«Torino è arrogante vuol decidere da sola»
LA PROTESTA DEI SINDACI DEI COMUNI DELLA CINTURA
14 April, 2005
Giuseppe Legato
«Torino non vuole costituire l'Ato perché sarebbe in minoranza. E' un atto di prepotenza che non si può tollerare». I sindaci dei comuni della cintura sud-ovest di Torino che fanno parte del Covar 14 (consorzio di valorizzazione rifuti) non usano mezzi termini: «Nessuno si illuda di decidere le tecnologie legate all'inceneritore del Gerbido prima che l'Ato venga costituita. Sarebbe - aggiungono - un atto di sovranità di Torino che non siamo disposti ad accettare».
Laura Oliviero, 51 anni, sindaco di Piossasco è un po' l'anima di questa partita che ruota attorno agli inceneritori e alle discariche. L'atroieri - su preciso emendamento del suo comune - il Covar 14 ha stralciato dal bilancio l'investimento di 2 milioni di euro per la costruzione della discarica al confine con Volvera. Un passaggio politico che è un chiaro segnale verso la Provincia e il suo piano dei rifiuti. «Quattrocentomila tonnellate di spazzatura nel mio comune? Non se parla nemmeno» sbotta Oliviero. Anche il sindaco di Moncalieri Lorenzo Bonardi, presidente dell'assemblea dei sindaci ha ricevuto mandato di contattare tutti i presidenti degli altri consorzi per fare pressing sulla Provincia. Il suo pensiero è chiaro: «La maggioranza dei consorzi ha approvato lo statuto per la costituzione dell'Ato, manca solo Torino e qualcun altro». La partita non è di poco conto e i comuni hanno il timore che Torino possa essere determinante nelle scelte legate agli impianti e alle discariche. Il sindaco di Nichelino Giuseppe Catizone chiama in causa un problema di dignità della rappresentanza: «C’è bisogno - dice - di una governance che rispetti le istanze di tutti in cui nessuno sia decisivo e sovrano». Risultato? Il Covar si chiude a riccio e solleva problemi di competenze in materia di gestione e di attivazione degli impianti stessi. Il presidente del Consorzio, Giuseppe Massimino, spiega le sue ragioni: «Abbiamo tre discariche, Vinovo, La Loggia e Beinasco, che ci costano 1,3 milioni di euro l'anno, ma solo l'Ato può definirne il destino. E poi c'è l'impianto di valorizzazione di Piossasco finito e collaudato che non entra in funzione perché non abbiamo competenze in materia di attivazione. Solo l'Ato può decidere».