Zone30 sulle strade della città solo innestando la marcia del buonsenso
di Ivan Berni, Repubblica 5 settembre 2012
05 September, 2012
Ridurre la velocità del traffico privato diminuisce il rischio di incidenti, riduce il rumore, permette di vivere la strada come spazio fruibile anche a piedi o a pedali. Tuttavia un conto è programmare le Zone30 in situazioni circoscritte, altro – come si è paventato – è ridurre la velocità massima a 30 all´ora in tutto il centro storico o addirittura ipotizzare i 30 all´ora ovunque, con l´eccezione delle cosiddette vie di "grande scorrimento".
Un atteggiamento fondamentalista su questo tema rischia di provocare più problemi – e più conflitti – di quanti si prefigga di risolverne. Riportare la città a misura di pedone e di ciclista non può voler dire punire, tout court, l´automobilista. I 30 all´ora in città sono una velocità rallentata che aiuta senz´altro la vivibilità in alcune zone ma, ad esempio, apparirebbero insensate in strade del calibro di corso Venezia, in via Albricci o sulla Cerchia dei Navigli.
Inoltre il limite dei 30 non aiuta affatto la battaglia contro l´inquinamento. Tutte le auto – con l´eccezione delle elettriche, naturalmente – a 30 all´ora producono più inquinanti che a 50, perché la velocità è troppo bassa per utilizzare una marcia alta e quindi i motori sono costretti a "lavorare" a un regime di giri superiore. Condizione che fra l´altro logora maggiormente le parti in movimento del motore.
Si dirà: problemi degli automobilisti. Errore fatale: primo perché la lotta all´inquinamento riguarda tutti, e ogni provvedimento di contenimento del traffico deve essere coerente con questo obiettivo primario, secondo perché la rappresentazione automobilista nemico del ciclista, o del pedone, è del tutto fuorviante. Almeno per il buon motivo che in questi anni i ciclisti urbani sono cresciuti tantissimo e fra loro, indubitabilmente, moltissimi sono automobilisti che, non per questo, hanno ripudiato "ideologicamente" l´auto.
La ciclabilità non può essere perseguita rendendo impossibile, o infernale, l´uso dell´automobile: sarebbe un errore di prospettiva grave, che rischia di far scivolare il dibattito sulla città del futuro, e sulla qualità urbana, sul piano inclinato della diatriba fra ciclisti "vendicatori" di decenni di soprusi e oltranzisti delle quattro ruote.
Milano deve sposare l´obiettivo di una parziale, e progressiva, demotorizzazione del suo spazio urbano ma senza trasformare questo obiettivo in una grottesca resa dei conti. In Europa ci sono città di taglia simile, come Zurigo o Amburgo, dove le Zone30 sono state introdotte dopo un confronto serrato e una condivisione che ha coinvolto l´intera comunità.
Lo stesso deve fare Milano, che non può più presentarsi come una città a misura d´auto – pena il declino e l´invivibilità – ma nemmeno come una città nemica degli automobilisti. Che poi sono gli stessi che si stanno abituando a pedalare.
di Ivan Berni, Repubblica 5 settembre 2012