E se l’automobilista finisse in minoranza?
A proposito di un editoriale sulla rivista dell’Aci: andare in bici non è solo “un esercizio salutare” - da La Repubblica del 14.11.2012
14 November, 2012
Leonardo Bizzaro
Lo scorso anno in Italia si sono vendute 1.750.000 bici contro 1.748.143 vetture. Un sorpasso ben più clamoroso di quel che possono dire le nude cifre, da leggersi in due maniere diverse: l’industria dell’auto è in crisi irreversibile — e ci toccherà pagarne le conseguenze — ma c’è anche un futuro possibile per i nostri polmoni. Da qualche tempo gli strali contro i ciclisti sono sempre più acuminati perché gli automobilisti sentono minacciata la propria esistenza? Scherziamo, ma non troppo, dopo la lettura del severo editoriale di AuTo, il periodico dell’Aci di Torino, scritto dal presidente Piergiorgio Re. Cita un’ipotetica lettera arrivata in redazione, Re, sottolineando come «i ciclisti sfreccino sui marciapiedi e sotto i portici, svicolino a destra e a manca, passino col rosso, viaggino di sera senza luci e catarifrangenti». Può essere, ci sono sicuramente ciclisti che lo fanno, ma il timore inconfessato dell’automobilista tipo — e il professor Re non è sicuramente tale — è in realtà quello di diventare minoranza, di provare a parcheggiare sulle piste ciclabili e ritrovarsi un nugolo di pedalatori che gli passano sopra, di vedersi sottrarre parcheggi dalle rastrelliere per le bici. Nell’editoriale di Re — che pure ha perfettamente ragione quando invoca il rispetto delle regole stradali da parte di tutti — c’è un punto che dimostra come tra la maggioranza (ancora per poco?) motorizzata e la minoranza pedalante ci sia una divergenza insanabile- di opinione. «Andare in bici è piacevole e salutare — scrive il presidente dell’Aci torinese — anche noi automobilisti pedaliamo volentieri quando ne abbiamo l’occasione». Ecco, noi ciclisti invece pedaliamo sempre, in estate e d’inverno, per noi andare in bici non è un esercizio piacevole e salutare, abbiamo scelto di farne il nostro mezzo di locomozione e con quello vogliamo muoverci in città anche dove non ci sono piste ciclabili. Occupiamo uno spazio pari più o meno a un decimo rispetto a un’utilitaria, consumiamo ogni chilometro 65 kilojoule contro i 2.995 di un’auto, non esaliamo miasmi e, nonostante le leggende metropolitane, non uccidiamo i pedoni. Le auto sì. Per questo pretendiamo rispetto.
P.S. Domenica scorsa a Lodi una ragazza di 17 anni in bicicletta è stata investita e uccisa da un Suv con un guidatore ubriaco. Non pedalava su una pista ciclabile, ma sulla banchina di una provinciale, come prevede il codice della strada. Nessun riferimento a quanto scritto sopra, per carità, ma rispettare le regole non basta. Venerdì prossimo, alle 21.30 in piazza Castello, i movimenti dei ciclisti torinesi — e accadrà così in tante altre città — chiamano a raccolta tutti i cittadini a due ruote per una protesta di massa.