Mobilità, i costi sociali sono alle stelle
Smog, danni alla salute, all´arte, all´economia. Per l´Irpet: 3,5 miliardi di euro
24 October, 2003
Sono stati quantificati i ritardi sul lavoro, i restauri ai monumenti, le cure delle malattie In Toscana il solo Pm10 è causa della morte anticipata di 5 anni per 1.284 persone ILARIA CIUTI LA possibilità di muoversi significa sviluppo economico e sociale. Ma anche inquinamento, congestione, incidenti. Questi ultimi sono per i giovani tra i 15 e i 29 anni la prima causa di morte. In un anno la mobilità in Toscana, si traduce, tanto per fare un esempio, nella morte anticipata di cinque anni di 1.284 persone a causa del Pm10, oltre a 480 morti (più di uno al giorno) e 30 mila feriti per incidenti, dove l´auto è considerata dell´11% più pericolosa del mezzo collettivo, la moto il veicolo più insicuro e Firenze è in Italia la città record per investimento di pedoni. Ma smog, incidenti e ingorghi costano anche denaro sonante. In Toscana vogliono dire, ogni anno, 3 miliardi e mezzo di euro spesi, per la mobilità privata, non direttamente da chi la usa ma dalla comunità: il 4% del totale del Pil e il 26% della spesa della pubblica amministrazione. «Una somma pari all´intera spesa pubblica sanitaria della regione», sottolinea Giorgio Morales, presidente dell´Irpet, l´istituto per la programmazione economica regionale che ha presentato ieri l´indagine «Costi ambientali e sociali della mobilità» durante il convegno «Mobilità e sviluppo sostenibile», organizzato dallo stesso Irpet e dall´Università. E´ il primo studio in Toscana dove vengono presi in esame i costi economici del traffico. Che sono in parte sostenuti dalla sanità (ricoveri, cure farmaceutiche), in parte sono intangibili (i decessi), e per il resto pesano sull´economia in generale in termini, per esempio, di ritardi sul lavoro causati dalla congestione (il 40% del tempo dedicato agli spostamenti è perso in coda, a Firenze il 50%: 50 ore l´anno) o di giorni non lavorati per le malattie da smog, come spiega il direttore dell´Irpet, Alessandro Petretto, sottolineando come ormai il Pm10, le polveri fini direttamente inalabili e cancerogene, costituiscano uno dei rischi maggiori per la salute. Derivano, secondo le stime Arpat citate dall´indagine Irpet, al 74% dei motori diesel, mentre ai motorini va la responsabilità del benzene. Il conto economico è questo: se i privati spendono ognuno mille euro l´anno per muoversi sul proprio mezzo, altri mille, in media, ne spende la comunità toscana, a Firenze addirittura 2.500. «In Toscana ci si sposta soprattutto su mezzi privati - spiega Petretto - Dipende soprattutto dal fatto che le aree residenziali sono distinte da quelle del commercio e delle attività economiche. In più le piccole e medie imprese danno fuori gran parte delle produzioni e trasportano in continuazione piccoli lotti che non sono trasferibili sui grandi vagoni merci». Dunque, trasporto merci e pendolarismo tutto su gomma con una crescita da capogiro: se nel ´91 erano 57 mila, oggi sono circa 91.000 i pendolari che ogni giorno arrivano a Firenze e nel 2010 se ne prevedono 120 mila. «C´è immediato bisogno di una politica della mobilità, adesso la qualità della vita viene veramente messa a repentaglio», commenta Petretto. Da parte sua, lancia una proposta sicuramente impopolare ma secondo lui necessaria per trasferire i costi dalla comunità, dove paga anche chi non va in macchina, a chi usa i mezzi privati per spostarsi: «Aumentare le tasse sulla benzina - dice - La legge ne dà facoltà alle Regioni. In questa maniera verrebbe percepito un costo maggiore per gli spostamenti su mezzi privati e forse qualcuno rinuncerebbe. Soprattutto, si potrebbe usare il denaro ricavato per compensare la spesa da traffico e investire in interventi per una mobilità sostenibile». Tanto più che sembra caro andare in auto ma, entro i 10 chilometri, non costa in Toscana più del mezzo pubblico e in Italia le tasse connesse alla mobuilità privata sono le più basse d´Europa, come spiega l´Irpet.