“Vendere il controllo di Gtt è una decisione molto pratica”
Giusi La Ganga, neo consigliere comunale del Pd: «Non c'è alternativa alla cessione dell'80% di Gtt per poter proseguire nella riduzione del debito mantenendo il welfare. «Il Comune ha un contratto di servizio, una posizione di condizionamento e influenza, il privato non potrà fare ciò che vuole» - da La Repubblica del 23.09.2013
23 September, 2013
Diego Longhin
«La vendita dell’80 per cento della proprietà di Gtt non è un problema ideologico, ma pratico, molto pratico. E se siamo arrivati a questo punto, la questione ha radici lontane». Giusi La Ganga, neo consigliere comunale del Pd, è fra i disponibili a discutere di cedere la quota di controllo dell’ex azienda municipalizzata dei trasporti.
Perché ora non c’è altra soluzione alla vendita dell’80 per cento?
«Non si ha alternativa perché è tardi. Perché in Italia, quando si poteva fare, non si è fatta una politica di aggregazione dei servizi pubblici, creando campioni nazionali. Solo sul fronte dell’energia si sono fatti dei passi, tant’è che oggi non avremmo problemi se il Comune di Torino fosse socio di una “Iren dei trasporti”. Un’inerzia che ora, scoppiata la crisi finanziaria dei Comuni, mette le amministrazioni di fronte ad un’unica strada: la cessione».
Torino ha tentato le nozze con Milano proprio sui trasporti, esperimento che abortì. Perché?
«Torino aveva cercato di percorrere questa strada già con Chiamparino, ma le due città vennero lasciate sole. Su questo tema se non c’è una politica nazionale, che ti permette di realizzare operazioni industriali con una certa tranquillità finanziaria, si rischia di non raggiungere l’obiettivo».
L’unica strada è quella della cessione all’80?
«Se sei indebitato, se vuoi proseguire nella virtuosa e preziosa operazione di riduzione dello stock del debito, mantenendo al contempo i servizi, ad iniziare dal welfare, sì. E anche in questo caso non è un problema ideologico, ma pratico. E in una fase di gara, per un’amministrazione, è meglio avere il maggior numero di competitori possibili».
Trame e bus sono un servizio di base per i cittadini: un privato non può decidere di cambiare linee o ridurre chilometri senza porsi tante domande?
«Il Comune ha un contratto di servizio, una posizione di condizionamento e influenza, quindi il privato non può fare ciò che vuole. Insomma, dall’oggi al domani non può tagliare una linea. Anche perché la rete rimane pubblica e il servizio, dopo un po’ di anni, viene rimesso a gara. Il privato che arriverà deve riconquistarla la gestione. Non è una situazione catastrofica».
Allora perché i sindacati sono in subbuglio?
«Gtt è un’azienda molto sindacalizzata e politicizzata, basta vedere quanti autisti diventano scrutatori a ridosso delle elezioni».
Sel non è d’accordo. Cosa ribatte?
«Sel ha espresso più volte una posizione che non trovo oscena. Affrontiamo questo nodo in modo pacato, si può fare sintesi, trovando convergenze e una risposta che accontenti tutta la maggioranza. Credo che la sinistra, Sel compresa, sia chiamata a dare soluzioni moderne alle questioni difficili».
Per ora dicono «no». Strategia?
«Se è un «no» che ha come obiettivo l’uscita dalla maggioranza nessuno può farci nulla. Ma il problema non è Gtt. Qualsiasi argomento, se uno ha scelto di rompere, può diventare la causa scatenante. Io non me lo auguro, apprezzo la serietà dei due consiglieri di Sel. Il loro apporto è utile, anche se non sempre condivisibile, ma una maggioranza ad ampio spettro ha una sua ragion d’essere».