MILANO - È stata fatta una radiografia al nemico numero 1 dell\'aria
da Il Corriere della Sera del 20.01.2005
20 January, 2005
MILANO - È stata fatta una radiografia al nemico numero 1 dell’aria: il Pm10 a Milano supera del 67% i limiti indicati dall’Unione Europea per il 2005, presenta concentrazioni che possono essere pericolose per la salute, dal 50 al 90 per cento è causato dal traffico, soprattutto dai veicoli diesel che hanno emissioni da 20 a 100 volte superiori ai mezzi a benzina. L’ANALISI - I risultati emergono dal progetto «Pumi», il Particolato Urbano Milanese. È lo studio finanziato da Regione Lombardia, Arpa, Comune e Fondazione Lombardia per l’ambiente e presentato ieri per la prima volta nel corso di un forum sullo smog a Milano, organizzato al Corriere della Sera . I numeri sono chiari. La media annuale di Pm10 è di 67 microgrammi al metro cubo, contro i 40 fissati dall’Ue. Non solo: più della metà delle polveri sottili respirata in città è costituita dal Pm 2,5, le particelle più sottili considerate più pericolose per la salute perché penetrano a fondo nelle vie respiratorie. Ancora: sia il Pm 10 sia il Pm 2,5 sono costituiti per il 50 per cento da composti a base carboniosa, potenzialmente tossici. «I dati sono stati raccolti dal 1998 al 2002 - spiega Antonio Ballarin Denti, responsabile scientifico settore Aria e Clima della Fondazione Lombardia -. I valori sono superiori alle soglie fissate dalla normativa europea. Limiti che nel 2010 scenderanno a 20 microgrammi al metro cubo. Dopo il traffico, la seconda fonte di polveri sottili è il riscaldamento». IL PM10 DA TRAFFICO - A Milano (blocchi a parte) circolano almeno 68 mila veicoli diesel non catalizzati, immatricolati prima del 1993. «Si tratta principalmente di furgoni adibiti al trasporto merci - dice Bruno Villavecchia, direttore del settore Ambiente ed Energia dell’Agenzia Mobilità -. Il 51 per cento del Pm10 da traffico dipende dai camioncini che si muovono per le strade di Milano». A influenzare le emissioni è, poi, anche il sistema di guida: stop and go , velocità, fluidità del traffico. DOMENICHE A PIEDI - I blocchi fanno diminuire le polveri sottili dal 18 a 35 per cento. «È una riduzione percentualmente limitata perché vengono fermate solo le sorgenti primarie delle polveri fini - osserva Michele Giugliano, professore ordinario al dipartimento di Ingegneria ambientale del Politecnico -. I precursori del Pm10 (biossidi di azoto, l’anidride solforosa e l’ammoniaca, ndr ) si formano direttamente in atmosfera e restano sospese nell’aria anche in assenza di traffico». Il dato emerge da una ricerca ancora in corso: è il progetto «Parfil», il Particolato Atmosferico Fine in Lombardia, naturale prosecuzione del «Pumi». POLITICHE ANTISMOG - Il senatore Achille Cutrera, presidente del comitato scientifico della Fondazione Lombardia per l’Ambiente, ammonisce: «La Lombardia è all’avanguardia in Italia sia per il numero sia per la qualità di studi sull’inquinamento. L’importante è, poi, passare dalla teoria ai fatti». Ennio Rota, dirigente del settore Qualità dell’Ambiente della Regione Lombardia e presidente di Legambiente, assicura che gli studi non restano solo sulla carta. «I primi dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità sulla mortalità legata allo smog risalgono al 1999 - sottolinea -. I blocchi alla circolazione sono scattati proprio a partire da quell’anno». Di più: a fine dicembre il Consiglio di Stato ha confermato il divieto per gli impianti a olio combustibile e a carbone, deciso dalla Regione (che ha messo a disposizione incentivi per il passaggio alle caldaie a metano). «C’era anche la volontà di concedere finanziamenti per chi voleva cambiare il suo furgone diesel - sottolinea Rota -. Ma la politica delle buone intenzioni spesso è costretta a fermarsi di fronte alle normative che considerano questi incentivi contrari alla legge della libera concorrenza». Simona Ravizza Lombardia