La regia di Vendola su pressioni Arpa
"Il complesso delle intercettazioni relative alle pressioni sul professor Assennato - scrive il gip - è da ritenersi, oltre ogni ragionevole dubbio, assolutamente attendibile, così come è altrettanto evidente... che il tutto si era svolto sotto l'attenta regia del presidente Vendola e del suo capo di gabinetto avvocato Manna".
27 November, 2012
LA "REGIA" DI VENDOLA SU PRESSIONI ARPA - Ci sarebbe "la regia" di Vendola, nelle "pressioni" per "far fuori" il direttore generale dell'Arpa Assennato. Nell'ordinanza il gip riporta una telefonata del 30 giugno 2010 tra Archinà e il segretario provinciale della Cisl di Taranto Daniela Fumarola nella quale l'ex funzionario dell'Ilva afferma di come "l'avvocato Manna (allora capo di gabinetto del presidente della Regione, ndr) e l'assessore Fratoianni fossero stati incaricati dal presidente Vendola di 'frantumare Assennato'". In un'altra telefonata, del 2 luglio del 2010, a parlare sono invece l'ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso e uno degli avvocati dell'Ilva. Quest'ultimo, annota la Guardia di finanza, "riferisce che Archinà ha avuto contatti con il capo di gabinetto di Vendola il quale ha riferito che sono contro Assennato e che cercheranno di farlo fuori". "Il complesso delle intercettazioni relative alle pressioni sul professor Assennato - scrive il gip - è da ritenersi, oltre ogni ragionevole dubbio, assolutamente attendibile, così come è altrettanto evidente... che il tutto si era svolto sotto l'attenta regia del presidente Vendola e del suo capo di gabinetto avvocato Manna".
LE INTERCETTAZIONI: VENDOLA AD AZIENDA "NON MI SONO DEFILATO" - "State tranquilli, non è che mi sono scordato!!... Il presidente non si è defilato". E' quanto il presidente della Regione Puglia ad Archinà in una telefonata intercettata il 6 luglio del 2010 e contenuta nell'ordinanza del gip. Dalle nuove indagini sull'Ilva emergono "numerosi e costanti contatti di Archinà, direttamente, e di Fabio Riva, indirettamente, con vari esponenti politici tra cui il governatore". In particolare nell'ordinanza viene riportata una mail del 22 giugno 2010 che l'ex responsabile delle relazioni istituzionali dell'Ilva invia a Fabio Riva e con la quale lo informa di un incontro avuto a Bari con Vendola. Incontro che è successivo al documento dell'Arpa Puglia del giugno 2010 in cui si sottolineavano i livelli di inquinamento prodotti dall'azienda. Nella mail Archinà "comunicava che il presidente Vendola si era fortemente adirato con i vertici dell'Arpa Puglia, cioè il direttore scientifico Blonda e il direttore generale Assennato, sostenendo che loro non devono assolutamente attaccare l'Ilva di Taranto e piuttosto si dovevano occupare di stanare Enel ed Eni che cercavano di aizzare la piazza contro l'Ilva". Sempre secondo quanto scrive Archinà a Riva "Vendola aveva pubblicamente dichiarato che il 'modello Ilva' doveva essere esportato in tutta la regione riferendosi, chiaramente, alla famosa 'legge sulla diossina' la cui gestazione era stata evidentemente frutto della concertazione tra la Regione e l'Ilva che aveva sempre osteggiato il cosiddetto 'campionamento in continuo', ottenendo, appunto, in tale legge che ciò non fosse imposto". Altro "elemento di rilievo" scrive ancora il Gip, è rappresentato dalla promessa "del presidente Vendola di occuparsi personalmente della questione Arpa al suo ritorno dalla Cina". Un intendimento che "veniva mantenuto" tanto che Vendola "appena tornato... contattava personalmente l'Archinà rassicurandolo di non aver dimenticato la promessa fatta nella riunione precedentè".
IL PROCURATORE: "VICENDA DI DIMENSIONI ENORMI" - Nell'incontro con la stampa il procuratore Sebastio ha parlato di una "vicenda ampia, di dimensioni enormi, e devo dire - ha aggiunto - che si sta allargando notevolmente. Il nostro impegno deve essere quello di cercare ad arrivare comunque ad una conclusione definitiva nei tempi più rapidi possibili". Il procuratore ha sottolineato che "il diritto alla vita e il diritto alla salute non sono comprimbili dall'attività economica. Non ci possono essere situazioni di inesigibilità tecnica ed economica quando è in gioco il diritto alla vita che è un diritto fondamentale sancito dalla Carta Costituzionale".