Blocchi e possibili alternative
05 January, 2005
Maurizio Da Re - Responsabile trasporti Legambiente Toscana Da questo mercoledì parte la vera novità dei nuovi blocchi antismog di Firenze: i divieti alle auto euro 1, catalizzate a benzina e diesel, oltre centomila auto immatricolate nella provincia prima del 1997. Secondo le stime di Arpat con questo blocco, che si aggiunge a quello dei non catalizzati, si dovrebbe ridurre del 28% le emissioni di PM10 e del 25% i volumi di traffico. Ma era proprio necessario arrivare a un provvedimento del genere? Da quest’anno una direttiva europea obbliga i comuni a non superare i 50 mg/m cubo di media giornaliera di PM10 per più di 35 giorni l\'anno e sarà molto impegnativo per Firenze raggiungere questo obiettivo, visto che nel 2003 i giorni di superamento erano ben 80. Era quindi indispensabile prendere misure più forti di quelle adottate finora, anche perche, seppur la norma non preveda sanzioni specifiche, qualche giudice scrupoloso potrebbe sempre contestare ai sindaci i limiti massimi stabiliti per legge e qualche reato specifico, come lesioni colpose. In parallelo ai divieti la Regione e i Comuni devono aumentare l’impegno per incentivare il ricambio accellerato dei veicoli inquinanti, pubblici e privati, con veicoli a basse o zero emissioni: dai ciclomotori ai furgoni e bus elettrici, dai veicoli a gas ai ciclomotori euro 2 a quattro tempi, dalle auto a benzina euro 4 alle auto ibride, limitando il più possibile la diffusione di nuovi veicoli diesel. Ovviamente sarebbero indispensabili notevoli risorse e altre iniziative per favorire il trasporto pubblico e la mobilità sostenibile, mentre interventi come il car sharing e le piste ciclabili dovrebbero diventare importanti nelle politica di mobilità urbana, per ridurre l\'uso dei mezzi privati. Esiste anche un problema di applicazione e di rispetto della nuova misura antismog. Così come è importante che tutti i Comuni dell’area fiorentina si impegnino in questo nuovo provvedimento, anche favorendo e incentivando forme di mobilità alternative verso i centri e le aree commerciali presenti nel loro territorio. Altrimenti il rischio è che si adotti una misura antismog di fatto all\'avanguardia in Italia, ma poi la si vanifichi per scarsi controlli e per relative adesioni dei Comuni.