Ilva, pm milanesi sequestrano beni alla famiglia Riva per oltre un miliardo di euro
I fratelli Riva avrebbero hanno occultato all'estero la reale disponibilità finanziaria dell'Ilva. Il sequestro preventivo è di 1,1 miliardi di euro. Legambiente: «Il denaro sia investito nel risanamento dello stabilimento di Taranto». Fondo Antidiossina e Peacelink: «Sbagliato aiutare Riva»
22 May, 2013
I fratelli Emilio e Adriano Riva sono indagati a Milano per trasferimento fittizio di beni, truffa ai danni dello Stato, evasione fiscale e riciclaggio. Secondo l'accusa del GIP di Milano e in base a quanto riportato da agenzie di stampa, i Riva avrebbero, mediante operazioni fra l'Italia e l'estero, occultato la reale disponibilità finanziaria dell'Ilva.
La Guardia di Finanza sta eseguendo un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Gip di Milano e relativo a immobili, titoli e disponibilità finanziarie per oltre 1,1 miliardi. Secondo l'accusa le disponibilità finanziarie sarebbero state create sottraendo soldi all'Ilva. Sono in corso anche una serie di perquisizioni a carico dei Riva e di alcuni professionisti.
Ilva: Legambiente: «I giudici di Milano bloccano paradiso fiscale dei Riva. Il denaro sia investito nel risanamento dello stabilimento di Taranto»
In merito al sequestro disposto dai giudici di Milano nei confronti di un patrimonio pari a un miliardo e duecento milioni di euro riconducibile ai Riva, i proprietari dell'acciaieria Ilva, Legambiente è perentoria. «Questo denaro vada immediatamente investito nel risanamento dello stabilimento ILVA di Taranto - dichiarano Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia e Lunetta Franco, presidente del Circolo di Taranto dell’associazione - per il quale attendiamo da mesi senza esito un piano industriale adeguato alle necessità di interventi imposti dall’AIA. L’Ilva continua a non adempiere alle prescrizioni, a chiedere proroghe su proroghe. Adesso una parte dei soldi ci sono e devono essere utilizzati a Taranto».
Il Fondo Antidiossina diretto da Fabio Matacchiera e Peacelink d Alessandro Marescotti, hanno ricordato che « solo pochi mesi fa, in Parlamento, veniva approvata trasversalmente, da quasi tutti i partiti, una legge per fermare la Magistratura e autorizzare l'Ilva a produrre con gli impianti ritenuti inquinanti e posti sotto sequestro».
«Alla luce di questi ulteriori e gravi sviluppi, risulta ancora più inquietante che sia diventata legge dello Stato una legge "ad hoc" per un'azienda i cui proprietari sono oggi indagati per truffa ai danni dello stesso Stato. Aiutare Riva si e' rivelato un clamoroso autogol dello Stato. Questi ingenti capitali devono ora ritornare a disposizione della città di Taranto per sanare i gravi danni causati in tutti questi anni, molti dei quali, purtroppo, saranno certamente irreparabili».
«Infine, ci chiediamo con preoccupazione quanto ancora dobbiamo
aspettare affinché il sindaco Ippazio Stefano presenti una formale citazione di risarcimento per i danni causati dall'Ilva, cosi' come accertato dalla sentenza della Cassazione dell'ottobre 2005 sui parchi minerali».