Condizionatori a 24 gradi, D'Agata (Sportello dei diritti): «I cittadini segnalino le infrazioni alle autorità locali»
La nuova norma che vieta temperature al di sotto dei 24 gradi negli edifici condizionati rischia di restare lettera morta? Oppure è realistico pensare che ci saranno controlli e sanzioni? Eco dalle Città ne parla con Giovanni D'Agata, fondatore e presidente dello Sportello dei Diritti
05 July, 2013
Aria condizionata “limitata” per legge: il 12 luglio prossimo andrà in vigore un decreto che vieta di raggiungere temperature inferiori ai 24 gradi centigradi (temperatura media calcolata considerando tutti gli ambienti dell'edificio, ndr) negli edifici climatizzati. È realistico che la norma venga applicata, oppure rischia di restare lettera morta? Come possono i cittadini pretenderne in qualche modo il rispetto? Eco dalle Città lo ha chiesto a Giovanni D'Agata, fondatore e presidente dell'associazione Sportello dei Diritti.
La normativa nazionale prevedeva già dei limiti massimi alla temperatura interna delle abitazioni durante i mesi invernali, ma l'applicazione delle regole è sempre stata difficile: crede che le nuove norme in materia, con l'indicazione di una temperatura minima per li ambienti climatizzati, saranno effettivamente applicate?
La questione dell'introduzione "per legge" di un range delle temperature negli immobili nasce dalla necessità di porre un limite agli eccessi e agli sprechi che purtroppo non hanno conosciuto limiti negli ultimi tre decenni per la scarsissima sensibilità ambientale registratasi in Italia prima che si diffondesse il concetto, sacrosanto, di risparmio energetico. E' ovvio che una normativa che stabilisca dei massimi e dei minimi a seconda che si tratti del periodo estivo o invernale anche all'interno delle mura domestiche pone dei problemi di verifica del rispetto della legge stessa, ma ha anche un forte valore persuasivo perché vuol dire che lo Stato e per esso gli enti locali cui è demandato il controllo, s'impegna a far mutare la tendenza di una larga fetta dei cittadini ad essere fuori da ogni misura, attraverso l'introduzione di una normativa puntuale che prevede sanzioni in caso di violazione. E' dunque una sfida di uno Stato che vuole invertire la rotta ad interessarci e a stabilire che finalmente, dopo anni in cui si è concesso di tutto, si arriva a ragionare di rispetto ambientale che è un concetto strettamente connesso con quello che richiamavamo di risparmio energetico.
Come può comportarsi un cittadino che scopre che, in un ambiente pubblico (ufficio, negozio, etc) i limiti non vengono rispettati?
Civiltà vorrebbe che tali comportamenti fossero immediatamente segnalati alle autorità individuate su base locale cui spetta il controllo e l'applicazione della relativa sanzione. A volte è sufficiente una telefonata per far cambiare idea a chi non rispetta le regole necessarie per preservare il nostro futuro e quello dei nostri figli.
Sulla base delle attività dello Sportello, ritiene che una norma del genere fosse effettivamente necessaria?
Purtroppo siamo costretti a dire di sì. Perché, come detto, nel nostro Paese è ancora troppo scarsamente diffusa una sensibilità ambientale tale da rendere marginale un fenomeno che al contrario è diffuso da Pantelleria sino a Trento quale quello dello spreco e del mancato contenimento delle temperature all'interno degli ambienti privati e troppo spesso anche quelli pubblici. Noi come associazione abbiamo ricevuto in passato segnalazioni da ogni parte del Paese di tale tipo di comportamenti negli uffici della PA che in quanto poco controllati in tal senso, sono diventati la normalità
Il limite indicato (24 gradi) le appare adeguato agli obiettivi di risparmio energetico che la legge intende perseguire?
Con le nuove tecnologie e gli impianti di climatizzazione di ultima generazione che hanno ridotto notevolmente l'utilizzo di energia per il loro funzionamento la temperatura individuata è assolutamente in linea con la ratio della normativa.
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