Letti per voi - Siamo già al picco del petrolio?
Intervista al prof Andrea Martocchia da Il Manifesto del 2 aprile 2005
04 April, 2005
L'estrazione di petrolio ha raggiunto il suo limite»
Intervista allo scienziato Andrea Martocchia: «Nel mondo se ne discute apertamente, in Italia si sta zitti»
FR. PI.
Andrea Martocchia è un astrofisico che lavora all'Osservatorio astronomico di Strasburgo, membro del «Comitato scienziate-scienziati contro la guerra» e della sezione italiana dell'Aspo (Association for the Study of Peak Oil, www.aspoitalia.net/), associazione che riunisce scienziati ed esperti di varie discipline (fisici, geofisici, economisti, ecc) e che monitora a livello globale i problemi energetici; quelli petroliferi, in particolare.
Goldman Sachs, il 31 marzo, ha rivisto le proprie stime sul prezzo del petrolio nei prossimi anni, fissando un nuovo limite-shock: 105 dollari al barile. Cosa sta succedendo nella produzione petrolifera?
La notizia vera sta nel fatto che sia Goldman Sachs a dirlo. Che stia sopraggiungendo una crisi petrolifera non è più un segreto per nessuno. La novità è che ne parli un'agenzia egemone, tra le poche che determinano i mercati globali e le scelte dei governi. Soprattutto dopo l'occupazione dell'Iraq, l'imminenza del «picco» nella produzione petrolifera è stata riconosciuta e commentata in sedi importanti. Cito solo i dossier dell'Economist e di National Geographics, gli articoli di Paul Krugman sul New York Times e di Yves Cochet su Le Monde.
Le compagnie petrolifere rassicurano però sulla disponibilità di greggio per i prossimi 40 anni.
Il problema non è la disponibilità, ma l'impossibilità di aumentare la produzione. Per la prima volta nella storia ci troviamo davanti a una situazione per cui la produzione non può più crescere. E' spigato benissimo da Nicholas Sarkis su Le Monde Diplomatique (luglio 2004) o da un ex consigliere Usa, Matthew Simmons, che in febbraio ha ricordato come «l'estrazione saudita ha già raggiunto il massimo».
Perché i paesi produttori non riescono ad aumentare la produzione?
Si estrare petrolio già dappertutto. Ma la Terra ha una superficie finita; già tutta esplorata, a questo scopo. Si dice: occorrono più investimenti, per andare più in profondità, avere più efficienza per i pozzi esistenti. E' possibile, ma c'è un problema di costi. Ed è inoltre assodato che, anche su piazze petrolifere importanti, si riesce a produrre di più in percentuali minime, mentre la domanda cresce esponenzialmente. I cinesi, su questo piano, stanno appena accendendo i motori.
Insomma, sarebbe l'ennesima dimostrazione della «curva di Hubbert».
E' proprio questo il punto. La produzione petrolifera finora è stata sempre in crescita. Adesso siamo evidentemente al picco. A seconda delle stime, tra 20 o 30 anni la curva non potrà che essere a un livello inferiore a oggi. C'è chi ritiene che il picco sia già stato superato, altri che sta per esserci, altri ancora che è più lontano. Ma tutti concordano nel dire che entro il 2050 saremo certamente oltre il picco, anche tenendo conto delle stime ottimistiche più estreme. L'Aspo, che è un'associazione di ricercatori, lo prevede nel giro di pochissimo tempo.
I governi, su questo problema, racciono. Sottovalutano la situazioni o non hanno soluzioni a breve?
Non credo minimamente che i governi non ne siano al corrente. Può essere vero, ma solo in parte, in Italia; dove gli imprenditori hanno da sempre un'idea davvero strana di «interesse nazionale». In Francia, dove lavoro, c'è attenzione a moderare i toni, per non creare allarmismo inutile. Ma il problema del superamento dell'economia fondata sul petrolio è posto apertamente sui media più importanti, sui bollettini del Cnr. Quando il prezzo del greggio oscilla, i media francesi menzionano come causa l'impossibilità o la difficoltà di aumentare la produzione. Quelli italiani chiamano in causa un attentato in Iraq, oppure un incidente a una raffineria. Nessuno, qui, parla di questo limite strutturale», né chiarisce le dinamiche di lunga durata. Non è perciò credibile che nelle grandi sedi, dove si fa la politica internazionale, non se ne sia parlato; e anche a lungo.
Si parla delle fonti alternative. Quali sono immediatamente sfruttabili? Quali richiedono investimenti e ritorni a lungo termine?
E' universalmente riconosciuto che bisogna investire per avviare il prima possibile una produzione senza combustibili fossili. Il nucleare può essere una soluzione-ponte, ma di breve durata. E' opportuno investire su energie sostenibili, disponibili in loco, che non richiedano l'accesso a paesi che hanno la disgrazia di possederle, con il seguito di guerre e orrori che vediamo tutti i giorni. Occorre investire in sole, geotermia, acqua, maree, ecc. L'idrogeno prodotto da fonti fossili (gas, carbone) sposta il problema, ma non lo risolve. Bisogna capire che c'è un limite. Che la crescita infinita è impossibile fisicamente. Il che non vuol dire rinunciare allo sviluppo. Il risparmio energetico, per esempio, non vuol dire andare indietro. Significa solo arrestare la crescita di consumi dissennati, ad alto spreco di fonti energetiche non rinnovabili.