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I trucchi fai da te per consumare meno con i condizionatori (da Il Venerdì di Repubblica)
28 June, 2004
Luca Fraioli Due milioni di condizionatori nuovi di zecca sono pronti ad accendersi. Vanno a sommarsi ai 950 mila apparecchi venduti nel 2001, al milione del 2002, al milione e mezzo del 2003. Non siamo ancora ai livelli degli Usa, dove l¹80 per cento delle abitazioni è climatizzata, ma continuando così ci vorrà poco a eguagliare il record americano. Nel frattempo dobbiamo fare i conti con la bolletta. Gli oltre cinque milioni di condizionatori acquistati dagli italiani nelle ultimi anni succhieranno energia per 4000 megawatt, la potenza erogata da sei o sette centrali elettriche di grandi dimensioni. Ecco perché il fresco artificiale inseguito da molti rischia di lasciare tutti al buio. Secondo le previsioni, proprio per i condizionatori, quest¹anno il rischio di black-out estivi sarà più alto che in passato. Senza contare che per far fronte alla maggiore richiesta di energia si dovranno bruciare più combustibili fossili e quindi immettere altri gas serra nell¹atmosfera, contribuendo al riscaldamento globale. Per spezzare questo circolo vizioso nei giorni scorsi la Conferenza Stato-Regioni ha approvato due decreti. Ci saranno incentivi (si parla di un miliardo di euro) per chi vorrà impegnarsi a consumare meno, che si tratti di utenze domestiche o industriali. Con un obiettivo: entro il 2006 si dovrà risparmiare energia per 2,9 milioni di tonnellate di petrolio per ridurre il fabbisogno elettrico del 2 per cento. Ma come fare? Cominciando col favorire sistemi di raffreddamento alternativi ai condizionatori. Dice Gianni Silvestrini, ex direttore generale del ministero dell¹Ambiente e oggi professore al Politecnico di Milano: «Avevamo proposto di fare come in California dopo il blackout dell¹estate del 2000: contributi a chi ridipingeva di bianco il tetto di casa, in modo che assorbisse meno calore, o piantava alberi intorno all¹abitazione. Oppure l¹accordo twenty-twenty: uno sconto del 20 per cento sulla bolletta di chi aveva consumato il 20 per cento in meno rispetto all¹estate precedente». Ma il punto dolente è che per soffrire meno il caldo bisognerebbe ristrutturare la maggior parte delle case italiane. «Il nostro patrimonio edilizio, soprattutto quello costruito nel dopoguerra, è pessimo dal punto di vista dell¹isolamento termico», dice Silvestrini. «Purtroppo la legislazione italiana non obbliga a costruire le nuove case secondo criteri di risparmio energetico. E gli incentivi per le ristrutturazioni sono uguali per tutti, mentre dovrebbero premiare chi applica alle finestre vetri a bassa emissività, che grazie a una particolare pellicola fanno entrare in casa una minor quantità di calore». Chi volesse costruire ex novo una casa calda d¹inverno e fresca d¹estate può rivolgersi all¹architettura sostenibile. «Pareti i cui strati esterni sono in legno e cartongesso, mentre l¹intercapedine è riempita con fibra di cellulosa. Bastano muri di questo tipo spessi 20 centimetri per opporre al calore la stessa ³resistenza² delle pareti di una volta, quelle in pietra o mattoni larghe mezzo metro» dice Giancarlo Allen, segretario dell¹Associazione nazionale architettura bioecologica. A quelli che pensano di dover trascorrere ancora diverse estati nel vecchio appartamento non resta che riscoprire le tecniche di climatizzazione del passato o quelle usate da popoli che convivono con il caldo. «Nelle case tradizionali dello Yemen» dice Pietro Laureano, urbanista e consulente dell¹Unesco per le zone aride. «un balconcino chiuso, con piccole aperture sulle pareti, ospita una giara piena d¹acqua. L¹aria che entra dai fori del muro fa evaporare l¹acqua, che espandendosi sottrae calore all¹ambiente. Lo stesso effetto si ottiene nelle nostre case con una spugna intrisa d¹acqua davanti a una finestra socchiusa o a un ventilatore». Altri trucchi per stare al fresco consistono nel tenere, nelle ore calde, la casa al buio e con le finestre socchiuse. E poi tanto verde. «In Giappone la legge obbliga ad avere giardini sui terrazzi», dice Laureano. «Le piante assorbono la luce solare e quindi sottraggono parte del calore destinato alla casa. Se poi si raccoglie l¹acqua piovana in appositi cassoni, meglio: la sua evaporazione aumenta l¹effetto climatizzazione». Tutto troppo ingegnoso? Beh, allora non resta che sopportare il caldo. Oppure acquistare un condizionatore. Ma che almeno sia una apparecchio ad alta efficienza. «I migliori sul mercato italiano per ogni chilowatt di energia consumata producono 3,2 chilowatt di raffreddamento», spiega Egidio Ghielmi, presidente della Coair, l¹associazione dei produttori. «Ma in Giappone già ci sono condizionatori in cui il rapporto tra energia e freddo è di uno a cinque. Purtroppo però, le aziende sembrano essere molto più sensibili dei consumatori, che invece hanno una scarsa coscienza ambientale. Al momento dell¹acquisto li preoccupa solo una cosa: il prezzo».