Le alternative ai condizionatori: case e supermercati come bio comanda
Intervista a Massimo Serafini, presidente di Legambiente nazionale
10 June, 2004
Aria condizionata? No, grazie. Ecco una serie di bio-accorgimenti che ci faranno sopportare il caldo anche senza condizionatori. ”La prima idea è quella di rimettere a posto il patrimonio abitativo e gli uffici dal punto di vista della resa climatica (penso alla sostituzione degli infissi con vetri selettivi, alle cappottature) per restituire agli edifici la capacità di far circolare l'aria. Insomma: meno attici, più controsoffitti”. I vantaggi? "Più fresco, ovviamente, e un taglio alle bollette delle famiglie. Inoltre si può usufruire di incentivi, c'è la detrazione del 36% dalla dichiarazione dei redditi. Certo, costruire abitazioni secondo i dettami della bioedilizia costa un po' di più, ma ci si ripaga in 4-5 anni. Uno stato saggio che consideri la questione climatico-ambientale deve spostare fisco e risorse su questi interventi. La classe politica deve saper guardare oltre il proprio naso. E bisogna martellare i cittadini per attivare una svolta culturale, facendo capire che ritornare a certi accorgimenti è modernità". Ma non solo i cittadini: prendiamo ad esempio i supermercati. Anche loro possono diventare ambientalmente corretti, con le microturbine. Come funzionano? “I supermercati sono strutture che necessitano di caldo, di fresco, di freddo e di elettricità. Invece di ricorrere allora al metano e a macchine che hanno bisogno di elettricità, con una singola microturbina (trigenerazione) si risponde a tutte queste esigenze, senza ricorrere a barili di petrolio o al gas, passando oltretutto da un rendimento del 40% a rendimenti dell'85-90%, perché con questi micromotori si utilizza tutto". Cioè? "Sono banalmente come dei motori di aerei i cui gas di scarico sono usati per produrre riscaldamento o raffrescamento. E inoltre non creano problemi di inquinamento elettromagnetico perché non c'è trasporto. Sistemi simili sarebbero utili anche per grandi strutture come ospedali o hotel. Ma in Italia non ci sono ancora applicazioni, perché mancano incentivi e perché non c'è la rottura del circuito del privilegio, per cui l'Enel per esempio ci obbliga a consumare solo - e male - la sua energia".