Acceso l’inceneritore bruciati i primi rifiuti
Ma sul nuovo assetto di Iren molti dubbi in Comune - da La Stampa del 25.04.2013
26 April, 2013
Andrea Rossi
Non se n’è accorto nessuno. L’inceneritore del Gerbido è stato acceso, ha effettuato i test, ha bruciato già duemila tonnellate d’immondizia e prodotto energia. L’hanno avviato qualche giorno fa, senza dire niente a nessuno, cosa che ha scatenato le polemiche dei comitati contro il termovalorizzatore: «Hanno detto che c’era il rischio di disordini. È un precedente grave, che mette ulteriormente in dubbio la fiducia dei cittadini», spiega il coordinamento No Inceneritore.
Via ai test Il fatto, al di là del mancato avviso, è anche un altro: il forno che brucerà 421 mila tonnellate d’immondizia l’anno è è partito senza che nessuno se ne accorgesse. Chi lo contesta aveva detto che l’impianto avrebbe fatto rumore, prodotto cattivi odori e fumi. Niente di tutto ciò, almeno per ora. «E anche le emissioni, monitorate dall’Arpa, sono perfettamente nei parametri», spiega Paolo Foietta, presidente dell’Ato, l’autorità dei rifiuti. I test sono tutti positivi. La quantità di rifiuti bruciata crescerà: si comincerà con 6 mila tonnellate al mese, per poi arrivare fino a 14 nel primo anno di rodaggio.
L’obiettivo era avviare il forno entro il 30 aprile, requisito essenziale per ottenere i certificati verdi, gli incentivi del governo per chi produce energia elettrica da fonti rinnovabili (sembrerà strano, ma gli inceneritori rientrano tra le fonti rinnovabili). Il temuto ritardo non c’è stato. «Merito del lavoro di Trm e dell’apporto decisivo dei nostri tecnici», spiega Roberto Garbati, l’amministratore delegato di Iren che a dicembre ha rilevato l'80% di Trm, la società che gestisce l’impianto.
Dubbi in Comune su Iren Garbati ieri era in Comune per partecipare alla commissione Partecipate, presieduta da Alessandro Altamura. Lì sono emersi i dubbi sul riassetto del gruppo, la cui maggioranza è di Torino, Genova e una serie di comuni emiliani. La società, finora gestita in modo tale da garantire gli equilibri tra i territori, assumerà un profilo più manageriale. Secondo molti Torino potrebbe perdere influenza. Garbati non commenta. Si limita a spiegare: «Ho fornito le mie valutazioni al sindaco: il piano può essere migliorato». Come? Garbati non lo dice, ma i nodi da sciogliere sono molti e sono al centro del dibattito, soprattutto nel Pd: la distribuzione delle cariche di vertice (oggi a Torino spetta l’amministratore delegato); lo scorporo delle reti dall’energia, cosa negativa per Torino che ha il teleriscaldamento e gestisce insieme rete e distribuzione del calore. C’è poi un punto politico, sottolineato dal capogruppo del Pd Lo Russo: «Il nuovo statuto va approvato da tutti i consigli comunali: vorremmo che ci fosse un coordinamento». Il timore è una fuga in avanti di Torino, mentre altrove magari si procede più lentamente o non si procede proprio. La contrarietà di Parma è nota, ma anche a Genova i dubbi sono molti. Il vicesindaco Dealessandri invece spinge sull’acceleratore: «Entro il 7 maggio lo statuto va approvato. Senza Iren farà fatica a stare sul mercato». Ultimo capitolo, la levata di scudi contro Paolo Cantarella, l’ex manager Fiat indicato nel gruppo di saggi che ha lavorato al riassetto di Iren. Pd, Sel e tutti gli altri gruppi in Comune temono che venga nominato ai vertici di Iren; Fassino ha già smentito. Ma la maggioranza ha comunque pronta una mozione. Dirà più o meno così: chi ha lavorato alla nuova governance non può essere nominato.