Taranto, il Gip: no al dissequestro. Clini: "Pronto, un emendamento". I commenti dell'Ilva e del comune
L'Ilva non potrà rientrare nel possesso dei prodotti (coils neri, lamiere e bramme) sequestrati il 26 novembre scorso. L'istanza era stata presentata una settimana fa dall'Ilva alla procura sulla base del decreto legge varato il 3 dicembre. Clini: "un emendamento interpretativo al decreto salva-Taranto". Il Comune: “Occorre una modifica del decreto legge in sede di conversione in legge”. La nota dell'Ilva
11 December, 2012
Il gip del tribunale di Taranto ha respinto l'istanza dell'Ilva. Non potrà rientrare nel possesso dei prodotti finiti e semilavorati sequestrati il 26 novembre scorso. L'istanza era stata presentata una settimana fa dall'Ilva alla procura sulla base del decreto legge varato il 3 dicembre. La merce, pari a 1.700.000 tonnellate circa, ha un valore di un miliardo di euro ed è in giacenza sulle banchine dell'area portuale dell'Ilva: i prodotti stavano per essere commercializzati quando è arrivato il decreto di sequestro del gip Todisco.
Per la procura, ai prodotti Ilva non si può applicare il decreto legge del 3 dicembre dal momento che la legge non ha effetto retroattivo. «L'attività con la relativa produzione avvenuta prima dell'emanazione del decreto - ha scritto la Procura (leggi qui l'articolo del corriere)- non è soggetta alle regole ivi contenute». A quanto si è saputo per ora, l'argomentazione del gip si articola su un'analoga motivazione. Il divieto di retroattività della legge è «fondamentale valore di civilità giuridica e principio generale dell'ordinamento»: lo scrive il gip Patrizia Todisco nell'ordinanza con la quale ha respinto la richiesta dell'Ilva di dissequestro della merce sulle banchine dell'area portuale. Il giudice fa riferimento a quanto previsto dall'articolo 3 comma 3 del decreto legge sull'Ilva che dispone la reimmissione della società nel possesso dei beni «a decorrere dalla data di entrata in vigore» dello stesso provvedimento, il 3 dicembre scorso. La merce giacente sulle banchine, prodotti finiti e semilavorati, è destinata alla vendita o al trasferimento in altri stabilimenti del gruppo Riva.
Intanto il Consiglio dei ministri ha deciso che il Governo presenterà un emendamento interpretativo al decreto salva-Taranto. Ad annunciarlo il ministero dell'Ambiente, secondo cui l’azienda potrà commercializzare quanto prodotto prima del decreto.
Nel frattempo il Sindaco di Taranto Ippazio Stefano ed i Consiglieri di maggioranza al Comune si sono riuniti per fare il punto della situazione economica e sociale cittadina. I Consiglieri hanno, anzitutto, evidenziato elementi di criticità del Decreto Legge n. 207 del 3 dicembre 2012 e condiviso l’esigenza di sollecitare le forze politiche presenti in Parlamento ad una modifica di esso in sede di conversione in legge, affinché sia orientato nella direzione della tutela della salute. Hanno, altresì, sottolineato l’esigenza che lo Stato destini ulteriori e ben più significative risorse allo sviluppo delle attività economiche e dell’occupazione, per una politica industriale eco-compatibile e per costruire con le forze del territorio da oggi, in prospettiva, una alternativa all’acciaio fondata sul porto, sul recupero e la valorizzazione del patrimonio, sul turismo, sulla cultura.
Se non verranno dissequestrati i prodotti finiti ci saranno altri operai che finiranno in cassa integrazione. Ecco la nota dell'Ilva
“A seguito del rigetto odierno da parte del GIP della richiesta di Ilva dell'applicazione del decreto legge n. 207 del 3 dicembre 2012, ILVA comunica le drammatiche conseguenze che tale decisione comporta per i livelli occupazionali e per la situazione economica dell'azienda. Tutta la produzione giacente in stabilimento, generata prima e dopo la data del 26 luglio 2012 e fino al 2 dicembre 2012, non potrà essere inviata agli altri stabilimenti del Gruppo per le successive lavorazioni o consegnata ai Clienti finali. La quantità di prodotti e di semilavorati interessati dal provvedimento di sequestro risulta pari a circa 1.700.000 tonnellate, per un valore economico di circa 1 miliardo di euro. Mancando la disponibilità di prodotti finiti e semilavorati (quali coils neri, lamiere e bramme) verrà del tutto interrotta la lavorazione verticalizzata a Taranto e negli altri stabilimenti ILVA e sarà necessario ricostituire da zero un nuovo parco prodotti lavorati e semilavorati. Da ora e a cascata per le prossime settimane circa 1.400 dipendenti, appartenenti prevalentemente alle aree della laminazione a freddo, tubifici e servizi correlati, rimarranno senza lavoro. Il numero di questi lavoratori si andrà a sommare ai già 1.200 dipendenti attualmente in cassa Integrazione per le cause già note quali la situazione di mercato e le conseguenze del tornado che ha investito lo stabilimento di Taranto lo scorso 28 novembre. Si fermeranno poi a catena gli impianti ILVA di Novi Ligure, Genova Racconigi e Salerno, dell’Hellenic Steel di Salonicco, della Tunisacier di Tunisi e di diversi stabilimenti presenti in Francia nonchè tutti i centri di servizio Ilva, quali Torino MIlano e Padova, nonchè gli impianti marittimi di Marghera e Genova.
Tutto ciò comporterà, in attesa di ricostituire la scorta minima per la ripresa dei processi produttivi, una ricaduta occupazionale che coinvolgerà un totale di circa 2500 addetti.
Le ripercussioni maggiori si avranno a Genova e Novi Ligure dove nell’arco di pochi giorni da oggi, saranno coinvolte circa 1.500 persone (1.000 su Genova e 500 su Novi Ligure). Anche le conseguenze di carattere commerciale, riguardanti, ad esempio il settore tubi e altri settori strategici, saranno gravissime in quanto Clienti di rilevanza mondiale, subiranno pesanti ritardi nella loro produzione dovuta alla mancanza di approvvigionamenti. Naturalmente l'azienda ricorrerà al Tribunale del Riesame confidando cha la situazione possa essere sbloccata al più presto per evitare oltre al danno derivante dalla mancata consegna dei prodotti già ordinati e non rimpiazzabili in alcun modo, anche il danno relativo all'eventuale smaltimento di tali prodotti che, l'azienda ricorda, sono prodotti deteriorabili.