva quando Enìa e Comune di Parma hanno stretto l’accordo per la destinazione d’uso del territorio su cui stanno ultimando l’inceneritore. Successe che Enìa si rivolse ad Ato dicendo che avrebbe voluto fare l’inceneritore, come previsto dal Piano Provinciale Gestione Rifiuti. Ato pur non essendo competente in materia di smaltimento ha dato una risposta positiva, che Enìa ha raccolto per poi recarsi in consiglio comunale, quindi nuovamente da Ubaldi. E il Consiglio comunale ha dato il via libera. Da questo si è costruito tutto. La richiesta della Procura non è basata quindi su questioni recenti, ma su indagini che la Guardia di Finanaza porta avanti da anni."