"Ilva, l'Italia ha fallito": il Commissario all'Ambiente Potocnik sulle (troppe) infrazioni italiane
Potocnik: "L'Italia ha il numero più alto di infrazioni per l'ambiente in Ue. Le autorità italiane hanno avuto molto tempo per garantire che le disposizioni ambientali per l'Ilva di Taranto fossero rispettate. Si tratta di un chiaro esempio del fallimento nell'adottare misure adeguate per proteggere la salute umana e l'ambiente"
Dall'Ilva ai rifiuti campani e del Lazio, in un'intervista all'ANSA il commissario Ue all'Ambiente Janez Potocnik parla del primato negativo dell'Italia per procedure di infrazione e spiega come l'Europa sia pronta ad aiutare per risolvere un problema che ormai si configura come "sistemico".
"L'Italia ha il numero più alto di infrazioni per l'ambiente in Ue, e nella maggior parte dei casi è perché la normativa non è stata messa in atto secondo gli accordi presi. La responsabilità di applicare la legge comunitaria in Italia è condivisa dalle autorità nazionali, regionali e locali, e per questo è molto importante assicurare una stretta collaborazione tra tutti i livelli fin dalle prime fasi, per mettere in atto la normativa con successo", spiega il commissario nel giorno in cui una lettera di messa in mora (primo step della procedura di infrazione) per l'Ilva di Taranto è partita alla volta di Roma su sua raccomandazione.
"Le autorità italiane hanno avuto molto tempo per garantire che le disposizioni ambientali per l'Ilva di Taranto fossero rispettate. Si tratta di un chiaro esempio del fallimento nell'adottare misure adeguate per proteggere la salute umana e l'ambiente", afferma senza mezzi termini e aggiunge: "Spero che le buone intenzioni del governo che mi sono state espresse dal ministro dell'Ambiente Andrea Orlando a New York siano provate con passi e azioni concrete". D'altra parte osserva: "Non vediamo l'ora di discutere con l'Italia su come i problemi dell'Ilva di Taranto possano essere risolti. Noi siamo pronti ad aiutare" anche mettendo a disposizione una task force di esperti che possono contribuire a trovare le migliori risposte a problemi che in Italia appaiono ormai "sistemici".
E tra le situazioni più gravi c'è quella della Campania. "La Commissione ha deciso nel mese di giugno di rivolgersi alla Corte per la seconda volta. Sono ormai trascorsi oltre tre anni dalla prima sentenza, e l'Italia non è ancora in regola. Questa situazione ha continue conseguenze negative per la salute pubblica e l'ambiente - evidenzia - Ora le multe sono un rischio, ma può ancora essere minimizzato se le autorità italiane evitano ulteriori ritardi e attuano il piano di gestione dei rifiuti, costruendo gli impianti di gestione come ha detto, e migliorando la raccolta differenziata".
Anche il Lazio resta un sorvegliato speciale. Ma in merito alle sollecitazioni ricevute per Falcognana sottolinea: "Continuiamo a monitorare la situazione. Ci sono indicazioni che le autorità stanno cercando di aggiornare il sistema di gestione dei rifiuti. Per noi il problema è che tipo di trattamento i rifiuti ricevono prima di essere messi in discarica, non la posizione delle discariche. Se le disposizioni comunitarie in materia di gestione dei rifiuti e di valutazione ambientale sono rispettate, spetta alle autorità nazionali scegliere dove costruire discariche, inceneritori, impianti di trattamento e così via. La Commissione interviene solo se c'è una potenziale violazione delle leggi comunitarie".