Ilva, giuristi al lavoro: si cerca una soluzione entro il 5 giugno
Per una soluzione sull'intricato caso Ilva serve ancora qualche giorno. Non ci sarà nessun decreto del Consiglio dei ministri in giornata, ma i giuristi sono al lavoro per trovare una soluzione che consenta di salvaguardare il risanamento ambientale e la continuità produttiva. Convocata un'assemblea dei soci il 5 giugno
31 May, 2013
Per una soluzione sull'intricato caso Ilva serve ancora qualche giorno. Non ci sarà nessun decreto del Consiglio dei ministri in giornata, come ha spiegato il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando al termine dell'incontro, oggi a palazzo Chigi, fra governo e parti sociali.
Una riunione in cui "è emersa una unità di intenti per assicurare risanamento ambientale e continuità produttiva" ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi, ma in cui il governo - hanno riferito i sindacati - non ha "delineato una soluzione determinata e univoca", assicurando che arriverà prima del 5 giugno, quando è convocata l'assemblea dei soci dell'azienda, dopo le dimissioni del cda sabato scorso.
Il giorno del provvedimento "più efficace", che sarà "nel rispetto delle decisioni della magistratura" ha spiegato Patroni Griffi, potrebbe essere martedì prossimo, 4 giugno, quando il premier Enrico Letta riferirà alla Camera sulla crisi dell'Ilva, come richiesto stamattina dai parlamentari pugliesi del Pdl. Dunque, martedì potrebbe essere convocato un cdm straordinario per il via libera al decreto.
I giuristi stanno cercando la forma migliore per 'integrare' la legge 231 (cosiddetta 'Salva Ilva'), che imponga le misure di risanamento contenute nell'Aia, visto che dalle ispezioni è emerso che la proprietà non le ha applicate tutte come prescritto. La legge evoca il commissariamento, ha detto orlando, ma "non è ben definito".
Un "commissariamento temporaneo dei vertici limitato all'attuazione dell'Aia" è la richiesta del Garante dell'attuazione dell'Autorizzazione, Vitaliano Esposito che in una lettera al premier Letta e ai ministri Zanonato (Sviluppo economico), Orlando e Lorenzin (Salute), spiega che oggi il polo sigerurgico è una "nave senza nocchieri in gran tempesta", dopo le dimissioni da 34 fra tecnici, ingegneri capi e dirigenti perché, dicono, non ci sono più le condizioni per andare avanti dopo il decreto di sequestro di beni per equivalente della Riva Fire, sino ad un massimo di 8,1 miliardi, firmato dal gip di Taranto Patrizia Todisco.
La soluzione allo studio, aveva confermato in mattinata Zanonato, è un commissario unico o un commissario ad acta per il risanamento, con l'azienda che continua a gestirsi. Ma la strada di un commissario non piace al Pdl e anche se limitato al solo risanamento ambientale dovrebbe essere concordato con l'Ilva. E non piace anche a Confindustria, che chiede che la gestione resti in mano agli imprenditori o ai loro rappresentanti.
I sindacati avvertono che la tensione sta salendo e chiedono la piena applicazione della legge dicendosi anche favorevoli al commissariamento, purche' siano tutelati posti di lavoro, salute e ambiente. Per il commissariamento si schiera invece il governatore della Puglia, Nichi Vendola, perche' ''la proprieta' non e' stata un interlocutore affidabile'' ed ''e' difficile immaginare che chi ha operato per conto della famiglia possa operare per conto dello stato nel commissariamento''.
Il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, infine, ribadisce che "il sequestro dei beni e dei conti correnti rende molto difficile realizzare gli investimenti che possano dare attuazione all'Aia, e rende piu' difficile alimentare l'attività quotidiana dello stabilimento".