Mense scolastiche, 8 tonnellate di cibo buttato al giorno: progetto recupero
Sono i dati dell'articolo di Repubblica sullo spreco di cibo che avverrebbe nelle mense scolastiche di Milano. Palazzo Marino propone una rete di recupero che parta delle scuole e salvi il cibo sprecato per famiglie e anziani indigenti nei relativi quartieri - da Repubblica.it del 24.10.2013
25 October, 2013
di Zita Dazzi
Una campagna di sensibilizzazione, che coinvolga in prima fila le scuole nel progetto di lotta alla povertà, con un meccanismo di “adozione” diretta di anziani e famiglie indigenti, casi segnalati dal Comune che potrebbero trovare cibo da portare a casa proprio grazie agli istituti del loro quartiere. È questa la prima iniziativa concreta che il Comune di Milano intende varare per far fronte a un dato di fatto sconcertante, anche se non nuovo: ogni giorno avanzano 8,6 tonnellate di cibo nelle mense scolastiche. Cibo che viene buttato, anche se a Milano ci sono 134mila persone sotto al reddito minimo, e migliaia di famiglie che non hanno i soldi per riempire il frigo.
In Comune si ragiona da tempo sul tema. L’assessore all’Educazione, Francesco Cappelli, la settimana scorsa, ha lanciato l’allarme sui circa 3mila bambini che mangiano solo una volta al giorno: a pranzo, a scuola. «Occorre sperimentare iniziative — spiega Cappelli — Bisogna coinvolgere le associazioni di volontariato che operano nei quartieri affinché il cibo avanzato nelle scuole venga subito consegnato ai poveri del territorio, magari anche alle stesse famiglie bisognose che ci sono nelle classi, nel rispetto della privacy e degli alunni». Un altro assessore, Pierfrancesco Majorino, ha avviato un confronto con Milano Ristorazione, la società a capitale pubblico che sforna 80mila pasti caldi al giorno per i bambini di asili, elementari e medie.
«Bisogna risolvere la questione cruciale del processo di recupero e conservazione del cibo cotto — rimarca il titolare del Welfare — È una questione di costi: ma bisogna trovare le risorse perché tutto questo cibo non finisca in pattumiera». L’assessore Cappelli è pronto a fare la sua parte, mobilitando i presidi, conscio anche del fatto che molti di loro, senza nemmeno aspettare l’invito del Comune, già oggi offrono il cibo avanzato ad alcune famiglie indigenti dei loro alunni. «Ognuno si è organizzato autonomamente, senza fare pubblicità — spiega — Ma io sarei d’accordo su una sperimentazione anche più a larga scala, in collaborazione con le onlus che operano nel settore. Si potrebbe addirittura pensare ad invitare a pranzo nelle nostre mense anche alcuni piccoli gruppi di anziani poveri del quartiere, magari gli stessi ai quali la Caritas o il Comune consegnano il pranzo a casa. Facendoli mangiare a scuola si salterebbe un passaggio e si risparmierebbe. Sarebbe educativo per i bambini e socializzante per i pensionati».
Certo, una parte importante spetta a Milano Ristorazione. La presidente Gabriella Iacono, che viene dal mondo ambientalista e dai movimenti dei consumatori, è molto sensibile al tema. «Stiamo già recuperando il cibo e le materie prime che avanzano nei nostri centri cucina per distribuirlo agli enti caritatevoli attraverso il programma Sitcibo del Banco Alimentare — dice — Ci sono però vincoli legislativi e controlli molto rigorosi da parte della Asl sul cibo cotto, che per questioni di igienicità può essere donato solo se sottoposto a un processo di refrigerazione, che consente il consumo entro tre giorni. Questo trattamento a scuola non è possibile. La consegna del cibo caldo è possibile se il consumo è praticamente contestuale al ritiro dalla scuola».
Detto questo, Iacono, come Majorino e Cappelli, è fra i primi a sapere che qualche iniziativa va presa. «Mettiamo subito un gruppo di lavoro a studiare la campagna — promette Majorino — Faremo una lettera a tutte le scuole, coinvolgendo anche l’Ufficio scolastico provinciale, per invitare ciascun istituto ad adottare un numero realistico di persone del vicinato, a cui fornire cibo e altri aiuti, magari anche in forma di inviti in mensa, in mezzo agli alunni». L’opposizione è già critica: «Non credo alle ipotesi di aprire la scuola agli anziani per cenare con gli avanzi del pranzo. La scuola è scuola, non può diventare una mensa per i poveri — dice il consigliere pdl Matteo Forte — La soluzione va trovata creando una rete con le 246 strutture caritative che sulla città si occupano di recuperare e redistribuire le eccedenze alimentari. Il privato sociale da solo già riconsegna quasi 9 milioni di euro all’anno di alimenti alla città».