Esposizione universale 2015: ultima chiamata
Ancora da definire il futuro dell'area dopo il 2015. Si cerca di costruire un marketing territoriale. È difficile "credere" all'evento. L'inchiesta del Corriere sullo status di Expo 2015 - da Corriere.it del 15.02.2013
17 February, 2013
di Elisabetta Soglio
Expo mette tutti d'accordo. Con la decisa eccezione di Silvana Carcano del Movimento 5 Stelle, che chiede si rinunci all'esposizione anche a costo di pagare la penale prevista dal Bureau International des Expositions, gli altri candidati Governatore pensano che quella del 2015 possa essere un'opportunità per la Lombardia e il Paese. Già. Ma chi verrà eletto, prima di tagliare il nastro della grande kermesse, avrà una serie di questioni aperte da risolvere e la più spinosa pare essere quella del dopo-Expo.
Tante idee, poca concretezza
Tramontata, infatti, l'idea dell'orto botanico da regalare alla città, per rispettare e lasciare in eredità un messaggio legato al tema scelto (Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita), sono spuntate diverse ipotesi: dal parco tecnologico allo stadio, dalla cittadella della giustizia a uno spazio da costruire dedicato ai giovani e all'innovazione. Di atti concreti se ne sono visti pochi: l'Inter ha mosso i primi passi per valutare se l'area potrebbe essere adatta ad ospitare il proprio impianto sportivo; la Camera di Commercio ha ufficializzato la disponibilità a collocare alcune attività di ricerca e trasferimento tecnologico all'interno del Palazzo Italia, struttura ancora da progettare. Più nulla. E sulla decisione da prendere in tema di legacy, eredità, incombono gli spettri di altre esposizioni che si sono concluse lasciando cattedrali nel deserto in zone mai più riutilizzate di importanti città, come nel caso di Siviglia.
Il punto di partenza è l'accordo di programma sottoscritto dai soci pubblici e dalla Fiera: le aree su cui sorgeranno i padiglioni sono di proprietà della società Arexpo, costituita e insediata proprio in Regione, che le ha cedute a Expo spa in diritto di superficie e che dovranno essere riconsegnate entro il 30 giugno 2016: perché, se l'esposizione chiuderà i battenti il 31 ottobre, si lascia alla società di gestione il tempo per smontare tutte le installazioni, a meno di altri accordi. Unici punti fermi sono la destinazione del 56 per cento dell'area a verde e il limite massimo fissato alle volumetrie, che autorizzerebbe fino a 400 mila metri quadrati di superficie lorda pavimentata. Ma il progetto complessivo?
Infrastrutture in alto mare
La Regione coordina il Tavolo Lombardia che sovraintende agli interventi infrastrutturali decisi per Expo. E giusto quindici giorni fa il vicepresidente di Assolombarda, Giuliano Asperti, ha lanciato l'allarme: «Solo sei opere su venti verranno concluse in tempo per l'apertura dei cancelli». Non ci saranno, ad esempio, la Pedemontana e la Tem, né saranno completate la M4 e la M5, tanto per citare gli interventi più noti e citati.
Il problema è soprattutto legato ai fondi: all'ultima riunione del Tavolo Lombardia è stato fatto un aggiornamento dei costi che prevede un investimento da oltre 11 miliardi di euro, ma ogni volta c'è un intoppo. Ci sono problemi per finanziare la seconda tratta della linea Lilla (la prima è stata inaugurata la scorsa domenica) e sono ancora lievitati i costi della linea 4 che dovrebbe collegare Linate a Lorenteggio e che per Expo porterà i turisti (forse) solo da Linate alla stazione di Forlanini, dove si incrocia con il Passante: ammesso, però, si trovino i 300 milioni di euro di aggiornamento costi appena consegnato dal costruttore (i gruppi Impregilo e Astaldi).
Un marketing timido
Il segretario del Bie, Vicente Loscertales, lo ha ripetuto in ogni occasione. Bisogna far conoscere meglio l'Expo al nostro Paese. Già, perché il paradosso è che, a fronte di un grande interesse di molti Paesi del mondo, alcuni dei quali stanno già facendo nei loro confini promozione in vista del 2015, in Italia e in Lombardia ancora non si è visto il fermento che qualcuno auspicava. L'amministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala, usa il paragone con l'Olimpiade: «Il turista che va a questa manifestazione, si muove per passione sportiva. Nel caso del nostro Expo, la molla per chi non è operatore del settore può essere solo quella della curiosità. E la curiosità va sollecitata offrendo, oltre alla visita ai padiglioni, anche il prodotto Lombardia e il prodotto Italia». Un messaggio chiaro, rivolto soprattutto agli operatori dei settore del turismo, della ricettività, della ristorazione. Ancora Sala: «Quello di cui hanno bisogno albergatori, ristoratori e taxisti è prolungare il tempo di permanenza in città e per fare questo bisogna creare eventi e occasioni perché la gente si fermi».
Per Expo si aspettano 20 milioni di visitatori, di cui almeno un terzo saranno stranieri. Uno studio dell'università Bocconi assicura che, solo a livello turistico, per il nostro Paese nei sei mesi di esposizione si potrà generare un fatturato di 5 miliardi di euro. «La nostra sensazione - conclude Sala - è che la Regione e il Paese dovrebbero puntare soprattutto sul settore enogastronomico, che è uno dei fiori all'occhiello e che sta già muovendo un mondo cui si guarda con interesse straordinario: penso a Slow Food, ai grandi chef italiani diventati star internazionali, penso alle trasmissioni tivù e ai libri scritti e venduti. Questo è sicuramente per noi un punto di forza e potrebbe dare maggiore successo all'evento».
Ci sono poi progetti che riguardano le scuole e scuole che hanno subito intuito l'importanza di Expo. Il Liceo Linguistico Manzoni, ad esempio, sta già partecipando «attraverso la formazione di 60 studenti - come spiega il preside Giuseppe Polistena - che hanno seguito le prime manifestazioni di accoglienza dei rappresentanti dei Paesi partecipanti: e il tema di Expo sarà inserito nella programmazione di tutte le materie».
Il commissario ad personam
La vicenda del commissario generale resta sullo sfondo. Se è vero che la nomina di Roberto Formigoni è ad personam e non legata al suo ruolo di numero uno della Regione, lo stesso presidente ha già anticipato che rinuncerà a questo incarico in caso di vittoria del centrosinistra. Quanto invece all'ipotesi di una affermazione del centrodestra, Roberto Maroni ha spiegato l'altro giorno al Corriere.it la sua intenzione di non cambiare il commissario (decisione che dipende dal Governo, ma che viene sicuramente condizionata dagli input dei principali soci di Expo, Regione e Comune). Apriti cielo. L'altro commissario di Expo, il sindaco Giuliano Pisapia che ha avuto dal Governo i poteri straordinari ha dato subito l'altolà: «Non può rappresentarci all'estero una persona indagata per reati gravi».