Tares, dall’anno prossimo sconti ai quartieri virtuosi
Chi produce meno rifiuti o fa meglio la differenziata pagherà meno - da La Stampa del 13.10.2013
14 October, 2013
Andrea Rossi
Se la Tares, la nuova imposta sui rifiuti, vi sembra già piuttosto complicata, sappiate che dal prossimo anno si potrebbero aggiungere nuove variabili a renderla ancora più ostica da maneggiare. Per qualcuno, però, si tradurranno in sconti e agevolazioni su una tassa indigesta perché mediamente più cara - in alcuni casi molto più cara - della vecchia Tarsu.
Premi ai virtuosi
Il Comune, infatti, applicherà sulla quota di sua pertinenza - escluso cioè il 5 per cento destinato alla Provincia e la parte di servizi indivisibili che va al governo - premi e incentivi per quei quartieri che produrranno meno rifiuti o che si mostreranno più efficienti nel fare la raccolta differenziata. La norma c’è già, è l’articolo 17 del regolamento Tares approvato nelle scorse settimane da Palazzo Civico. «Vogliamo incentivare il servizio di raccolta differenziata», spiega l’assessore all’Ambiente Enzo Lavolta. «Per questo ora lavoreremo per definire i criteri in base a cui valutare le performance delle varie zone».
Si procederà, probabilmente, secondo le zone statistiche, cioè le 40 micro aree omogenee in cui Torino è stata divisa anni fa per ragioni di catasto, le stesse zone sulle quali viene valutato l’andamento del mercato immobiliare. «Si dovrà anche tenere conto del fatto che i quartieri in cui c’è il porta a porta sono avvantaggiati», precisa Lavolta, anticipando quindi il fatto che verranno introdotti correttivi per non penalizzare quei quartieri dove fare bene la differenziata è più difficile.
Gli sconti
Ma quanto si potrà risparmiare? «Stiamo ragionando su uno sconto del 5-10 per cento», spiega l’assessore al Bilancio Gianguido Passoni. Gli abitanti le zone che centreranno i criteri fissati dalla città godranno quindi della riduzione sull’imposta rifiuti. Tutti. La novità riguarderà solo le abitazioni, non le attività imprenditoriali. Su questo versante invece Passoni si è messo al lavoro per affinare ancora di più gli «studi di settore» in base a cui si decide quanto fare pagare le varie categorie. «Nelle prossime settimane decideremo quali gruppi andare a misurare puntualmente per verificare se le tariffe vadano riviste», dice l’assessore al Bilancio. Una decisione che viene incontro a un problema sollevato da più d’una associazione: a Torino raccolta e smaltimento dei rifiuti costano più che nelle altre città.
«Torino troppo cara»
Confesercenti ha raccolto alcuni dati. Sorprendenti: un negozio alimentare, ad esempio, con la vecchia Tarsu a Torino pagava 23,03 euro al metro quadro contro gli 8,36 di Milano e i 10,29 di Bologna. Un ristorante 29,81 euro, contro i 14,44 di Milano e i 13,63 di Bologna. E che dire dei venditori ambulanti di alimentari? A Torino 37,85 euro al metro quadro, a Milano 14,44, a Bologna 12,84. Si potrebbe andare avanti: tutte le attività sono penalizzate, mentre le famiglie da sempre pagano meno di chi abita nelle altre grandi città. «Siamo contenti che il Comune abbia ridotto il peso di certi aumenti», spiega Stefano Papini, presidente di Confesercenti, «però i valori di partenza sono altissimi. Città altrettanto complesse hanno tariffe ben diverse. Vogliamo ridiscutere i criteri. E soprattutto chiediamo al Comune una riflessione sull’efficienza del servizio di raccolta rifiuti».
Ma perché queste differenze? Semplice. I criteri con il Comune stabilisce le tariffe affondano le radici in uno studio di Amiat, aggiornato periodicamente. Un lavoro che va a “pesare” le singole categorie, definendo quanta immondizia producono e di che tipo, e facendole quindi pagare in proporzione. Le altre città, invece, seguono i criteri fissati da una legge, più favorevoli alle imprese rispetto alle famiglie.