Gara dei trasporti, il taxi batte tutti
18 March, 2004
Naturalmente li ha fregati tutti. Fortunato finché si vuole, d'accordo, ma in una gara conta il risultato e il risultato dice che ha vinto lui, “lo zingaro”. Lui che magari, si è scoperto poi, non sarà stato proprio un vero «Re dei Rom» ma solo uno dei tanti che, dopo aver perso casa e lavoro in Romania, stanno cercando di rifarsi una vita ripartendo dalla «comunità» di via Adda. Non importa, non ora. Il punto è che proprio lui, a bordo di un taxi, grazie a un filotto di corsie preferenziali trovate libere e di semafori trovati verdi, ha battuto quell'intera schiera di consoli e diplomatici rappresentativi almeno simbolicamente di mezzo mondo, i quali si sfidavano ieri sulle strade di Milano chi in bici, chi in metrò, chi in moto, chi in auto. Niente da fare: ha vinto lui in taxi, coprendo il percorso Amendola-Garibaldi in 15 minuti netti. Alle sue spalle, raggruppati in tre minuti, i consoli in moto, in bici naturali o elettriche, in metrò. Unica vera sconfitta, e proprio per questo vincitrice del «Trofeo Tartaruga» che dava il nome alla competizione, è risultata l'automobile: portata al traguardo dal console cileno Fernando Ayala nel tempo umiliante di 38 minuti. «Colpa del traffico...», dirà lui all'arrivo: ma và. Scopo della gara, organizzata ieri da Legambiente in collaborazione con Trenitalia, era verificare una volta di più quale fosse il modo più conveniente di muoversi dovendo andare da un punto all'altro di Milano: dalla fermata Amendola del metrò rosso fino al primo binario della stazione Garibaldi, dove si trova sin da lunedì il Treno Verde di Legambiente. Il tutto con tappa obbligata in piazza Castello. Il più agguerrito tra i concorrenti, almeno come aspetto, era apparso il console cinese Shi Xingguan: palesatosi alla partenza con bici da corsa, pantacalza, casco e tenuta da gara perfetta. Allenato? «Non molto, faccio una trentina di chilometri fuori Milano ogni tanto, ma non tutti i giorni». In sella a una moto gigantesca ? non guidata da lui, per la verità ? si è presentato nella veste di console onorario del Guatemala il presidente dei panificatori Antonio Marinoni. Stringendo in mano i soldi per il biglietto del metrò era invece pronto il console generale della Repubblica centrafricana Nicolò Szemberg. Piazzato in macchina, col motore acceso, il cileno Ayala. A cavalcioni di una bici elettrica Danilo Bertuzzi, responsabile di Legambiente Carsharing. Infine lui, Decebal Manix, «Re dei Rom» stando ai cartelloni di gara: in realtà un carpentiere arrivato in Italia con cinque figli, che ieri mattina erano a scuola, e con un regolarissimo permesso di soggiorno in tasca, ma con un reddito ampiamente al di sotto ? almeno finora ? di quel che potrebbe farlo sperare in un alloggio migliore di via Adda. Al «via» è stato il più svelto. Ad essere sinceri, riguardando le immagini in replay, forse è partito anche qualche secondo prima degli altri. Anziché chiamare il taxi col cellulare, è corso al parcheggio più vicino a cercarne uno ed è sfrecciato via. È rimasto in testa dall'inizio alla fine: «La corsa ? dirà ? è costata in tutto 9 euro e 40». Pagati comunque da Legambiente. Il più penalizzato dal percorso, probabilmente, è stato il console in metrò: che per far tappa in piazza Castello è dovuto uscire dalla stazione in Cairoli quindi tornare indietro di corsa fino a Cadorna per prendere la linea verde. E con tutto ciò ha coperto l'intero tragitto in 23 minuti: uno più della bici elettrica, due più del cinese a pedali, tre più del panificatore-console in moto. Tutti comunque più veloci dell'auto-tartaruga. «Il trofeo ha dimostrato di nuovo? chiosa Andrea Poggio di Legambiente ? che l'auto privata in città è una trappola infernale. Per il taxi a fare la differenza sono state le corsie preferenziali. È auspicabile quindi un loro aumento ma anche un incremento del parco taxi, ancora troppo ridotto a Milano e non alla portata delle tasche di tutti i cittadini. Ma dall'esito della gara ? conclude Poggio? è emerso anche un altro deficit urbano: la mancanza di strutture e spazi destinati alle bici. Utilizzare la bicicletta conviene sia in termini di salute che in termini di tempo, anche se le bici avrebbero potuto piazzarsi ancora meglio se i percorsi protetti non fossero così discontinui e frammentari». Paolo Foschini