LETTI PER VOI - Brescia dura polemica sull’inceneritore
da Brescia Oggi del 18-19.11.2004
25 November, 2004
LA POLEMICA. Duro attacco durante la presentazione del libro «L’Italia sommersa dai rifiuti» «L’inceneritore Asm inquina» Ruzzenenti: «Altro che impianto modello, è un monito a tutta l’Italia!» «Le emissioni dell’inceneritore di Brescia superano i limiti ragionevoli. Anche nelle analisi condotte dall’ istituto "Mario Negri" si sono registrati esuberi». Alla presentazione del libro «L’Italia sommersa dai rifiuti», ieri sera nella sala conferenze dei Saveriani, davanti d un’affollata platea il suo autore, Marino Ruzzenenti, è partito subito all’attacco. Un esordio al vetriolo e una conclusione che non è da meno: «Brescia potrebbe già essere a un tasso di raccolta differenziata del 70%, una percentuale già raggiunta da tanti comuni del Veneto, del Friuli e di altri parti d’Italia. Ma si ritroverebbe con sole 100 mila tonnellate di rifiuti all’anno e il suo inceneritore dovrebbe chiudere, oppure importare rifiuti. Credo che l’esempio della nostra città possa fungere da monito al resto d’ Italia». Ruzzenenti ricorda la visita all’inceneritore fatta nei giorni scorsi e riferisce della disponibilità del suo amministratore a installare nuovi impianti per l’abbattimento dei fumi, per la riduzione delle emissioni: «Sono gli enti preposti a dover imporre queste scelte». Ruzzenenti accenna anche agli studi che sta portando avanti sull’inquinamento prodotto dalle acciaierie di Brescia e dell’Hinterland, «ma almeno questi impianti sono vecchi di decenni, mentre l’inceneritore di Brescia ha solo sei anni». Non si tratta solamente della presentazione di un libro, ma di un vero e proprio dibattito sull’Ambiente. Il comitato bresciano contro l’inceneritore e contro la Caffaro da ieri sera è entrato a far parte del Forum Ambientalista italiano «per poter avere più peso a livello nazionale». Matrice comune del movimento è la critica a 360 gradi del concetto «viziato» di sviluppo sostenibile di cui fanno vanto tante istituzioni: la verità, sostiene, è che si è inseguito lo sviluppo, dettato dalle lobby economiche, «e poi si "aggiusta" questo sviluppo sul discorso ambientale. Dobbiamo ribaltare questa impostazione». Il Forum è attivissimo di questi tempi ad Acerra, dove combatte la lotta contro un inceneritore che la popolazione non vuole. A spiegare le ragioni della protesta campana ieri sera c’era Ciro Pisacane, coordinatore nazionale del Forum ambi- entalista: «E’ la raccolta differenziata la vera soluzione al problema rifiuti in Campania, quella che le istituzioni non sono riuscite a risolvere in 10 anni di commissariamento». E la necessità di potenziare al massimo la raccolta differenziata, tendendo al 100% del riciclaggio, è la matrice comune a tutti gli ospiti presenti. Andrea Poggio, presidente di Legambiente Lombardia, ricorda che per certe tipologie di rifiuti sarebbe preferibile l’inertizzazione e il conferimento in discarica alla soluzione inceneritore. Il professor Salvador del Wwf Veneto parla «dell’i- nerzia di tutte le forze politiche, Verdi compresi» e parla di politiche per la riduzione dei rifiuti (leggi che impongano drastiche riduzioni degli imballaggi) che in Italia non vengono fatte, a differenza della Germania, dove gli inceneritori sono in fase di dismissione. Patrizia Sentinelli, capogruppo di Rifondazione al comune di Roma, ricorda che «la combustione degli inceneritori produce una grande quantità di ceneri e diossine altamente inquinanti». L’intervento del professor Mario Capponi a strenua difesa dell’inceneritore Asm («Inquina mille volte meno di tutte le altre fonti: acciaierie, traffico») suscita viva reazione tra i presenti. Mirko Lombardi riporta la discussione su quello che l’esponente di Rifondazione definisce «il grande imbroglio: avevano promesso che avrebbero bruciato 266 mila tonnellate all’ anno. Sono arrivati a 750 mila». E Ruzzenti chiude aggressivamente: «credo che questo ecomostro sia senza futuro; l’Europa non permetterà a lungo che continui la propria attività». Pietro Gorlani - Giovedì 18 Novembre 2004 «Se serve, fermiamo il termoutilizzatore per tutte le verifiche» Capra sfida gli ambientalisti: «Pronti ad affrontare ogni test» Una sfida. Un po’ duello stile western, un po’ ordalia di stampo medievale. La propone il presidente di Asm Spa, Renzo Capra, ai detrattori del «suo» termoutilizzatore, che addebitano al maxi-forno di via Ziziola un contributo pesante all’inquinamento cittadino. Ieri, nel giorno in cui veniva presentato il libro di Marino Ruzzenenti che mira a smontare l’immagine «nazionale» del termoutilizzatore bresciano, Capra ha rilanciato la sua sfida. «L’ho dichiarato durante l’incontro con i rappresentanti dei comitati nei giorni scorsi - sottolinea il presidente di Asm - e lo ribadisco alla città: siamo pronti a fermare l’impianto per cinque giorni affinchè un soggetto terzo, di gradimento di entrambi i contendenti, scelga il periodo e faccia tutte le analisi dell’aria in città prima, durante e dopo la fermata dell’ impianto. Siamo talmente sicuri del nostro dire che siamo pronti ad accettare anche questa prova». I dati dell’Istituto Negri che «promuovono» le emissioni del camino Asm, ricorda Capra, sono stati convalidati nelle settimane scorse dalle analisi di due «Arpa» extralombarde, quella di Firenze e quella di Torino. Ma l’ azienda di via Lamarmora si fa forte soprattutto di un altro esperimento «forzato»: lo stop di un mese imposto dal Tar al maxi-forno nel dicembre del 2000. «Allora - sottolinea Capra - le centraline del Comune non accertarono alcun apprezzabile miglioramento dell’aria cittadina. Anzi, durante quel periodo le condizioni peggiorarono anche un po’. È la dimostrazione che sono altri i fattori che influiscono sulla qualità dell’aria». Gli uffici Asm offrono, in questo senso, un’elaborazione delle medie relative ai 22 giorni che precedettero la fermata, i 22 di stop totale e i 22 successivi. Da questa elaborazione risultano i seguenti dati: la media di polveri sottili nei 22 giorni prima dello stop era di 55,48 microgrammi, nei 22 giorni di fermo fu di 67,54 microgrammi, nei 22 giorni dopo 50,66 microgrammi. La media degli ossidi di azoto prima del fermo era di 63,56 microgrammi, durante lo stop di 63,60 microgrammi, successivamente di 61,19 microgrammi. Le polveri totali sospese erano 72,92 microgrammi prima del fermo, 89,28 durante e 57,93 dopo. Infine l’ossido di carbonio: 1,97 microgrammi prima del fermo, 1,77 durante, 1,62 dopo. Sulla base di queste cifre Capra lancia il nuovo guanto di sfida. E si dichiara pronto allo «stop» dimostrativo. m.te. - venerdì 19 novembre 2004