“Stop ai lavori del Gerbido e riconversione a freddo”. La petizione popolare No Inceneritore approda in Comune
Prima tappa, al Comune di Torino, per la petizione popolare presentata dal Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero che ha raccolto oltre 6700 firme. Pierclaudio Cavallari, referente rifiuti dell’Associazione Pro Natura: «Chiediamo che venga creata una commissione urgente che discuta della ristrutturazione del Gerbido che può essere trasformato in un impianto a freddo»
02 October, 2012
Martedì 2 ottobre, si è svolto il diritto di tribuna della petizione popolare depositata presso il Comune di Torino dal Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero per chiedere l’immediata sospensione dei lavori di costruzione dell’inceneritore del Gerbido. La conferenza stampa si è tenuta presso la Sala delle Colonne di Palazzo Civico, alla presenza del vicepresidente vicario del Consiglio Comunale di Torino, Silvio Magliano, e dei primi tre cittadini firmatari della petizione, l’avvocato Enzo Pellegrin del Foro di Torino, Luisa Memore, medico presso l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, e Pierclaudio Cavallari, referente “Rifiuti” dell’Associazione Pro Natura.
In alternativa all’impianto del Gerbido, il Coordinamento propone innanzitutto di mettere in atto politiche per la riduzione del 10% dei rifiuti prodotti in provincia di Torino, poi - in ottemperanza alle normative europee - di raggiungere in tutto il territorio provinciale una percentuale di raccolta differenziata pari al 65%/70%. La rimanente porzione indifferenziata potrebbe essere trattata in impianti di trattamento meccanico biologico (TMB), capaci di ricuperare la maggior parte della frazione secca e umida conferita, fino a raggiungere un riciclo complessivo dei rifiuti di oltre il 90%.
«Torino è in controtendenza – ha affermato Cavallari –. Il Parlamento europeo ha stabilito che entro il 2020 il rifiuto che può essere riciclato non potrà essere bruciato. Invece Torino sceglie la via dell'incenerimento. Non ci possiamo permettere di distruggere materia. Lo stesso ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha affermato che i termovalorizzatori diventeranno marginali. Questo l'ha capito l'Emilia-Romagna, regione che in questo momento ha sul suo territorio otto inceneritori. L'assessore regionale all'Ambiente dell'Emilia-Romagna, Sabrina Freda, sta lavorando ad un nuovo Piano regionale dei rifiuti che va verso il superamento degli inceneritori. Questa è la tendenza, Torino sceglie la strada opposta».
«Chiediamo – è l'appello di Cavallari - che venga creata una commissione urgente che discuta della ristrutturazione del Gerbido che può essere trasformato in un impianto a freddo».
Il Coordinamento si schiera anche contro la “privatizzazione della filiera ambientale” che prevede la cessione da parte del Comune dell'80 delle quote TRM e del 49% di Amiat. Il Coordinamento afferma di essere «seriamente preoccupato che - nella malaugurata eventualità dell’inizio delle attività di combustione al Gerbido - gli acquirenti privati attueranno una gestione improntata alla massimizzazione dello sfruttamento dell’impianto, con scarsa attenzione ai controlli emissivi».
«È per evitare questo futuro ai torinesi – affermano ancora gli attivisti - che i comitati di cittadini responsabili si sono battuti, si stanno battendo e continueranno a battersi non solo attraverso le petizioni popolari (ancora in corso in più di 20 Comuni della cintura torinese), ma anche attraverso azioni legali. L’ultima in ordine di tempo è il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR). Riguardo al ricorso è attesa una sentenza a breve scadenza».
Per quanto riguarda la petizione popolare al Comune di Torino, invece, la prossima tappa dell’iter di presentazione prevede una discussione di fronte alla V e VI Commissione consiliare fissata per il 18 ottobre alle ore 9:00.