Ambiente, l’Italia si ritirerà da Kyoto 2
Matteoli: rispetteremo il Trattato solo fino al 2012. Allineati agli Usa: obblighi troppo onerosi per le aziende
15 December, 2004
BUENOS AIRES - L’Italia annuncia una futura ritirata dal sistema dei vincoli e degli obblighi del Protocollo di Kyoto. Andremo avanti fino alla scadenza del trattato climatico, cioè fino al 2012, ma oltre questa data, se vi sarà una seconda fase, accetteremo solo riduzioni volontarie dei gas serra, come fanno gli Stati Uniti. La nostra situazione economica non ci permette di più. L’annuncio del ripensamento italiano è stato dato ieri dal ministro dell’Ambiente Altero Matteoli al convegno internazionale sul clima, a Buenos Aires: «Gli Stati Uniti sono usciti dal Protocollo e continuano a rimanerne fuori - ha ricordato il ministro -. Cina, India e altri Paesi in via di sviluppo, che già in questa prima fase sono esentati da obblighi di riduzione dei gas, manifestano l’intenzione di non entrare nel sistema degli obblighi nemmeno nella seconda fase, dopo il 2012. Noi europei non possiamo farci carico delle emissioni di tutto il mondo. A nome del governo italiano avevo già manifestato, a più riprese, questa nostra preoccupazione negli incontri con gli altri partner europei. Ora è arrivato il momento di ragionare guardando oltre l’orizzonte del 2012». Il ministro ha tenuto a sottolineare che gli impegni di riduzione già assunti saranno rispettati. Entro il 2012 dovremo abbattere le emissioni di gas serra del 6,5% rispetto ai livelli del 1990. Si dovrà intervenire in parte sui sistemi interni di energia, industria e trasporti; e in parte finanziando progetti da realizzare in collaborazione con Paesi industrializzati e in via di sviluppo. «Per far fronte a tutti questi obblighi è previsto che l’azienda Italia debba investire 2.500 milioni di euro all’anno nel quinquennio 2008-2012 - precisa il direttore generale del ministero dell’Ambiente Corrado Clini -. Un totale di 12.500 milioni». Frecciate del ministro Matteoli contro suoi predecessori: «Avevano la vocazione dei primi della classe, tanto che hanno rinunciato a rivendicare le nostre superfici forestali per ottenere uno sconto delle riduzioni concordate. Un rifiuto che, per fortuna, io ho fatto cancellare, nel corso del vertice climatico tenuto a Marrakech tre anni fa». Il viceministro Roberto Tortoli rincara la dose: «L’accordo climatico costerà moltissimo all’Italia. O qui si decide che tutti entrano nel Protocollo, Usa, Cina, India, eccetera, altrimenti ci tocca di pagare per gli altri. Una riflessione va avviata subito: il 2012 è alle porte». Ridimensionata, con una dichiarazione ufficiale, la bocciatura del nostro piano di riduzione delle emissioni di gas serra. «Nessuna bocciatura. Solo un invito a completare il documento con dei dati relativi alle emissioni dei vari comparti industriali che non potevamo inserire perché il Parlamento non ha ancora approvato l’apposita legge che obbliga le aziende in tale senso. Provvederemo», promette il ministro. «Il governo italiano è rimasto indietro, aumentando le emissioni invece che ridurle e ora tenta di adeguarsi alla fallimentare politica di Bush delle riduzioni volontarie che non potranno mai risolvere il problema del crescente effetto serra», commenta il deputato ds Valerio Calzolaio. «Così l’Italia rischia di uscire dall’Europa, perché la posizione espressa dal ministro Matteoli differisce radicalmente da quella Ue e ci isola dal contesto europeo», fanno eco Daniele Calza Bini di Legambiente e Mariagrazia Midulla del Wwf. Insomma, proprio quando sembrava salvato dalla ratifica della Russia, lo sfortunato Protocollo, torna a navigare nell'incertezza. Franco Foresta Martin