L´esperto: abbassiamo le caldaie e lasciamo i tir fuori dalla città
Vittorio Alongi, responsabile scientifico di ChiamaMilano: è il periodo peggiore dell´anno
03 January, 2005
L´INTERVISTA Andare ogni tanto a piedi serve ma non può bastare Inutile decidere mesi prima se fermare i veicoli ALESSIA GALLIONE Vittorio Alongi, responsabile scientifico del monitoraggio della qualità dell´aria di \"ChiamaMilano\", la città è deserta eppure anche il primo giorno dell´anno i livelli di Pm10 era molto alti. Come succede da oltre un mese: durante i 31 giorni di dicembre solo cinque volte siamo rimasti al di sotto della soglia di attenzione. Che cosa sta succedendo? «Siamo nel periodo peggiore dell´anno per l´aria. Da metà dicembre a febbraio è sempre difficile respirare. Un fenomeno dovuto alle condizioni di forte stabilità atmosferica: queste giornate di sole, senza vento, sono causate dall´alta pressione. In situazioni normali i veleni riescono a disperdersi in alto, nell´atmosfera. Quando la pressione si alza, le polveri sottili rimangono intrappolate a quote più basse, sotto una cappa che le fa ristagnare». Se l´aria è irrespirabile anche quando le strade non sono assediate dal traffico, quanto influisce il riscaldamento sul livello degli inquinanti? «Influisce molto, tanto quanto il traffico. In questo periodo i milanesi sono fuori città, ma le caldaie continuano a funzionare. E nei prossimi giorni, se le condizioni atmosferiche non cambieranno, con il rientro in città dopo le vacanze natalizie, i livelli sono destinati a crescere inesorabilmente. Purtroppo è una condizione patologica che si ripete ogni anno, una nostra caratteristica». Cosa vuol dire? Lo smog sarebbe un male incurabile di Milano? È possibile che, oltre ad attendere il vento o la pioggia, non possa essere fatto niente per migliorare la qualità dell´aria? «No, la soluzioni ci sono, ma dobbiamo prendere provvedimenti sulle sorgenti di inquinamento, a cominciare dalle auto. Il rinnovamento del parco macchine è utile, come il blocco delle non catalizzate, ma questo non basta. È necessario fermare il traffico pesante, impedire a tir e camion di entrare in città. Senza dimenticare le caldaie: il passaggio dal gas al metano è fondamentale e, nelle situazioni più critiche, potremmo pensare anche di ridurre le ore in cui rimangono accese». Il 23 gennaio è in programma un´altra domenica di blocco del traffico. È una misura efficace? «La definirei una decisione suggestiva, ma prevedere mesi prima la data del blocco è totalmente inutile. Se allora i livelli fossero alti, basterebbe un po´ di vento nei giorni precedenti per spazzare via anche l´inquinamento». La programmazione non servirebbe, quindi. Ma anche quando la Regione stabiliva i blocchi di volta in volta, in base al superamento della soglia di allarme, erano tante le accuse che venivano rivolte al Pirellone. A cominciare proprio dalla mancanza di una vera politica dell´aria. Che cosa bisognerebbe fare? «L´unico mezzo per combattere veramente le polveri sottili è applicare quelli che noi chiamiamo \"modelli previsionali\": bisogna incrociare le previsioni atmosferiche con i dati della qualità dell´aria. In questo modo è possibile avere un quadro preciso anche con cinque giorni di anticipo. È in base a queste fotografie scattate regolarmente che vanno prese decisioni. Ma è fondamentale anche la semplice diffusione delle notizie: i milanesi devono sapere che cosa stanno respirando, perché è in gioco la loro salute. Senza contare che in questi casi è fondamentale l´educazione: lasciamo di più la macchina a casa e abbassiamo il riscaldamento in casa».