Ambiente, giornalismo e social network
Come cambia l’informazione eco, come attirare il lettore: questo e altro nell’open talk organizzato a Ecomondo di Rimini - da Eco News
13 November, 2012
di Sabrina Mechella
Ambiente, cenerentola dell'informazione? Se ne è parlato a Rimini, nell'ambito di Ecomondo venerdì 5 novembre scorso, nell'open talk organizzato dal condirettore La nuova Ecologia Marco Fratoddi e da Giuseppe Lanzi (presidente di AssoScai) che ha visto la partecipazione di comunicatori, blogger e giornalisti ambientali di carta stampata e siti internet nell'area Web&Sostenibilità . Una lunga maratona in cui si sono confrontati i diretti protagonisti dell'informazione ambientale, che hanno sollevato molte questioni e fatto il punto sui continui cambiamenti imposti dal mutare dei mezzi di comunicazione.
L'incontro della prima sezione è stato introdotto da Massimo Scalia, uno dei fondatori dei movimenti ecologici in Italia, che ha messo l'accento sulle debolezze dei media nei confronti dei temi ecologisti. "Una volta il giornalismo ambientale era inesistente" ha ricordato "e la nostra battaglia sul nucleare negli anni ottanta è sempre stata ingnorata sui media nazionali. Oggi l'ambiente fa notizia solo a livello folkloristico, l'articolo è ancora corredato da foto scontate". "La stampa generalista" ha aggiunto Scalia "si occupa di ambiente solo se riguarda temi della salute, ma il discorso è molto più ampio. L'ostacolo maggiore di una comunicazione corretta, poi, è la scarsa conoscenza scientifica dei giornalisti di settore".
Roberto Rizzo, di Zero Emission, ha posto il problema della scarsa attenzione di chi legge verso l'argomento ecologia: "Il lettore è poco abituato ad approfondire l'argomento. La sfida Obama-Romney, del resto, non ha affrontato minimamente la questione dei cambiamenti climatici, vera emergenza del momento. La gente non capisce che il terremoto non uccide, e nemmeno l'uragano. Sono gli interventi dell'uomo a provocare queste morti, ma i giornali spesso si limitano a riportare la conta delle vittime, piuttosto che spiegare cosa ha provocato il disastro, perché la distruzione attira più lettori".
Il problema è lo scarso appeal delle notizie ambientali? Sembrerebbe di sì, come ha lamentato Andrea Barbarisi de Il Fatto Quotidiano: "Non è vero che le notizie che riguardano l'ecologia sono ignorate dai media generalisti" ha detto "semmai la sfida è renderle più appetibili, in qualche modo volgarizzarle". Stessa opinione espressa da una signora del pubblico, intervenuta a sorpresa: "Il cittadino che legge deve essere catturato, perché le notizie sono tante e di tutti i tipi. Voi dovreste fare in modo che anche l'ambiente diventi più interessante, perché il lettore si trova spiazzato da articoli troppo lunghi o esageratamente tecnici".
E' Letizia Palmisano, blogger e giornalista, a lanciare la sfida dei new media: "Se pensiamo alla comunicazione di dieci anni fa dovremmo eliminare tablet, smartphone e social network" ha sottolineato. "Oggi lo scenario è profondamente cambiato: si è passati da una comunicazione verticale a un'altra orizzontale, permettendo un confronto e un dialogo costante con i fruitori della notizia". Ma questo giova all'eco-notizia? "Personalmente credo di sì" sostiene la giornalista "se pensiamo ai comitati in difesa del territorio nati proprio sulla Rete, che si fanno sentire con i blog, i video autoprodotti e i social network". La news, dunque, secondo Palmisano va sempre più pensata in termini di divulgazione sui social: ma è un bene? "Dipende, perché ormai noi giornalisti siamo afflitti da una patologia che si chiama sindrome da click" lamenta Alberto Fiorillo di Legambiente "ossia raccattare più like possibile, più condivisioni e utenti".
Da segnalare, a proposito di giornalismo innovativo, l'iniziativa di Daniel Tarozzi, direttore de "Il cambiamento", intervenuto via Skype all'open talk: "Sto girando l'Italia con il camper per raccogliere direttamente le esperienze delle persone che si muovono per l'ambiente, che non hanno altrimenti modo di far conoscere sui media tradizionali le loro iniziative". Il risultato del lavoro di Daniel sarà poi pubblicato in un libro edito da Chiarelettere e visionabile sul sito Italiachecambia.org.