Carbusters, cacciatori di automobili
- da Il Manifesto del 07.07.2005
11 July, 2005
<b>Karima Isd</b>
Nella seconda metà di luglio Budapest ospita l'incontro del World Carfree Network, la Rete per un mondo senz'auto. Il cambiamento nei trasporti sarebbe il singolo fattore più importante per scongiurare i cambiamenti climatici e il Network, con il suo sito <a href="http://www.worldcarfree.net">www.worldcarfree.net</a> e con la rivista Carbusters offre spunti ed esempi a politici, architetti, insegnanti e professori, studenti, amministratori locali e cittadini impegnati. Chiedendo anche ai lettori di contribuire, inviando esempi e situazioni interessanti di «caccia all'auto», dalle grandi città fino agli ecovillaggi. Numerose le curiosità da tutto il mondo. Chi sapeva che in Swaziland sta crescendo un sentimento anti-auto, o quantomeno anti-limousine del re? Gli attivisti swazilandesi pro-democrazia hanno accusato sua maestà di tenere di più al lusso che al benessere del popolo. Per «discrezione» erano state vietate le fotografie alle regali auto, ma alcuni fotografi sono riusciti a immortalare l'ultimo acquisto, una Mercedes Benz S600 V12.
All'estremo opposto, non tanto geografico quanto socio-economico, ecco la lotta per preservare il diritto dei risciò a pedale di circolare per le strade della superintasata capitale del Bangladesh, Dhaka. E' stata questa una vittoria del World Carfree Network: in seguito alle pressioni, la Banca mondiale in persona ha lasciato cadere il proprio sostegno al progetto di proibizione delle bici-risciò (che, soprattutto in un luogo piatto come Dhaka, sono cosa ben diversa dagli inumani risciò a corsa tuttora presenti nella non lontana Calcutta). Alla fine le autorità locali hanno rimandato il divieto a data da destinarsi. Sempre in Bangladesh, secondo la Bbc, si stanno importando asini indiani per il trasporto delle merci in zone collinari; però non è per ecologia, è per risparmiare sulla costruzione di strade.
Intanto in Germania l'associazione di pedoni Fuss («Piedi», www.fuss.ev.de) è arrivata ai suoi primi venti anni. Era stata fondata per protestare contro il restringimento dei marciapiedi per ricavarne altri parcheggi e in effetti mentre negli anni `60, nel paese, i pedoni avevano diritto a 1,5 metri di marciapiede, ora la media è di 2,5. Una delle prime attività di «Piedi», nel 1985, furono le azioni contro i tunnel sottoterra che pure dalle autorità erano considerati «amici dei pedoni». Protesta invece contro la privatizzazione e l'occupazione della campagna a vantaggio di strade e auto (e supermercati) il gruppo ceco «Pravo na krakinu» (Diritto alla campagna) che di recente ha organizzato una mostra in una galleria di Praga: foto di paesaggi con la scritta «in vendita», barattoli chiamati «passata di bosco» e fette di legno dipinte chiamate «torta d'albero».
Dal canto suo Parigi sta considerando il divieto di circolazione delle auto nei quattro arrondissements centrali: iniziando nel 2007 a limitare la velocità a 30 km, a restringere diverse strade, a creare ai lati molte piste ciclabili; per arrivare nel 2012 a permettere l'ingresso nei quattro quartieri centrali solo ai residenti o per circostanze eccezionali (visite ospedaliere, taxi, ambulanze, furgoni per consegne). Del resto con una simile rete metropolitana ci si chiede perché qualcuno usi ancora mezzi di trasporto privati...
Ma è soprattutto alla Cina che si deve guardare. Secondo le autorità, un milione di cinesi sono passati a bici e scooter elettrici e per le Olimpiadi del 2008, il paese spera di sostituire migliaia di mefitici bus diesel con modelli elettrici; meno male per l'aria cittadina, anche se non per l'effetto serra vista l'origine fossile dell'elettricità usata. Ma non basta: gli standard cinesi di efficienza (chilometri per litro) sono superiori alle prestazioni della maggior parte delle auto made in Usa, che dovranno adeguarsi. E che stanno intentando cause a quelle città statunitensi che vanno controcorrente rispetto a Bush e impongono all'industria di ridurre fino al 25% le emissioni di gas serra delle auto.