Service Tax e illuminazione, Falchi (CieloBuio): «Appello perché sia un'occasione per eliminare gli sprechi»
Il presidente dell'associazione CieloBuio approfitta della nuova Service Tax per rilanciare l'appello per una illuminazione pubblica più razionale e meno sprecona. L'intervista rilasciata ad Eco dalle Città
09 September, 2013
Con l'entrata in vigore della nuova Service Tax, gli italiani pagheranno (quasi) direttamente i costi per l'illuminazione pubblica, che rappresenta una delle voci della tassa appena introdotta in sostituzione dell'Imu. Secondo Fabio Falchi, esperto di inquinamento luminoso e presidente dell'associazione CieloBuio, questo cambio di prospettiva rappresenta un buon momento per rilanciare l'appello contro gli sprechi in tema di lampioni. Eco dalle Città lo ha intervistato per approfondire la questione.
Una quota della nuova Service Tax andrà a coprire i costi per l'illuminazione pubblica: cosa cambia per i cittadini?
Nella sostanza non molto, perché i costi sono a carico della collettività anche oggi, per quanto molti non ne abbiano una percezione chiara. Continueremo a trovarci di fronte a un vero e proprio paradosso: anche se la legge italiana prevede l'applicazione del principio del “chi inquina paga”, i cittadini non solo subiscono l'inquinamento luminoso, ma devono anche pagare per continuare ad alimentarlo.
Il nuovo sistema di tassazione, però, potrebbe aiutare a fare maggiore chiarezza sui costi del servizio.
In effetti, potrebbe essere un'occasione per migliorare la consapevolezza dei cittadini in tema di spese e sprechi legati all'illuminazione pubblica, anche se il costo di questo servizio finirebbe comunque in un calderone più ampio. Se non altro, i cittadini avrebbero più chiaro che sono loro a pagare per i lampioni, e questo potrebbe iniziare a fare la differenza.
In che senso?
Sono convinto che se ogni cittadino dovesse pagare direttamente i costi del lampione fuori casa propria, invece che sostenerne la spesa in modo indiretto, il 90% degli italiani spegnerebbe il “proprio” punto luce quando va a dormire. Se paghi direttamente qualcosa, cambia la tua consapevolezza degli eventuali sprechi.
E dal punto di vista delle amministrazioni, invece, cosa può cambiare con la Service Tax?
Anche in questo caso dovrebbe aumentare la consapevolezza dei costi: ogni singolo Comune vedrà ancora più chiaramente che quella dell'illuminazione pubblica è una delle voci di spesa più onerose e fuori controllo. I costi per il lampioni sono aumentati moltissimo negli ultimi anni, non solo per l'incremento del prezzo unitario dell'energia elettrica quanto, soprattutto, perché illuminiamo molto di più rispetto, ad esempio, a trent'anni fa, quando tra l'altro non eravamo assolutamente al buio.
Per voi di CieloBuio, invece, è una occasione per rilanciare il vostro appello a illuminare meno.
Meno e meglio, direi, come fanno molti nostri vicini europei, a cominciare da tedeschi e inglesi. Un appello che già la scorsa primavera aveva raccolto molte adesioni da parte di accademici ed esperti del settore.
Anche la Francia, dove da luglio scorso è stata limitata l'accensione delle luci esterne e interne di uffici e negozi, può rappresentare un esempio da seguire?
Sicuramente le nuove regole introdotte da Parigi rappresentano un primo segnale di una possibile inversione di tendenza. In questa fase occorre ancora nuotare controcorrente, ma il cambiamento è possibile. Le persone capiscono in fretta, se gli si spiegano bene le cose e viene data loro la possibilità di comprendere.