Ilva, valutazione danno sanitario. Regione e Arpa ricorrono al Tar Lazio contro il decreto Clini/Balduzzi
Il 14 novembre Arpa Puglia ha fatto ricorso al Tar Lazio contro il decreto interministeriale Salute-Ambiente del 24 aprile scorso che fissa “i criteri metodologici utili per la redazione del rapporto di Valutazione del danno sanitario”. La decisione era stata presa il 24 ottobre scorso
16 November, 2013
L‘Arpa Puglia, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, così come annunciato da Giorgio Assennato il 24 ottobre scorso (video minuto 10:30), ha fatto ricorso al Tar del Lazio contro il decreto interministeriale (Salute-Ambiente) del 24 aprile scorso che fissa “i criteri metodologici utili per la redazione del rapporto di Valutazione del danno sanitario” circa la popolazione che risiede nelle aree soggette a inquinamento di origine industriale.
L’Arpa Puglia contesta le norme fissate nel decreto che porta la firma dei ministri del Governo Monti Renato Balduzzi e Corrado Clini. La Valutazione del danno sanitario è regolata da una legge che la Regione Puglia ha varato nel luglio 2012 per la situazione dell’Ilva di Taranto.
Vendola: “Alla Regione Puglia non piace quello che sta avvenendo”. La decisione era stata presa il 25 ottobre 2013 quando il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha incontrato il direttore generale di Arpa Puglia Giorgio Assennato. Insieme, e dopo un importante lavoro realizzato al tavolo tecnico congiunto svoltosi nei giorni scorsi, hanno deciso di impugnare, davanti al Tribunale Amministrativo del Lazio, il decreto Balduzzi/Clini, relativamente alla parte riguardante la valutazione del Danno sanitario.
“Alla Regione Puglia non piace quello che sta avvenendo – ha detto il Presidente Vendola - abbiamo dunque deciso di impugnare le linee guida interministeriali perché l’applicazione delle stesse ritarderebbe di anni l’intervento a tutela della salute e soprattutto neutralizzerebbe quella importante prescrizione che la Puglia è riuscita ad inserire nell’Aia2 (rilasciata a fine 2012), e che impone ad ILVA, ma non solo, di adeguarsi alle norme pugliesi in materia di Valutazione del danno sanitario (legge regionale 21 del 2012 ndr)”.
Per Vendola “si è reso assolutamente necessario impugnare il decreto perché le linee guida statali prevedono metodologie, che pur se compatibili con quelle regionali (e ciò è dovuto al confronto svoltosi tra Ministeri e Istituzioni regionali in sede preparatoria), spostano di fatto molto in avanti nel tempo la soglia di intervento”.
“Per esempio – ha spiegato Vendola - volendo considerare la vicenda ILVA, mentre è già pronto lo studio regionale, e quindi è già possibile prevedere diminuzioni delle emissioni nocive per la salute, non si potrà effettuare quello statale prima di 3-4 anni, con considerevole ritardo nell’intervento a tutela della salute”.
“La Regione ritiene imprescindibile tale iniziativa - ha aggiunto Vendola - anche perché l’intera normativa regionale in materia di VDS è sotto attacco da parte delle grandi industrie energetiche, ed in particolare di ENI ed Enel, che hanno presentato ricorsi tuttora pendenti e che vorrebbero evitare di sottoporsi all’immediato controllo degli impatti sanitari prescritto dalla Regione Puglia”.
Vendola ha infine ricordato come “la legge regionale pugliese che ha introdotto la Valutazione del Danno sanitario sia stata poi recepita anche dal legislatore statale, a riprova della sua validità, con un decreto legge che fissava le condizioni per la riapertura dell’ILVA e degli altri stabilimenti strategici nazionali in caso di emersione di criticità ambientali”.
RASSEGNA STAMPA:
http://www.arpa.puglia.it/web/guest/vds
http://www.arpa.puglia.it/web/guest/articolo/-/journal_content/56_INSTANCE_NZzi/13879/2512922?full=true&indietro=/web/guest/arpa_home&urlFrom=arpa_home